22 aprile 2019

I due litiganti


Se un marziano sbarcasse a Roma, finirebbe per credere che Matteo Salvini e Luigi Di Maio, lungi dall’essere i vicepresidenti del Consiglio dello stesso governo, siano l’uno il leader della maggioranza e l’altro dell’opposizione. Con ruoli interscambiabili, per cui, se uno dei due fa l’istituzionale, l’antagonista subito s’improvvisa barricadero. Neanche all’epoca della sfida del fuoco tra il democristiano De Mita e il socialista Craxi (correva l’anno 1983 e il «patto della staffetta» tra i due naufragò: a Palazzo Chigi andò solo il leader del Partito socialista), lo scontro nella maggioranza era una lotta continua di questi livelli. «È grave che la Lega minacci la crisi», accusa Di Maio, che teme la tresca fra Salvini e Berlusconi. «La crisi di governo è solo nella testa di Di Maio», gli risponde il leader leghista, che invece paventa trame fra i Cinque Stelle e il Partito democratico. Come in un matrimonio che traballa, ma in cui i coniugi capiscono che il divorzio sarebbe sconveniente (almeno fino al voto europeo del 26 maggio), entrambi denunciano le scappatelle con più attraenti amori politici a destra oppure a sinistra. Questa permanente campagna elettorale, alimentata dai sondaggi che danno Salvini con il vento in poppa, e lui cavalca l’onda, paralizza l’azione del governo nei molti campi della discordia. E offusca il ruolo di Conte.

13 aprile 2019

La famiglia si aiuta con lo sviluppo


È un bene che si parli della famiglia, istituzione cardine della nostra società, crocevia di contraddizioni e di forti cambiamenti. Ma è un male che se ne parli al di fuori di quei confini dettati dal rispetto reciproco fra posizione contrapposte. Ed è un grave errore lasciare, un tema così delicato, nelle mani degli opposti estremismi, anche al di là dei colori politici che possono ispirarli. Per questo è importante il segnale che arriverà nel week end da Verona e, soprattutto, dai cortei e le manifestazioni previsti in una città, suo malgrado, blindata. In piazza deve prevalere il rispetto delle idee diverse, l'affermazione pacifica delle proprie posizioni e soprattutto dovrà esserci tanto buon senso, da tutte le parti in causa. Detto questo, però, c'è un aspetto che il Congresso mondiale della famiglia ha fino ad ora messo in sordina. Subissato dalle polemiche, molto dure, che hanno avuto come bersaglio i temi etici. E ignorando, ad esempio, che l'Italia da due trimestri a questa parte, ha smesso di crescere. Siamo in recessione. L'apparato produttivo ha rallentato il suo ritmo, gli imprenditori hanno frenato gli investimenti, le banche hanno ristretto il credito e, sul fronte del mercato del lavoro, assistiamo al ritorno dei contratti precari. Ma c'è di più: se confrontata con la crisi del 2008 la situazione è addirittura più grave. Undici anni fa il Paese reale ha potuto reggere il colpo anche perchè le famiglie erano solide ed hanno funzionato egregiamente come ammortizzatori sociali. Ora, però, le risorse si sono esaurite, il Paese è più povero e il tessuto produttivo ha perso per strada il 25% delle sue capacità. Rispetto a questo scenario, forse varrebbe davvero la pena proporre un supplemento di dibattito a Verona. Fosse anche per chiedersi, semplicemente, se l'attuale sistema economico sia davvero in grado di sostenere quelle famiglie, troppe, che ancora non arrivano a fine mese e che non possono continuare a reggersi solo sulla logica dei sussidi. Provate a chiedere un mutuo per l'acquisto di una casa portando, in banca, soltanto la dichiarazione Isee e l'assegno mensile del reddito di cittadinanza. Troppo poco perfino per ottenere un prestito a un mese. Figuriamoci a vent'anni. Se davvero si vuole dare una prospettiva ai giovani l'unica risposta è quella della crescita, dello sviluppo, del rilancio degli investimenti e della creazione di posti di lavoro veri e non frutto di misure assistenziali. Per salvare l'azienda-famiglia si deve partire anche dai temi dell'economia e non solo da quelli dell'etica. Forse si tratta semplicemente, di due facce della stessa medaglia.
@nonnoenio