Anche se la storia non è maestra di vita, è innegabile che in questi ultimi anni lo spirito unitario e patriottico della Resistenza sia stato messo a dura prova da più parti. Da chi intendeva mettere sullo stesso piano i partigiani e i giovani di Salò. Da chi pretendeva che tutti i resistenti avessero un solo colore, una sola ideologia, un'identica motivazione. Da chi negava che nella lotta di Liberazione fossero stati commessi degli errori e anche dei crimini, e li giustificava in nome di una cinica e abominevole ragion di partito. Da chi equiparava i partigiani, tutti i partigiani, a ribelli, a sbandati senza morale. Eppure, oggi è risaputo che la Resistenza non appartiene a questa o quella parte, non è patrimonio di una fazione: la Resistenza è di tutti. La Resistenza fu opera di comunisti e monarchici. Degli uomini di Giustizia e Libertà e degli internati militari. Dei contadini e degli operai. La Resistenza fu un'impresa corale, imperfetta come tutte le imprese umane, ma fondamentale nel senso letterale del termine: è nella Resistenza che la Repubblica trova le sue fondamenta, le sue motivazioni, il suo riscatto, dopo un Ventennio di politica scellerata, violenta e autoritaria. Senza la memoria comune della Resistenza, l'Italia perderebbe la sua ragion d'essere. Spero che i giovani teatini, quelli che fra qualche anno saranno comandati a governare questa città vogliano raccogliere l'eredità dei nostri nonni e bisnonni, che salirono sulle montagne, che nascosero gli ebrei e gli antifascisti in soffitta, che rifiutarono di giurare fedeltà al Duce. Loro avranno l'onere e l'onore di ricordare e di far diventare i partigiani degli eroi. Non perché siano stati uomini perfetti, ma perché decenni fa, negli anni forse più bui della nostra storia, capirono qual'era la parte del Bene e la scelsero, senza badare né alla propria convenienza né alla propria incolumità....
@nonnoenio