29 settembre 2013

Chieti - Diritti negati ai giovani studenti


La sentenza del Tar di Milano, che alcuni mesi fa, ha accolto il ricorso di alcuni professori e ha bocciato l'uso dell'inglese in maniera esclusiva per le lauree specialistiche e i dottorati del Politecnico è emblematica di quali sono i valori dominanti - e di conseguenza i diritti difesi - nell'Italia di oggi. Di fronte alla decisione innovativa e decisamente competitiva di una delle migliori università scientifico-tecnologiche del Paese, di introdurre dal prossimo anno, i corsi di specializzazione totalmente in lingua inglese, alcuni docenti hanno fatto ricorso al Tar per fermare la decisione del rettore. Il Tar ha dato loro ragione, tirando in ballo il regio decreto del 1933 che impone l'italiano come lingua ufficiale per l'insegnamento in tutte le università della penisola. Inoltre, ha sostenuto il tribunale amministrativo lombardo, tale decisione «incide in maniera esorbitante sulla libertà di insegnamento», perché imporrebbe ai professori di specializzazione di una laurea internazionale di conoscere l'inglese. E poi violerebbe «il diritto allo studio», costringendo gli studenti a studiare in inglese, anche gli studenti di ceto sociale più basso che non posso permettersi di viaggiare e apprendere la lingua all'estero. Passi il plauso alla sentenza da parte dell'Accademia della Crusca per cui l'italiano ha da essere difeso e promosso nel mondo (ma gli ingegneri che lavorano in Cina o nei Paesi arabi poi parlano italiano con i loro colleghi stranieri?). Ciò che più impressiona e spiega molto del perché l'Italia ha una disoccupazione giovanile che sfiora il 40% ed arriva appena 42ª nella classifica mondiale per competitività e innovazione, è che a promuovere il ricorso sia stata una parte dei professori universitari, quelli della specialistica, secondo i quali la loro libertà d'insegnamento veniva violata dall'obbligo di sapere l'inglese.E la decisione del Politecnico - a loro dire - non tutelava a sufficienza «il primato della lingua italiana sancito dalla Costituzione».

nonnoenio

23 settembre 2013

Chieti - Giovanni Chiarini



Sabato pomeriggio, 21 settembre, mi trovavo al terrazzo superiore della villa comunale di Chieti, vicino alla bellissima villa Frigerj,in stile neoclassico, che ospita il Museo Archeologico Nazionale, uno dei più importanti in Italia, sia per le collezioni di reperti dell'area abruzzese e principalmente per il Guerriero di Capestrano (VI sec.a.c.), Mi ero fermato ad ammirare dal belvedere, l’immenso panorama sulla Maiella, il Gran Sasso, la vallata del Pescara, il mare. Per tornare alla villa comunale, ho scelto di camminare sul viale che passa vicino all’ex ospedale militare, oggi chiuso, nella speranza che non venga svenduto. Ecco, che una voce mi chiama, Luciano…, Luciano. Un sobbalzo e…, non poteva che essere Giovanni Chiarini. Mi avvicino all’area dove la statua è custodita, abbandonata, avvolta in una busta di plastica e posizionata su un armadio. Come stai Giovanni, felice di sentirti? E’ trascorso quasi un anno, era l’11 ottobre del 2012 quando ci siamo visti. L’anno è volato, io sono ancora qui dentro, dimenticato. E pensare che ho dato importanza alla mia città, quando fui scelto nella primavera del 1876, avevo 27 anni,per la spedizione ai laghi equatoriali, organizzata dalla Società Geografica Italiana, nella regione dello Scioa, (Etiopia centrale, L'attuale capitale etiopa Addis Abeba è situata al centro di questa regione),

Dalla regione dello Scioa, mi spostai verso meridione, nel regno del Limu, che raggiunsi con molte difficoltà, insieme ad un altro esploratore, Antonio Cecchi, nel mese di febbraio del 1879, Presso la residenza della regina di Ghera, fummo imprigionati .Purtroppo, per gli stenti della prigionia e la malaria, cessai di vivere il 5 ottobre 1879, tra le braccia di Antonio Cecchi. Ebbi la forza di dettare all’amico questo mio pensiero: Mio caro, riferisci alla Società Geografica, che io muoio sulla breccia, per fare il mio dovere; che mi dispiace, più che morire, non poterlo compiere fino all'ultimo, fino ai Laghi Equatoriali, dove la nostra spedizione doveva giungere. Saluta tutti i signori della Società, e non dimenticare di baciare per me, la povera mamma mia. Pensare che la mia salma,nel 1884, fu restituita a Chieti, e la mia città mi rese solenni onoranze funebri. Mi avevano collocato alla Villa Comunale in un posto dignitoso…poi eccomi qua abbandonato! Purtroppo, caro Giovanni, io ho fatto tutto quello che potevo, per sensibilizzare l’amministrazione comunale, non ci sono riuscito! Ti ringrazio perché c’è un altro amico, Eugenio di Francesco, Tetè per gli amici, grande maestro di sci, che fa moltissimo per me. Sono venuto a conoscenza, perché ho la fortuna di informarmi, che giorni fa, ha inviato una lettera al sindaco, alla sovraintendenza dei beni storici artistici e ambientali, e per conoscenza alla procura, per avere mie notizie. Siete pochi a tutelare la mia causa, perché i cittadini sono indifferenti. Fanno la passeggiata, si uniscono in gruppi per parlare di cose che io reputo inutili, fanno pettegolezzi quando passa una bella donna, ma nessuno che si dà da fare in mio favore. Questa tua analisi è vera è una triste realtà. Se non ti sei informato, ti metto al corrente che, causa un “ incidente di percorso”, non mi interesserò più della cronaca cittadina. Ho sempre criticato costruttivamente, segnalando all’amministrazione comunale, situazioni critiche per la città ed i cittadini e suggerendo come risolverli, anche a costo zero! L’amministrazione tutta mi vuole bene, hanno anche risolto, per dovere di cronaca, mie diverse segnalazioni, poi…l’incidente di percorso! Sono in partenza per la Spagna ,Oviedo, nell’Asturia. Mi fermo due settimane. Sono certo che avrai apprezzato il mio reportage su questa città e la regione Asturia, dove funziona tutto. Ti prego Luciano ripensaci, se mi abbandoni resterò qui per sempre. Purtroppo Giovanni, la mia decisione è definitiva. Scriverò recensioni, reportage, mi dedicherò più alla cultura, all’ambiente, ma non temere, non ti abbandonerò. Siamo due, ma faremo di tutto per farti tornare a vedere la gente in un posto dignitoso. Ad Oviedo ci sono circa 100 statue di bronzo. Ognuna è sistemata in una piazza, con fontana, (le fontane qui sono rotonde…), panchine, aiuole. Possibile che a Chieti non si trova un posto per te?
Ti saluto ed a presto!

20 settembre 2013

Chieti - Guido Crepax e la sua Valentina


All'epoca (metà degli anni Sessanta), il fumetto ancora non era stato «sdoganato», nonostante l'impegno di alcuni - e, in primo luogo, di Oreste Del Buono e Umberto Eco - che ne avevano compreso l'importanza e l'intelligenza. E dunque, in quegli anni, la passione per i fumetti negli adulti veniva considerata, se non una sorta di «vizio», un segnale di regressione infantile. Comunque, questo era il giudizio, si trattava di un sottogenere, futile e plebeo. Fu la rivista «Linus», appunto nel 1965, a pubblicare le prime tavole di Crepax e della sua Valentina, il personaggio più noto e amato e - insieme a Bianca - il meglio riuscito. E fu il tratto di Crepax e il personaggio di quella fotografa milanese, emancipata e tenera, coraggiosa e passionale, a rappresentare - insieme a molti altri segni - un cambiamento culturale e, in qualche modo, politico, che possiamo definire (e questa volta non è una esagerazione) «epocale». Ma il ruolo di innovatore svolto da Crepax nel campo proprio delle «bande disegnate» (l'impaginazione, il montaggio cinematografico, l'esaltazione del dettaglio, la zoommata) passa in secondo piano rispetto alla funzione di rinnovamento culturale svolta dalle sue storie. Non mi riferisco, certo, ai riferimenti più propriamente politici (Crepax era trotzkista e tracce e citazioni di questa scelta si coglievano nelle sue tavole). Penso, piuttosto, all'immagine femminile e, in generale, alla concezione dell'erotismo che quelle donne e quegli uomini (laterali e appartati, ma non certo insignificanti) trasmettevano. Qui, davvero, Crepax e i suoi personaggi sono un rivelatore «segno dei tempi»: quelle donne non sono, ancora, le stereotipate figurine della caricatura femminista (e, soprattutto, antifemminista) né del successivo consumismo mondano-sessuale. Sono donne talvolta sull'orlo di una crisi di nervi, ma per inquietudine e felicità, per voglia di libertà e ansia di conoscenza e desiderio di autonomia: sono le donne delle canzoni di Ornella Vanoni e, dieci anni dopo, di Fiorella Mannoia (quelle che hanno «troppa fantasia» e che se dicono una bugia «è una mancata verità»: e se si confondono un po' «è per la voglia di capire»)....

nonnoenio

19 settembre 2013

Chieti - Minibanda dei Vigili del Fuoco

L’ANVVF - Associazione Nazionale Vigili del Fuoco del Corpo Nazionale - è una Organizzazione di volontariato che raggruppa i vigili del fuoco che hanno lasciato il servizio, in una unica grande associazione. L’associazione Nazionale propone il progetto della solidarietà civile, sociale, culturale, non ha scopi di lucro ed è apartitica. In nome della solidarietà con i cittadini e con i Vigili del Fuoco in servizio, il suo motto è: Firmissima est Inter Pares  Amicitia”, (L'amicizia è più forte tra uguali). Collabora e partecipa con l’UNICEF aderendo a tutte le sue iniziative, promosse in favore ed a protezione dei bambini. Gli iscritti in Italia sono circa 1100 volontari, impiegati per le attività sussidiarie e di supporto al Corpo Nazionale, per eventi calamitosi, ai quali bisogna aggiungere circa diecimila iscritti, (censimento anno 2012), di cui 1600 donne. A Chieti, il Presidente Antonio Carlone, il 31 marzo 2012, presso la sede dell’Associazione Provinciale, ha deliberato con il consiglio direttivo, la nascita della Banda Giovanile dei Vigili del Fuoco, con la proposta di chiamarla “MINI BANDA VIGILI DEL FUOCO”. Fra le tante idee, il Presidente CARLONE, si propone di rinforzare la cultura e la tradizione bandistica del Corpo dei Vigili del Fuoco, ovunque ne venga fatta richiesta,creare una scuola di musica, che offra gratuitamente agli associati elementi di cultura e tecniche musicali ed infine di promuovere occasioni di ascolto della musica, esecuzioni di concerti, incontri e dibattiti. La Mini Banda è composta da circa 40 ragazzi e ragazze, con età compresa dai 7 ai 17 anni. Impegnativa è la loro formazione musicale e vengono pazientemente e ottimamente seguiti nella loro preparazione, dai maestri D’URBANO Orazio e COLALONGO Walter. Effettuano le prove due volte a settimana, della durata di due ore, presso l’aula magna del comando provinciale di Chieti. Tutto questo è possibile per la collaborazione dei genitori, che accompagnano con pazienza alle prove i loro figli minorenni, in quanto la maggior parte di loro risiede nei comuni di Chieti e di Pescara. A dare prestigio alla banda è, che i ragazzi frequentano tutti il conservatorio e riescono a conciliare questa passione con lo studio. La divisa ufficiale è molto dignitosa: pantaloni e giacca blu, camicia, cravatta, scarpe nere, cappello, (quello femminile ha un altro modello), e lo stemma. Indossano anche l’abito da lavoro, che è la divisa dei vigili del fuoco. Pur essendo alle prime armi, hanno fatto diversi concerti e si sono esibiti alla televisione nazionale di Rai 3 Abruzzo, in occasione della trasmissione “ mezzogiorno in famiglia”. Il loro programma comprende già molti brani e ovviamente sono esperti di due composizioni, l’Inno di Mameli e il loro inno ufficiale nazionale (Anteprima) .


Complimenti a questi giovanissimi ragazzi che fanno cultura, impegnati a scuola e al conservatorio; nei concerti ricevono un “contentino” di 10 euro…ma sono contentissimi. E’ poco? Ma ogni ragazzo se lo è guadagnato.

Per le foto collegarsi al Link: Minibanda Vigili del Fuoco di Chieti

Scritto da: Luciano Pellegrini

11 settembre 2013

Chieti - Troppi bambini rom, troppi stranieri in classe


Troppi bambini rom, troppi stranieri in classe, meglio cambiare scuola: l'hanno pensata così  i genitori di due elementari, una nel bergamasco e l'altra nel novarese. La cronaca lo registra lo stesso giorno in cui Papa Francesco ha lanciato forte il suo appello all'accoglienza, a «non avere paura delle differenze», ad aprire i conventi chiusi per ospitare i rifugiati. Nel novarese, a Landiona, 600 abitanti, la grana è scoppiata proprio il primo giorno di scuola. I bimbi rom iscritti sono 25, ma quelli che frequentano le lezioni sono molti di meno. Gli italiani sono solo una dozzina. La decisione di ritirare i bambini è un fatto di una gravità assoluta perchè questa storia getta discredito su tutto il paese( ...ma loro dicono:" non siamo razzisti" ). Si è trovata una soluzione «salomonica», invece,  per la prima elementare di Costa Volpiano, nel bergamasco: gli alunni stranieri, esattamente 14, saranno smistati in due sezioni. I genitori dei sette italiani, infatti, quando hanno visto la composizione della classe, hanno protestato. In tutti i casi le motivazioni, almeno quelle pubblicamente espresse dei genitori, sono legate all'apprendimento scolastico che temono sia compromesso per i loro figliuoli dalla presenza di piccoli stranieri e, peggio ancora, di piccoli nomadi. A nulla valgono le rassicurazioni degli operatori scolastici, le buone esperienze già compiute, che vedono spesso i bambini marocchini o albanesi o romeni avere un interesse per la scuola, una capacità di concentrazione e di comportamenti più disciplinati in classe."Il troppo storpia", recita un vecchio detto. L'Italia con l'accoglienza senza regole a quel troppo c'è già arrivata. Per la necessaria integrarazione di coloro che ci sono già, bisognerebbe fermare i nuovi che vorrebbero arrivare. Non possiamo ospitare l'intero medio oriente. Mio nipote aveva un rom e tre stranieri in classe. Ci sono sempre stati problemi di comportamento, danni e genitori stranieri totalmente assenti. Non andavano nemmeno a fine anno a ritirare la pagella.......

nonnoenio

06 settembre 2013

Chieti - L'abolizione Imu è una fregatura


 L'abolizione dell'Imu, che viene sbandierata come una grande vittoria dal Pdl, che ne aveva fatto un cavallo di battaglia durante la sua campagna elettorale, lascia freddo l'alleato di governo del centrodestra mentre la Lega Nord ne parla senza mezzi termini definendola una bella fregatura. «Il provvedimento sull'Imu corre il rischio di essere una fregatura del governo Letta per i cittadini. Sostituendo la tassa sulla prima casa con la Service Tax per il 2014, infatti, i contribuenti rischiano di pagare di più rispetto a quando c'era l'Imu» lo afferma in una nota il responsabile Economia e Sviluppo della Lega Nord. In effetti al momento, l'unica cosa certa in questa manovra pubblicitaria del governo, è la cancellazione della prima rata dell'Imu, visto che per la seconda ancora non si conoscono le coperture. Ci auguriamo almeno che il governo, se non cade subito il prossimo mese per i fatti riguardanti Berlusconi, a ottobre non si inventi nuove tasse per trovare le risorse che ancora non ha indicato.

nonnoenio