29 novembre 2013

Chieti - Inizia la strage dei clochard


Ogni inverno si porta via la vita di molti senzatetto, privi di qualunque protezione e assistenza. Sono almeno 100 in Italia i morti di freddo dal 1995 al 2013, a cui vanno aggiunti quelli deceduti per cause connesse alla mancanza di un tetto, come le esalazioni e gli incendi causati da bracieri difettosi, la mancanza di cure sanitarie, la malnutrizione. Quest'anno, il triste conteggio è già ricominciato. Quattro i morti, tutti stranieri, nel giro di due notti: martedì un clochard maghrebino di circa 40 anni è deceduto a Napoli, nei pressi di Palazzo San Giacomo, sede del Comune. L'uomo, con problemi di salute e di alcol, è stato trovato senza vita sotto i portici di via San Giacomo. Lo chiamavano Samuel, ma forse il suo nome era un altro. Pare avesse problemi cardio-circolatori, che sicuramente il freddo pungente di questi giorni non ha alleviato.

"...Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo..
"
[Primo Levi]

nonnoenio

22 novembre 2013

Chieti - Quando uno sciopero generale è inutile, anzi dannoso


In generale il sindacato dovrebbe fare il sindacato, cioè rappresentare i propri iscritti nella contrattazione e nella difesa dei diritti del lavoro, e non fare politica. Purtroppo per anni il sindacato, a cominciare dalla Cgil, ha abusato del suo ruolo per assumersi arbitrariamente una dimensione politica che non gli spetta, cioè quella di controparte dei governi e di lobby di pressione sul parlamento. Così in più di una occasione non sono state le Camere elette dal popolo a sfiduciare i governi, ma i sindacati con uno sciopero generale, riducendo il parlamento a cinghia di trasmissione dei sindacati.Per fortuna quei tempi sono in buona parte finiti, e i governi rispondono del loro operato al parlamento e agli elettori, non agli iscritti di questo o quel sindacato, e alle loro rappresentanze confederali. Ogni tanto, però, la tentazione di tornare a rivestire i panni di lobby politica torna presente nel sindacato. Come in questi giorni in cui è stato fatto l'ennesimo sciopero politico nazionale, per bocciare il governo Letta e la manovra finanziaria. Azione che deve compiere il parlamento, eventualmente, non il sindacato. Proclamare e fare uno sciopero nazionale per invocare la crescita del Paese, poi, è una contraddizione di termini. La crescita ci può essere non astenendosi dal lavoro ma, eventualmente, lavorando di più. E non si capisce perché le imprese, già in difficoltà, dovrebbero venire aiutate a creare lavoro proclamando uno sciopero. In realtà si tratta di una risposta politica ad un governo che non ha raccolto tutte le rivendicazioni di una parte, quella sindacale. Un governo che certamente poteva fare meglio, di più e con più risorse a favore del taglio del costo del lavoro e della ripresa, ma con gli attuali vincoli di deficit e di bilancio ha potuto mettere in campo solo 10,6 miliardi di euro in tre anni per abbassare il maledetto cuneo fiscale, e ha operato una riduzione delle tasse pari a 5 miliardi di euro per i ceti meno abbienti. Uno sciopero, quindi, sostanzialmente è inutile, anzi dannoso, per i lavoratori, per le imprese e per la crescita dell'Italia.

nonnoenio

18 novembre 2013

Chieti - Letta, tante belle parole e pochi fatti


 L'appetito vien mangiando, recita un vecchio adagio. Pare faccia al caso nostro. Come interpretare diversamente il dibattito in corso, tra manovre economiche annunciate, proposte, ritirate e poi ancora rilanciate, per essere nuovamente ridiscusse e ripresentate? Talvolta mi sorge il dubbio, credo non infondato, che contrariamente a quanto si afferma, dietro il gran trambusto di parole si nasconda un vuoto di pensiero, di visione. Difficile sottrarsi alla sensazione che ci sia chi ci marcia, speculando cinicamente su questioni che richiederebbero ben altra levatura di pensiero e di proposta, se non altro per rispetto verso quanti la crisi la stanno già pagando e per coloro che la pagheranno cara anche nel prossimo futuro. Il cittadino comune non può che rimanere disorientato, sconcertato, di fronte a tanto bailamme. Si ciancia di miliardi da recuperare quasi fossero bruscolini; di debito pubblico da ripianare, come di cosa piovuta improvvisamente dall'alto. E a chi ha fatto lealmente, sempre e soltanto il proprio dovere, non si fornisce alcuna spiegazione, che chiarisca il perché dell'attule situazione. Da giorni ormai siamo bombardati da un unico messaggio: la crisi c'è, è profonda, bisogna stre entro il 3% altrimenti rischiamo il baratro, dobbiamo agire rapidamente e con interventi strutturali in grado di traghettarci... verso dove? A questa domanda pare non esserci risposta. O per lo meno io non riesco a coglerla. I vari, provvedimenti che la mattina sono presentati dal nostro ministro dell'economia, il pomeriggio vengono modificati perchè la UE ce li boccia, per poi essere nuovamente cambiati la sera. Mi pare siano tutti dello stesso segno: fare cassa in modo rapido e sostanzioso. Quasi che l'unico problema risieda nella necessità di dare risposte convincenti ai mercati, alle istituzioni internazionali, ma senza alcun riferimento alla vita concreta delle persone: ai bisogni, alle necessità della gente. Quello che più mi fa arrabbiare, sono i sermoni di quanti, da pulpiti edificati sul tornaconto personale, pontificano di bene comune. Sappiamo bene quanto questo argomento non goda per niente di una definizione condivisa. E allora come uscirne? Forse iniziando con l'ammettere, con onestà e apertamente, che gli interessi in gioco sono davvero tanti, e che ogni parte cerca di tirare acqua al proprio mulino. Sarebbe già un passo avanti notevole. Contribuirebbe, forse, ad aiutare i più sprovveduti ad aprire un po' più gli occhi, a farsi un'idea più realistica dei giochi di potere in atto, rendendosi più autonomi nel giudizio, anche rispetto alle forze politiche alle quali eventualmente si è dato il proprio consenso, magari rinunciando a restar svegli e critici qel tanto da permettere di rimanere cittadini sovrani, anziché semplici sudditi. Verso la politica in generale, a quanto affermano i vari sondaggi d'opinione, i cittadini italiani nutrono sempre meno fiducia; immagino non sempre a torto.

nonnoenio
 

08 novembre 2013

Chieti - Lui ha le palle d'acciaio



Cosa pensano di me in Europa? «Che ho le palle d'acciaio», dice Enrico Letta in un'intervista all'Irish Time, almeno stando alla traduzione letterale dell'espressione usata dal quotidiano: «balls of steel». Il messaggio è chiaro: aver mandato in minoranza Silvio Berlusconi nel voto sulla fiducia al governo un mese fa, gli ha fatto guadagnare parecchi punti nelle cancellerie europee. Tanto che, nonostante le continue turbolenze interne, Letta si dice determinato ad andare avanti.Questo ieri, oggi in Italia, si è affrettato a smentire la traduzione "letterale" del suo pensiero. Da chi avrà preso?    

nonnoenio

06 novembre 2013

Chieti - Nessuna riduzione sulle spese militari in Italia


 Nel Giorno dell'Unità nazionale e delle Forze armate, il presidente della Repubblica rivolge un monito a chi auspica un disimpegno dei militari italiani dai vari teatri operativi «fuori area» e a chi chiede il taglio dei costi degli armamenti, per destinare altrove le risorse: «non possiamo indulgere a semplicismi e propagandismi che circolano in materia di spesa militare e di dotazioni indispensabili per le nostre forze armate», che in un mondo sempre più «complesso» e esposto a «rischi e minacce», «svolgono un ruolo di crescente importanza per il futuro del Paese», afferma Napolitano... La memoria dei "vecchietti" è sempre rivolta al passato , loro non hanno futuro... L'Italia ha l 'innata capacita di cacciarsi nei casini e non ricavarne nulla anzi spesso è solita perderci alla grande a cominciare dalla guerra in Abissinia con la PRIMA ACCISA RIMASTA ancora oggi e poi guerre perse un po deppertutto in Grecia Albania e poi Libia cacciati dalla sera alla mattina e poi le vicende attuali di Libia - Egitto ci mancava solo la Siria e magari CON un accisa in piu. Ma facciamola finita e cerchiamo di diventare un paese serio. L'unica guerra che l'italia potrebbe e dovrebbe fare è quella seria alle mafie, al lavoro nero, alle sciatterie, alle inefficienze e alle ruberie colossali dentro lo Stato stesso, ma se ne guardano bene e i motivi sono ovvi essendo lo Stato di fatto, occupato da loro, il primo a dissanguarci con nuove tasse.

nonnoenio

02 novembre 2013

Chieti - Coro San Francesco Caracciolo


 Nella parrocchia di San Francesco Caracciolo, patrono dei cuochi, a Chieti, quartiere Tricalle, il coro san Francesco Caracciolo, che anima le funzioni religiose nella suddetta parrocchia,ha esordito il 9 settembre 2012. Il coro ha un organico di 30 coristi, così suddivisi: 5 tenori – 4 bassi – 8 contralti – 13 soprani. La giovane Giulia Bascelli dirige il coro. E’ una professionista che all’età di 13 anni ha iniziato a suonare la chitarra frequentando il conservatorio Luisa D’annunzio di Pescara, oltre al Liceo classico G.B.Vico di Chieti.Conseguita la maturità classica, ha preferito seguitare gli studi al conservatorio aggiungendo alla chitarra un altro corso, il canto, docente il maestro Cristian Starinieri.E’ una corista, mezzosoprano, di un Coro di Pescara diretto dal maestro Pasquale Veleno. Ha così iniziato al conservatorio un altro corso di Direzione di Coro e composizione corale. La giovane età, la passione per il canto, l’entusiasmo hanno motivato i coristi del coro San Francesco Caracciolo che si impegnano alle prove che vengono effettuate due volte a settimana, il martedì e venerdì, dalle ore 21 alle ore23. L’età dei coristi comprende una fascia molto ampia, si va dai 20 ai 70 anni, quindi studenti, genitori, nonni, lavoratori. Non è semplice per Giulia equilibrare le voci, perché c’è molta differenza fra quelle maschili,10 e femminili 20.Però, con la voglia di fare e la caparbietà, sta riuscendo a uniformare la vocalità del coro.Per il momento il repertorio è solo liturgico per animare la messa ed altre ricorrenze religiose, però un piccolo pensiero ad allargare il repertorio è in programma.Il coro non ancora ha un abito da concerto, ma per gli eventi importanti gli uomini indossano un abito scuro con camicia bianca e papillon e le donne, ugualmente, un abito scuro.Nelle prove, Giulia, si dedica anche all’educazione musicale e prossimamente alla tecnica vocale.Altro giovane che ha aiutato ad amalgamare i coristi è Samuele,l’organista, che ha 16 anni.Verso l’ètà di sei anni, amici di famiglia gli hanno regalato una tastiera che ha iniziato a suonare. Ad orecchio riusciva ad eseguire dei brani e chiese ai genitori che desiderava imparare il piano. Proposta accettata. Affittarono un pianoforte ed un pianista professionista iniziò a seguirlo. Alla scuola media si è distinto all’indirizzo musicale e dopo la licenza media ha scelto come corso di studio il liceo musicale a Pescara.Una bella coppia di giovani sorridenti, preparati tecnicamente e professionalmente, incoraggiati dai componenti del coro.Ho chiesto a Giulia se fra i brani preparati per la messa c’è né uno in particolare che le da emozioni e la risposta è stata “l’Ave Verum” di Wolfgang Amadeus Mozart - Ave Verum Corpus (Anteprima) (Salve, Vero Corpo), mottetto per coro misto, orchestra e organo,scritta per la solennità del Corpus Domini. Auguri a questo coro di perfezionarsi ed affermarsi

Scritto da:Luciano Pellegrini