10 giugno 2010

È un Paese incattivito !


L' Italia non è solo un Paese vecchio e in declino, come tutti gli indicatori economico-sociali evidenziano. È un Paese incattivito. Un Paese che da tempo ha perso una visione comune, una dimensione di comunità e di cammino unitario, e si è lasciato andare ad un abbandono, che è mancanza di speranza nel futuro. Lo spettacolo rivoltante che la politica quotidianamente ci riversa addosso, ridotta a violenza e odio in difesa di interessi personali, (Berlusconi contro magistatura e giornalisti, quasi tutti i giorni) senza più alcun senso dello Stato e delle istituzioni prima che del bene comune, non è che il simbolo drammatico di un abbrutimento generale che come una cancrena ha invaso tutto il corpo e ha raggiunto anche i livelli più alti, quelli che dovrebbero essere la testa che guida il Paese, e ne sono invece lo specchio dei lati peggiori. (Bersani e Di Pietro, anche se con toni diversi, sempre a dire no qualunque cosa venga proposta dalla maggioranza di governo) La guerra del tutto contro tutti ha invaso i giornali, le televisioni, la cultura, la società civile, sconfinando nella barbarie, come i killeraggi quotidiani di giornalisti (ormai divenuti la cassetta postale dei magistrati o di chi vuol sputtanare con la pubblicazione di intercettazioni, che dovrebbero rimanere secretate, il nemico politico di turno), magistrati, politici, imprenditori drammaticamente lo dimostrano. La scena pubblica è diventata una sorta di circo massimo che reclama le sue vittime da gettare in pasto alle belve tra le grida di masse assetate di sangue. È come se avessimo cessato di essere una comunità, di avere valori comuni, di credere in un destino comune. Assistiamo ad ogni livello all'esplodere di egoismi ed individualismi incuranti degli effetti che il nostro comportamento può avere sugli altri. Sembra quasi che l'altro sia solo un impedimento al raggiungimento del mio interesse, della conservazione del mio possesso. Così non importa più se inquiniamo, basta che non sia nel mio giardino. Non interessa se non paghiamo le tasse o rispettiamo la legge, basta che favorisca me e danneggi solo gli altri. Non ci si cura se le generazioni più giovani non avranno lavoro, pensione, condizioni di vita al pari di chi li ha preceduti. L'importante è non scalfire di un millimetro il privilegio acquisito di chi è garantito, di chi è dentro, di chi vanta il diritto, scordandosi che i diritti non possono essere disgiunti dai doveri. Anche di solidarietà.

9 commenti:

  1. Finalmente il ns premier è uscito allo scoperto, dicendo chiaramente quello che pensa della ns Costituzione e dello Stato di diritto: una palla al piede insopportabile! Non avevamo dubbi da un pezzo. Ma ora che il gioco è a carte scoperte, torna la domanda di sempre: cosa aspetta il presidente Napolitano, nella sua veste di primo garante della Costituzione, a convocare i due presidenti delle Camere e a sciogliere il Parlamento? Il Quirinale ci costa dieci vole il Backingham Palace, nonostante qualche taglietto alle spese qua e là. E ora che anche sul Colle qualcuno inizi a guadagnarsi lo stipendio facendo sino in fondo il proprio dovere.

    RispondiElimina
  2. Dio salvi la Cosituzione Italiana, come fosse la nostra regina. Non perché sia perfetta, non perché non ce ne siano di migliori in giro per il mondo, ma perché, come una brava regina, ci ha sinora protetto da derive populiste e confusione tra poteri.

    RispondiElimina
  3. In questo mondo tutto e` migliorabile anche la Costituzione italiana. Criticarla per i propri interessi e` una colpa, per gli interessi di tutti e` un dovere. Se ci soffermiamo sulla Costituzione + vecchia del mondo occidentale quella statunitense, vedremo che anche lei fu modificata senza suscitare scalpore. Forse sarà meglio che Domine Iddio salvi altre cose + importanti della Costituzione. Quanto alle note di MAX mi trovo d’accordo con lui. Le quotidiane letture del nostro presidente Napolitano con le loro serafiche ovvietà sono nauseabonde. I suoi mancati interventi nei momenti + cruciali del suo mndato sono dei più incredibili e vergognosi.

    RispondiElimina
  4. Mi sembra che si faccia un po´ di confusione tra i “conservatori” di sinistra, che vorrebbero la costituzione così com'è, ed i “progressisti” di destra, che la vogliono cambiare.

    Il problema NON é se cambiamo alcune regole.
    Il problema é: cambiarle PER FARE COSA?

    L´attuale equilibrio istituzionale permette ancora – nonostante il premier sia l´uomo piú ricco e tra i piú potenti del paese – un certo controllo delle azioni dell´esecutivo.

    Se cambiare la costituzione significa RAFFORZARE e DECENTRARE il controllo popolare e democratico sugli esecutivi, non permettere ai rei di candidarsi, distribuire piú poteri localmente. Insomma dare piú potere alla base e alle comunità, allora ben vengano i cambiamenti.

    Se cambiare la costituzione serve per eludere più facilmente il controllo popolare e cambiare i rapporti di forze nel mondo del lavoro (per adeguarsi alle “tendenze” del mercato neoliberale) come mi pare tentino di fare da tempo coloro che portano avanti il progetto della P2, allora é meglio che resti cosí com´é.

    Invece di pensare sempre a cambiare le regole, non é ora che cambiamo questi “attori” che non le sanno e non le vogliono interpretare?

    Siccome i contenuti non piacciono né a destra e né a sinistra, perché qualcuno dovrà pur pagare la crisi, allora tutti (i politici della casta, i media, il popolino) si mettono a litigare sulle regole, per sviare l´argomento e “fare politica” pensando di non scomodare nessuna categoria.

    RispondiElimina
  5. Caro Presidente, probabilmente ha tirato un colpo, ancora una volta!, non a salve, ma conscio che tutta l’opposizione “non ha capito ciò che volevo dire!”, e poi si “pente” dicendo che la Costituzione è comunque da modificare in alcune parti: eliminazione della Magistratura, in primo luogo iniziando da quella comunista, ecc.
    Questo Governo, comunque fa bene a prevedere entro breve termine ad una ristrutturazione del bilancio ed alla correzione dell’andamento economico generale italiano, solo che non agisce in modo equo.
    Vorrei presentare una mia proposta:
    a) riduzione del 30% di tutte le indennità della politica (deputati, senatori, consiglieri regionali, (risparmio 6 miliardi all’anno);
    b) eliminazione di tutte le province (risparmio circa 12 miliardi);
    c) riduzione degli sprechi delle Forse Armate italiane (tipo ristrutturazioni delle caserme ogni anno, degli straordinari dei capi (che non fanno ma che si segnano) (risparmio circa 1,5 milardo);
    d) riduzione del 30% delle spese per armamenti militari in italia, risparmio circa 3 miliardi;
    e) riduzione delle auto blu del 50% – risparmio 12 miliardi;
    f) aumento degli stipendi al personale statale (scuola, forze di polizia, carabinieri, guardie di finanza) in ragione del 5%;
    g) esonero dalle tasse per tutti i lavoratori dipendenti e pensionati fino a 15.000 €, per gli importi superiori e fino a € 40.000, tasse del 28%;
    per i redditi superiori a 40.000 e fino a 70.000, 34%, da 70.000 a 120.000, 36%, da 120.000 a 200.000 40%, oltre 200.000 il 46%;
    h) per tutti i contribuenti, a dimostrazione del reddito, obbligo di presentare tutte le pezze giustificative di ogni tipo di spesa (si eviterebbero evasioni in ragione del 70% dell’attuale).
    i) tutti i contratti pubblici e privati vanno rinnovati alla scadenza regolare onde evitare giornate di sciopero che rovinano sia l’immagine dell’Italia che la produzione in generale.
    Con queste condizioni si eviterebbe la voragine del debito pubblico e i continui ricorsi ad interventi del Ministro dell’Economia.

    RispondiElimina
  6. Teroldegus, santo subito! La tua proposta e` delle + illuminate. Vorrei comunque ricordare che la sinistra dovrebbe proporre SUBITO un addendum alla presente Costituzione in cui si chiarisca che nessun INDAGATO possa presentarsi come candidato al parlamento. Quell’asino di Pannella e mi scuso con l’asino, a suo tempo propose il prof. Negri che poi venne eletto e cosi dicasi dei candidati di Casini, dello stesso Berlusconi e dei suoi sgherri.

    RispondiElimina
  7. Io non sò quanto potrà resistere un Paese che smarrisce la propria identità comunitaria e una mèta condivisa, per ridursi ad una massa di arrabbiati e di scontenti, in un vivere che è sempre più rancoroso e pieno d'odio. Ieri il Premier ha lasciato Zapatero alle prese coi giornalisti, mollandolo da solo nella sala conferenze tra lo stupore generale.Aveva paura delle domande o temeva il confronto: non lo sapremo mai. C'è proprio bisogno di un riscatto morale e civile, in questo Paese. Probabilmente anche di più generosità e senso di responsabilità. Purtroppo oggi non possiamo aspettarcelo dalla politica. Deve partire quindi dal basso, dai cittadini, da ciascuno di noi, chiamato a fare il proprio dovere, fino in fondo. Come direbbe De Gasperi: a qualunque costo. Solo così potremo dare ancora una speranza al domani.

    RispondiElimina
  8. Signori, il bavaglio è «servito»: il governo incassa a Palazzo Madama la fiducia sul ddl Intercettazioni, con 164 sì e 25 no. Un abisso, determinato dal fatto che i senatori del Pd escono dall'aula per protesta, mentre quelli dell'Idv, che hanno occupato l'emiciclo per l'intera notte, votano contro. Ci avevano promesso lotta dura e purà e invece hanno fatto una ritirata vergognosa.Se la sinistra è questa, non sò proprio dove andremo a finire. Adesso ci sarà il solito tam tam degli scioperi e la solita lotta sulle cifre dei partecipanti reali e quelli immaginari. Ne abbiamo pieni i coxxxoni di queste manfrine adesso sarebbe ora di governare e curarsi di tutte quelle persone che oggi in cassa integrazione, domani rischiano di restare a casa. A loro e ai loro figli questi governanti dovrebbero dare una risposta invece di perdere 2 ANNI su sta legge sulle intercettazioni, fatta ad uso e consumo dei potenti perchè il cittadino comune se ne fotte delle intercettazioni!"

    RispondiElimina
  9. Napolitano ha bocciato Tonino. L'aula di Palazzo Madama aveva appena dato il via libera al maxi emendamento sul disegno di legge sulle intercettazioni e immediatamente si è creato un duro botta e risposta tra Antonio Di Pietro e il presidente della Repubblica. La strategia di Tonino dei Valori è sempre quella: non appena il Parlamento democraticamente vota una legge che per qualsiasi motivo non gli piace, lui lancia l'appello a Napolitano affinché si rifiuti di controfirmarla.

    RispondiElimina