27 febbraio 2016

Chieti - Legge Fornero e il danno continua


La vogliamo finire di continuare a spremere i lavoratori? Il potere d´acquisto continua ad essere falcidiato dall´aumento dei prezzi che è più veloce di quello dei salari, tornati ad essere fra i più bassi d´Europa. L´organizzazione del lavoro è diventata così flessibile che "di più non si può". I lavoratori italiani sono diventati "i più flessibili d´Europa". L´ha detto lo stesso Berlusconi. La maggioranza dei nostri giovani sono costretti a vivere l´insicurezza dei lavori atipici. La regola è accettare un lavoro precario o restare disoccupati. Per il loro futuro non sono in grado di progettare l´acquisto di una casa, avere famiglia e figli. Come senon bastasse secondo uno studio Censis-Unipol, il 42% dei giovani tra i 25 e 34 anni andrà in pensione intorno al 2050 con meno di 1000 euro al mese. Poi volete mettere gli sfasci della legge Fornero sulle pensioni? In principio erano solo gli esodati. La riforma Fornero, lacrime a parte, è la legge delle disparità e delle ingiustizie sociali. Tutti contro tutti: anziani contro giovani, donne contro uomini, lavoratrici del privato contro quelle del settore pubblico. E nel 2016, le differenze saranno ancora più marcate, dal momento che le donne nel lavoro autonomo dovranno lavorare ben 22 mesi in più per la pensione. Uno «scalone» che di fatto ha già spinto, chi ha potuto, alla grande fuga dal lavoro. Nata sull'onda lunga della crisi economica, addolcita dalla promessa di una spending review che avrebbe colpito tutti i privilegi, benedetta dalla Germania della Merkel e spinta dalla inesorabile legge dello «spread», la riforma Fornero, mese dopo mese, mostra invece tutte le sue crepe. E soprattutto ribadisce un principio sacrosanto: non si possono fare le riforme utilizzando le pensioni come il bancomat privilegiato per risolvere i problemi della finanza pubblica. L'errore più grosso commesso dall'ex ministro del governo Monti è stato proprio questo. Se ne è reso conto per tempo il presidente dell'Inps, Tito Boeri, che non a caso ha presentato, subito dopo la legge di Stabilità, le sue proposte per mandare in soffitta la Fornero e varare un sistema più equo. Missione fallita dal momento che Palazzo Chigi non ha trovato le coperture finanziarie necessarie. Ma il tema resta tutto sul tappeto e, quest'anno, con le regole entrate in vigore proprio il primo gennaio, diventerà sempre più pressante. È vero che, in quasi tutti i Paesi occidentali, le regole per andare in pensione sono state modificate per adeguarle all'innalzamento dell'aspettativa di vita. Ma questo non giustifica il fatto che il nostro sistema sia quello più duro a livello europeo e che i sacrifici chiesti agli italiani stiano diventando insostenibili. Oggi, insomma, occorre mettere al più presto mano alla riforma per cambiare le regole del gioco, salvaguardando i diritti di chi ha lavorato per una vita e di chi, invece, si appresta solo ora a farlo. È vero che il tema delle pensioni è già nell'agenda del premier Renzi. Ma, dopo le parole bisogna passare in fretta ai fatti per evitare che la Fornero produca ulteriori danni e, soprattutto, che penalizzi un'intera generazione di pensionati costretti a lavorare sempre di più, e di giovani che, a parità di contributi versati rispetto ai genitori, otterranno pensioni da fame. Un prezzo troppo alto per un Paese che vuole continuare a investire sulle giovani generazioni e, quindi, su se stesso.

@nonnoenio

23 febbraio 2016

Chieti - Pane fatto in casa con lievito madre


«Buoni questi batteri. Pensi, hanno 150 anni». La conversazione, messa così, è piuttosto surreale. E difficilmente vi capiterà di sentirla mentre passeggiate per strada, fate la spesa, o siete comodamente seduti al tavolo di un ristorante. Eppure ai batteri è legata l’origine di un ingrediente indispensabile per realizzare un prodotto immancabile sulle nostre tavole: il pane. Ovviamente stiamo parlando di quello fatto in casa. Quello che veniva conservato nella madia per giorni. Quello che veniva cotto nel forno del paese. E che, per chi ama la tradizione e il benessere, è ancora oggi un cibo irrinunciabile. Alla base sta la «pasta madre» o «lievito madre». Che è appunto il frutto di una fermentazione di acqua e farina durante la quale i batteri (saccaromiceti, lattici e acetici) si «nutrono» di zuccheri e amidi e producono anidride carbonica e alcol. Cioè i due agenti della lievitazione. Che differenza c’è tra un pane convenzionale e quello realizzato con pasta madre? Il secondo è più digeribile, più soffice, ha una mollica più elastica ma, soprattutto, si conserva di più e può essere mangiato anche a distanza di una settimana senza che ci si trovi di fronte al classico «tozzo di pane secco». La pasta madre, ovviamente, può essere utilizzata anche per realizzare maritozzi, cornetti, panettoni, persino squisiti babà. Ma il vero tema è un altro. Trattandosi di batteri la loro «età» è fondamentale. Più vecchio il ceppo più sarà in grado di resistere all’influenza di agenti esterni. Per questo è fondamentale la cura della colonia che, se utilizzata con frequenza, deve essere nutrita con i cossiddetti «rinfreschi». Cioè l’aggiunto di acqua e farina che permettono ai batteri di mangiare e crescere. Trattandosi di esseri viventi la «morte» è sempre in agguato. La vostra pasta madre cambia colore diventando grigiastra? Perde l’alveolatura (i «buchi» all’interno del lievito)? La parte liquida e solida si scompongono? Nessun problema aggiungete un po’ di zucchero, del miele, un pezzo di frutta e riprenderà vita. In alternativa avvicinatela ad un cesto di frutta e la «comunicazione» di batteri farà il resto. Se poi volete conservarla per utilizzarla al momento opportuno basta liofilizzarla. Insomma è molto di più di un semplice tuffo nel passato, di una riscoperta delle nostre tradizioni, di una cura del benessere del corpo. «Pasta madre» significa riscoprire la natura nel senso più profondo del termine. E accorgersi che certi batteri non avranno un bell’aspetto, ma il sapore non è niente male.

La ricetta per 1 Kg di pane. Primo giorno 35 gr lievito/pasta madre 200 gr farina 00 150 gr acqua tiepida. Sciogliere il lievito madre e aggiungere la farina. Impastare per 10 minuti. Poi lasciare riposare per 12 ore in un contenitore di vetro. Secondo giorno Prendere l’impasto (biga) e aggiungere: 400 gr di farina 1 cucchiaio di malto o miele o zucchero di canna 225 gr di acqua tiepida facoltativi: 1 cucchiaino di sale e 1 cucchiaio di olio. Manipolare la biga lavorando sempre nello stesso senso fino a quando risulta omogenea e liscia. Quindi spezzarla e comporre una forma di circa 1 Kg. Incidere la superficie, lasciarla lievitare fino a quando non raddoppia la sua dimensione (da 3 a 5 ore). Infornare in forno preriscaldato a 200° per 30-35 minuti. Sfornare e lasciare riposare per 3-4 ore.


12 febbraio 2016

Chieti - Referendum sulle Trivelle Petrolifere


Quando tutti quì in Abruzzo, credevano di avercela fatta e di aver vinto finalmente la loro lotta contro le trivellazioni del mare Adriatico dvanti alla città di Vasto, ecco che il governo tira fuori dal "cilindro magico" un sistema alquanto "truffaldino" stabilendo la data del referendum popolare. E' di questi giorni la notizia che il consiglio dei ministri ha fissato tale data per il 17 aprile, data naturalmente slegata furbescamente dal voto amministrativo di primavera. Questa decisione di chiamare i cittadini al voto in sede separata dalle elezioni, oltre ai sospetti leciti, sta suscitando anche numerossime critiche verso il governo Renzi, accusato da molti di voler favorire il fallimento del referendum per il mancato raggiungimento del quorum. Il decreto riguarda l’indizione del referendum popolare relativo «all’abrogazione della previsione che le attività di coltivazione di idrocarburi relative a provvedimenti concessori già rilasciati in zone di mare entro dodici miglia marine hanno durata pari alla vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale». «Il governo - secondo Pippo Civati - con questa decisione è riuscito nel capolavoro di fare una scelta doppiamente sbagliata. Non era facile. Senza accorpare referendum ed elezioni amministrative si spenderanno infatti ben 300 milioni di euro dei contribuenti. E pensare che solo fino a poche settimane fa Renzi avrebbe voluto accorpare referendum costituzionale e amministrative: pare che il premier si trovi a suo agio a sguazzare nelle contraddizioni senza alcun pudore.  È chiaro che l’ovvio obiettivo di questa manovra è quello di impedire che si raggiunga il quorum, così da rendere inutile la consultazione. Pertanto mie cari conterranei occhi aperti se no Renzi vi fotte.


@nonnoenio