31 luglio 2010

La linea Chieti-Pescara compie 62 anni


Avevo appena 1 anno e il primo autobus partiva da Chieti, piazza San Giustino,verso la città di Pescara. "Allore si jeve a lu mare". Sono passati 62 anni dalla prima corsa Chieti-Pescara effettuata dalla società di trasporti "La Panoramica". Era il primo agosto 1948. Domani lo stesso autobus che compì la storica corsa tornerà a percorrere le strade del capoluogo teatino e di quello adriatico, nonché le vie di Sambuceto e San Giovanni Teatino alta. La rievocazione organizzata dalla Pro-loco "Primavera '94", con la partecipazione dei cinque enti coinvolti nell'iniziativa, avrà inizio alle ore 17, con la partenza da piazza San Giustino, a Chieti, del pullman de "La Panoramica" con a bordo la famiglia Chiacchieretta, una delle due fondatrici dell'azienda, insieme alle autorità comunali e provinciali. L'arrivo a Pescara è previsto per le ore 17:45, quando sull'autobus saliranno anche i rappresentanti della Città e della Provincia adriatica, nonché i componenti la famiglia del Sindaco del tempo di San Giovanni Teatino, Feragalli (anch'essa famiglia fondatrice de "La Panoramica"). Il pullman farà tappa, poi, a Sambuceto, dove giungerà alle 18,30 e ripartire alla volta di piazza San Giovanni, nella parte alta della Città, dove (a partire dalle 19) saranno raccontati e celebrati i sessantadue anni di storia de "La Panoramica". Queste per mè sono delle bellissime rievocazioni e come questa ce ne sarebbero decine da riproporre...

29 luglio 2010

Settimana Mozartiana Conclusa

Una delle più belle e consolidate feste della città di Chieti, secondo solo al Presepe e alla Processione del Venerdì Santo, la Settimana Mozartiana, si è conclusa. Innegabile le difficoltà che la gente ha dovuto superare, con il Corso in rifacimento, con la scala mobile bloccata da mesi e con la scarsezza dei parcheggi nelle immediate vicinanze delle piazze dove si svolgevano gli eventi. La gente è venuta lo stesso e numerosissima e l'evento, ricco di qualità, si può dire con orgoglio e soddisfazione che è rtiuscito anche se le critiche dell'opposizione (PD) sono fioccate.
Voglio comunque farvi leggere cosa scrive il nostro "menestrello" superpartes a proposito dell'evento appena concluso: "...A Chieti, la Settimana Mozartiana si è conclusa. Ci sono state persone, ha fatto caldo, i sevizi commerciali aperti hanno guadagnato. Però bisogna essere sinceri e non divulgare notizie non vere, esagerate. Occorre essere obiettivi. Il senatore Fabrizio di Stefano, alla conferenza stampa ha elogiato tutto. Ventimila spettatori per serata. Facciamo un po' di conti. Ventimila persone diviso 4 occupanti per vettura, fa 5 mila vetture. Ammesso che ogni vettura è piena. Ma spesso c’è solo il conducente, quindi il numero di vetture aumenta. Queste 5 mila vetture dove hanno parcheggiato? Probabilmente, 100 al terminal Gran Sasso, 200 a Piazza Garibaldi – altre per le vie accessibili ma non occupate dai residenti…. E le altre 4000 vetture? Posso confermare che mio figlio, pigrone, per arrivare in centro, ha utilizzato la vettura ed ha sempre parcheggiato. Ciò dimostra che poi non c’era tanta folla… D’altronde 20 mila persone si noterebbero… son quasi la metà dei residenti della città. Allora, prima di ingigantire certi risultati, meglio riflettere… Io, amministratore, mi soffermerei su altre cose che devono migliorare per rendere la città più accogliente. I servizi igienici di piazza Garibaldi chiusi. I negozi, tranne la prima sera, hanno preferito restare chiusi. Probabilmente avendo incassato pochi euro, non coprivano le spese del personale. La navetta continua che doveva essere presente almeno al terminal di via Gran Sasso ed al Palazzetto dello Sport del Tricalle, dove potevano trovar posto altre centinaia di vetture. I salotti. Non sono troppi, senatore? Secondo lei quante persone si sono avventurate da piazza Malta alla Civitella? Purtroppo un paio di salotti hanno avuto poche presenze di persone …Ciò ha reso l’esibizione dei musicisti, con poco entusiasmo, perché demotivati... "

Luciano Pellegrini

Contenti è arrivata l'estate

Il problema è che oggigiorno in Italia c'è sempre una schiera maggiore di italiani fa fatica ad arrivare alla fine del mese, parlo di quelli occupati full time (1300 euro circa nette), non so proprio dove possano arrivare e come i pensionati (i nuovi poveri in canna) alla fine dello stesso mese, loro che essendo la classe più vecchia di un'Italia che invecchia ogni giorno di più e che ogni giorno di più ha fame (gente che cerca l'elemosina davanti alle chiese, bimbi stracciati che cercano di rimediare la piotta lavandoti il vetro della macchina, per non parlare di quelli che cercano nei cestini della monnezza...). Comunque c'è sempre la televisione sia di stato che di Berlusconi a rallegrarci l'esistenza e a non farci pensare, siamo in estate che diamine, allegri... "beato fra le donne" ...C'è un'altra estate che corre parallela alla nostra, un'estate-fiction a uso e consumo dei rotocalchi, del sito Dagospia di Roberto D'Agostino e di tutti quei tipi "vorrei ma non posso" che passano la loro vita a tentare di scimmiottare i vip. È un'estate che prende il suo via ufficiale con le inaugurazioni di quei locali che sono una sorta di riserva indiana dei soliti noti che, poi, devono pure annoiarsi da matti a stare lì ogni anno sempre con le stesse facce davanti agli occhi. Ma tant'è: la loro esistenza va così. Rischi del mestiere, verrebbe da dire. L'estate-fiction è la loro scenografia, un set senza regista né sceneggiatura che si sviluppa in puntate da soap opera che i fans "bevono" con gli occhi dalle pagine dei rotocalchi di cui sopra. Un miscuglio di attori, calciatori, polititci della maggiaronza - gli altri vanno meno di moda, pare - e l'immancabile Ventura. Va così, in Italia. Un paese dove il vip è idolatrato, agognato, sono tanti quelli che gli sbavano dietro con il sogno, un giorno, di poterlo emulare. E alla fine ti può pure andare bene. Perché questo è il paese dai vip incongrui. Di gente che è vip ma non si sa bene per quali oscuri motivi. Prendete Flavio Briatore, il re dell'estate-fiction, che ha inaugurato la stagione del suo "Billionaire" qualche giorno fa a Portocervo. Che avrà mai fatto per essere vip? Una faccia qualunque, sempre abbronzato, quello sì, dialettica che inciampa non solo sui congiuntivi ma anche sulle cose da dire, battute grevi - ma quella è una moda istituzionale, ormai - immancabile occhiale trendy come il resto dell'abbigliamento. La sua più grande impresa è essere diventato quello che ha ingravidato la Gregoracci, ché non sarà mica una gran roba essere il team manager della Renault in Formula Uno e venirne cacciato con infamia,ma con le tasche piene di euri. Eppure, il signore in questione dice di ricevere 750 email al giorno di giovani che gli chiedono come si fa a diventare come lui. Dice anche che a odiarlo sono solo sfigati e frustrati. È sempre la solito storia: se non sei qualcuno non esisti. E se una volta poteva bastare andare al Rischiatutto, e farsi vedere dai vicini di casa, oggi devi sgomitare come un matto fra la folla che si accalca sulla mailbox di Briatore e di chissà quanti altri. Dire agli affollatori che è molto più facile provare a fare il briatore piuttosto che tentare di diventare un bravo medico, un buon insegnante, fai la figura del moralista imbecille. E forse, a dirla tutta, ormai non ne vale nemmeno la pena. Tocca rassegnarsi all'estate-fiction, ché di crisi di governo latenti o plateali (Berlusconi odia Fini, ma Fini non se ne va....) non se ne può più: vuoi mettere avere la conferma o no della love story fra un calciatore di grido, magari col pibe di bronzo e la Arcuri? E come si vestirà la non più giovane Ventura alla prossima festa-cult? Ma sì, andiamo sul sito di Dagospia e passiamocela lì, la nostra estate da sfigati - direbbe Briatore - sognando di essere un giorno anche noi protagonisti di quella che corre parallella, sul canale della fiction. Io mi vergogno di questa italietta dove l'apparire conta più dell'essere. Comunque, per non saper ne leggere e ne scrivere i miei due euro ogni tanto al Superenalotto me li gioco... vedessi mai!

Fiat 525 S

La tinta della carrozzeria è il nero, con le due piccole ali verdi delle portiere. Colore, quest'ultimo, ripreso fedelmente dalla pelle che riveste i sedili: i due anteriori più il posteriore unico, staccato e in posizione centrale. Detto «della suocera», ad indicare che il terzo passeggero non è troppo gradito, e che più volentieri lì ci sta il bagaglio: anche questa è eleganza. I cerchioni, a raggi, sono color panna, tinta ripresa da sottili filetti che percorrono il bordo dei parafanghi. La stoffa della capote è di colore grigio, e riveste anche le due ruote di scorta posteriori. E' la Fiat «525 S» del 1931 che ha vinto la prima edizione del concorso d'eleganza. Una macchina di estrema rarità basti pensare che ne sono stati realizzati due soli esemplari: uno dei quali si trova al Museo Biscaretti di Ruffia di Torino. In particolare, il tipo di carrozzeria speciale, cioè fuoriserie, disegnata da Revelli di Gomont, uno dei più grandi stilisti di auto di quegli anni. Una cosa di una rara bellezza, di una finezza meravigliosa. Assolutamente meritevole. Ma la vittoria assoluta, quest'illustre e aristocratica antenata della Panda se l'è sudata, dato che le macchine partecipanti al concorso erano davvero di livello assoluto: in particolare, s'è vista una raccolta di Alfa Romeo com'è difficile trovarne. «Credo che neanche a Villa d'Este (sede del più importante concorso europeo) si riesca a vedere un simile spettacolo» ha detto un entusiasta della sfilata. Una su tutte è la macchina che, se non fosse così lontana dalla tradizione italiana, avrebbe potuto vincere: la Cadillac 16 cilindri carrozzata da Fleetwood, il più grande carrozziere americano. Qui è esposta in una rarissima edizione roadster.Apprezzato l'abbinamento con la mostra «Mitomacchina», oltre che l'autorevolezza della giuria «estesa»: non solo addetti ai lavori, ma anche personalità di assoluto primo piano del mondo dell'auto storica e di «Quattroruote».

27 luglio 2010

Esiste anche questo Parko!



A proposito di parki, l’altro giorno, andando al mare a Francavilla, non ho resistito alla voglia di fermarmi e vedere da vicino il parco-sacrario-deposito-cosevecchie che si trova sull’altro lato della strada all’altezza della rimessa dei Pompieri.Ho scavalcato (perchè a Chieti, le cose ci sono ma o sono mal tenute o sono sbarrate con grossi lucchetti)la recinzione e mi sono messo a filmare tutto quello che c’era “esposto”, un carro armato 2° guerra mondiale, un aereo Fiat Aeritalia G91R, due mitragliatrici, un elicottero, due cannoncini e un cippo a ricordo al valoroso agente Domenico Gallucci. Ho chiesto in giro e tutte le persone interpellate hanno detto che non ne sapevano niente!!!!!! Ho chiesto anche al titolare del bar al Teate Center (lui ne sente e ne conosce di fatti…), ma mi ha detto di essere completamente all’oscuro dei fatti. Siccome il parco è



un pò nascosto sulla destra se si procede sulla strada per il fondovalle, ho pensato, malignamente, che forse l'ex sindaco (vi ricordate Peppone e Don Camillo) si era costruito un piccolo arsenale privato magari per rientrare al comune di Chieti! Ma poi ho pensato, lui così grosso non ci starebbe nè sull’elicottero e nè sull’aero, forse spingendo un pò lo si potrebbe calare nel carro armato, ma dopo sarebbe un problema tirarlo fuori. Voi ne sapete qualcosa? Fatemi sapere sul mio indirizzo nonnoenio@yahoo.com (voglio utilizzare le foto con una piccola didascalia d’informazione sul mio sito Web)…. o pubbliacre qualcosa sul blog. Vedessi che qualcuno leggendo mi dice di aver visto sto Parko…..

24 luglio 2010

La solitudine

Spesso parte dell'estate, quando ero ormai già stato in colonia a Francavilla e mancavano ancora giorni alla riapertura delle scuole Nolli, le passavo dal nonno, nella sua casa in campagna, alla Madonna della Misericordia. Molto tempo lo passavo a osservare il cielo, la notte che precede l'alba, verso le 4. Le stelle erano ancora tutte lì. Come ogni notte, io alzai gli occhi al cielo e compii rapidi calcoli, aiutandomi con le braccia, come se davvero potessi avere la certezza che gli astri luccicanti fossero gli stessi della notte prima. «Sempre col naso per aria, tu», mi rimbrottò il nonno Antonio. È vero, c'era qualcosa nella volta luminescente che mi attirava.Tenete conto che avevo appena 9 anni e nel '56 facevo appena la terza elementare. Non era solo lo spettacolo coreografico ad affascinarmi, o il desiderio di scoprirci il volto della mia mamma, ma la convinzione che le stelle avessero qualcosa di importante da comunicarmi. Qualcosa che aveva a che fare con il mio futuro. E quando si hanno nove anni, si sa, di futuro ce n'è in abbondanza là davanti. L'odore di sterco e di paglia mi accolse con l'usuale decisione. Dalle stelle alle stalle il passo era breve nelle giornate di un apprendista contadino. Anche se era curioso chiamarle giornate, quando cominciavano alle quattro del mattino. Presi il mio sgabello a una gamba e mi posizionai davanti alla prima vacca da latte. Prima di tutto si cominciava con il pulire la mammella. Il nonno diceva che bisogna farlo bene e poi asciugare anche meglio, con dei panni molto puliti. Una volta avevo saltato questo passaggio e lui si era arrabbiato come una bestia. Era diventato talmente rosso che temetti potesse scoppiare da un momento all'altro. La mungitura non era un gioco mi ripeteva sempre. Era un lavoro serio, da uomini veri. L'operazione andava fatta in breve tempo, sei sette minuti. Otto al massimo. Durante il tempo della mungitura nel locale non dovevano verificarsi rumori, o cambiamenti repentini di temperatura, l'animale doveva essere tranquillo, non subire maltrattamenti, altrimenti chiudeva i rubinetti e addio latte. Nessuno parlava. Solo il rumore dei secchi e del latte che vi veniva versato riecheggiava tra le pareti della stalla. Come sempre faceva un gran caldo là dentro. Il miracolo che avevo tra le mani non riusciva quasi mai a contrastare la sonnolenza che tendeva a riportarmi verso il mondo dei sogni. Ogni tanto la testa mi cadeva in avanti. Sbattevo contro il corpo dell'animale e venivo destato immediatamente dai suoi rimbrotti. Svuotai il mio bottino liquido nel secchio e mi accinsi a mungere un'altra vacca, quando il nonno mi mandò a prendere una certa caldera rimasta di fuori. Il passaggio dalla calura della stalla al freddo notturno mi sferzò. Lanciai un'occhiata alla valle là sotto, al paese e ai prati tutt'attorno. Tutto taceva. La gran pace gonfiava il cuore di una sensazione simile alla speranza.L'abbraccio della natura aveva davvero la possenza e la totalità dell'abbraccio materno, lo stesso potere di farti dimenticare tutto il resto, di ridurre la paura al rango di sciocchezza. Afferrai la caldera, ma la riposi un attimo dopo. In cucina doveva essere avanzata un po' di polenta dalla sera prima. Non mi sarebbe dispiaciuto mandarne giù un boccone. Così, tenendo d'occhio l'ingresso della stalla dalla finestra, lasciandomi guidare dal languore della fame, mi sedetti e tirai il fiato, addentando l'informe agglomerato giallo. «Un minuto» giurai a me stesso. Il nonno non si sarebbe accorto di nulla. A me il sapore della polenta rafferma ricordava sempre la mia mamma. Se ad ogni ricordo ci leghi un odore o un sapore è più difficile che possa improvvisamente svanire. Il nonno, ad esempio, che si scorda un sacco di cose, non la voleva mica capire questa cosa qui. Ogni volta che provavo a spiegargliela lui mi urlava che chi nasce contadino non muore filosofo. Una ciotola che cade sul pavimento, uno scarpone, un colpo di tosse.L'urlo sguaiato del nonno perforò il cristallo del silenzio. Mi precipitai giù per le scale, afferrando al volo la caldera, e mi presentai davanti a lui. Una delle fortune di avere un nonno come padrone era che i suoi riflessi sono estremamente lenti. Così quando provava a darmi un calcio ci metteva talmente tanto che io avevo tutto il tempo di scansarmi e magari fargli anche uno sberleffo. Mi accusò di aver mangiato, ma io negai. È la regola principe di noi bambini: negare, negare, negare. Lui infilò una serie di improperi che si sciolsero in un mezzo sorriso finale. Avevo vinto. Mi passai una mano sulla bocca e mi accorsi di avere un pezzetto di polenta sulla guancia. Ripresi il mio sgabello e riattaccai a massaggiare mammelle e a spillare latte. Quando al mattino mi svegliavano per la mungitura, facevo sempre molta fatica a lasciare il mondo dei sogni. Era una specie di trauma. Come se qualcuno, ogni volta, mi riempisse di botte senza nemmeno toccarmi. «Sempre col naso per aria, tu», mi rimbrottò il nonno. Lo spettacolo della volta celeste ripagava ampiamente dello sforzo della levataccia. Tuttavia quel mattino percepii un insano malessere. C'è, infatti, in ogni forma del piacere un retrogusto sgradevole, una prerogativa del male che mina in maniera invisibile quel benessere. Una briciola di disagio che ti impedisce di godere pienamente di ciò che hai davanti agli occhi, sotto ai denti o tra le mani. Quella notte, perdendomi tra le costellazioni e le galassie lontane, avvertivo uno strano peso sullo stomaco, un grumo di angoscia che mi teneva all'erta.La stalla era il teatro dell'usuale convegno mattutino e io uno degli attori che, imperterrito, continua a restare sul palco nonostante si sia reso conto, già da un po', che gli spettatori altro non sono che una mandria di catatonici bovini. Che senso aveva tutto ciò? Tra noi e le stelle c'era una distanza enorme, eppure io le potevo sentire vicine, quasi toccarle con mano. Peccato che nessuno in quella stalla volesse dividere con me questi pensieri. Troppo intenti nel lavoro, si perdevano in parole colme di banalità o in un silenzio innaturale. Troppo innaturale per un essere che ha facoltà di parola e di raziocinio.


22 luglio 2010

Orecchie da Mercante


Conferenza stampa convocata dal centro sinistra, nella sede della ex Banca d’Italia.Sino a pochi mesi fa era il centro destra…. che chiamava i giornalisti. Significa che nulla è cambiato! Sarebbe bello, ma è utopia, che si lavorasse insieme perché poi si vuole la stessa risoluzione: il benessere della città e dei cittadini. Si è parlato nuovamente di Mozart. Questo musicista arriverà anche alla corte dei conti. Già io l’ho vilipeso con il mio articolo “ il Mozart Vivente” in quanto i salotti, tanti, fanno assomigliare questa kermesse ad un presepe vivente. In ogni caso se governo io faccio quello che voglio io, quando governerai tu farai quello che vuoi tu, ma non per la città. Certamente per sistemare qualche persona o risollevarla, se era stata trombata! La convocazione alla conferenza stampa è per denunciare “ alcune furbizie” sulla Settimana Mozartiana. Per esempio l’affidamento dato a Teate Servizi sino al mese di ottobre per la gestione del Teatro Marrucino. Detta società ha assunto anche cinque persone. In che modo? Certamente no per esame e bando pubblico, quindi per passa parola o…..? Poi, come verranno pagati i musicisti. Sono consulenti? Quanto costano? Rimodulare il bilancio del comune. Il direttore artistico è stato nominato? Il personale del teatro che fine farà? E dai a “sputtanare!” C’è mancanza di trasparenza, irregolarità da parte dell’amministrazione. Da fastidio venire a conoscenza di queste notizie. Il fatto positivo è che si faccia qualche cosa, ma sarebbe utile che si facesse alla luce del sole. Questi “sottobanchi” alle persone non piace! Anni fa avevo suggerito che probabilmente , in stato di crisi finanziaria, sarebbe stato meglio organizzare la kermesse ogni due anni. Risparmiando anche soldi, si potrebbero invitare persone più importanti . Orecchie da mercante!



Luciano Pellegrini

20 luglio 2010

Sopra lu cotte l'acqua vullite!


Prima vengono rifiutati a Chieti i soldi per la ristrutturazione del Tribunale, perchè non ci sono più soldi da spendere, oggi un albergatore di Alba lamenta che la Regione non paga da mesi gli affitti per i terremotati ospitati nelle strutture teramane. Ha contratto debiti per 500mila euro e entro giovedì vuole che tutti i terremotati liberino le stanze del suo albergo. Il governatore ammette candidamente che loro non pagano più i debiti perché tutti i soldi per l'emergenza sono finiti. Se questa non è crisi ditemelo voi cos'è?. Metteteci che stanotte ci sono state 4 scosse di terremoto del 2 al 3 scala Richter, alla crisi si aggiunge anche la sfiga, che solitamente ci vede benissimo... "Non ci sono fondi per coprire i debiti contratti durante il periodo dell'emergenza terremoto". Il presidente della regione Abruzzo, Gianni Chiodi, ammette che non può far fronte alle somme dovute agli albergatori dell'Aquila e della costa che hanno ospitato e ospitano tuttora gli sfollati del terremoto 2009 e che non ha le disponibilità finanziarie per coprire i debiti contratti dalla Protezione civile nella fase di emergenza. Chiodi scrive a Tremonti. "Con una lettera molto chiara ho chiesto per venerdì al ministro Tremonti un incontro sui fondi per i debiti contratti nella fase di emergenza", ha spiegato Chiodi. Il presidente della Regione conferma che, invece, i fondi per la ricostruzione ci sono e devono essere spesi in fretta. Ma sottolinea come "alcuni obblighi sono stati assunti, ma non ancora assolti", Il commissario ha poi elencato i conti da saldare, aperti dalla Protezione civile nella fase della prima emergenza ed ereditati dalla sua struttura. Tempi duri se come si paventa ci sarà da correggere l'attuale Finanziaria che costerà così, sangue per le varie regioni, in termini di tagli alla spesa pubblica e in particolare ai posti letto negli ospedali e al licenziamento di parecchi occupati nelle varie strutture sanitarie. Altro che crisi superata e che noi stiamo meglio degli altri...


La settimana Mozartiana vola!

La settimana mozartiana ha offerto al pubblico un evento straordinario. Si è esibita alle ore 23 di lunedì 19 luglio a piazza San Giustino la "STANLEY CLARKE BAND”. L’icona del basso, Stanley Clarke, è stato affiancato da musicisti giovani, straordinari e talentuosi.

Stanley Clarke è nato a Filadelfia, il 30 giugno 1951. Bassista, polistrumentista e compositore statunitense fra i più influenti e ammirati degli anni settanta. Ruslan Sirota è nato il 4 novembre 1980 ad Uman , Ucraina.E un jazz , funk , pianista , tastierista e compositore . Ruslan ha iniziato a studiare il pianoforte all'età di sette anni. All'età di 16 anni, era il " bambino prodigio " tastierista per l'allora popolare israeliana jazz fusion band , "confusione".Hiromi Uehara , giapponese, è nata a Shizuoka, il 26 marzo 1979. E’ una pianista jazz, una delle più talentuose protagoniste della nuova scena jazz americana, apprezzata anche in patria.Prese le prime lezioni di piano all'età di 6 anni. A 17 anni ebbe l'occasione di suonare dal vivo con il pianista di Chick Corea. La più evidente particolarità di questa giovane artista è la capacità di fondere jazz e free jazz tradizionale con elettronica e sonorità orientali. Ron Bruner Jr. ha 27 anni. Ha scoperto la batteria in giovane età, quando si arrampicò su una batteria di suo padre, Ronald Bruner, che era un batterista noto.La piazza era affollata di un pubblico competente ed attento, composto, rispettoso, ma partecipativo e trasportati dal ritmo.Il pubblico ha goduto delle varie prestazioni della band, da solisti, che si esibivano ogni tanto, ma esplodendo alla fine dell’esecuzione.Si può confermare questa interpretazione con parole come: favoloso- strepitoso- portentoso- unico-strabiliante- eccezionale- formidabile. Ma tutto ciò è poco per descrivere l’ascolto dei brani di cui si è goduto.

La superba tecnica dei musicisti, giovani talenti, stretti al leader, Stanley Clarke, hanno offerto una bravura invidiabile.

Tutto bene? Osserviamo la kermesse con occhio critico, ma costruttivo.Le persone non erano tante, ma il “ Mozart Vivente”, è troppo dispersivo. Da Piazza Malta alla Civitella ed alla Villa Comunale , se ci si volesse fermare in tutti i salotti sarebbe una fatica non possibile. La Villa Comunale è mortificata, sia per la scarsa illuminazione che per gli interpreti dei salotti. Era meglio farne di meno con interpreti più virtuosi e conosciuti. Purtroppo i lavori sul corso Marrucino hanno reso difficile il passeggio anche se democraticamente e civilmente i pedoni si sono incolonnati in file continue in ambedue i sensi.Il parcheggio delle vetture ha coperto in toto sia il terminal di Via Gran Sasso che piazza Garibaldi con le vie adiacenti. I poveretti, ma erano tutti giovani, che dal terminal hanno dovuto affrontare “ la salita” per il centro, hanno maledetto questa impresa! Gli autobus navetta gratis? Nemmeno a pensarci. I bagni pubblici di piazza San Giustino ed alla Villa Comunale, meno male erano aperti e puliti. Ma a Piazza Garibaldi, con le centinaia di vetture parcheggiate, costava troppo renderli aperti?

Luciano Pellegrini


15 luglio 2010

Mezzogiorno di fuoco

A Chieti, sopratutto se si è al volante e per mancanza di parcheggi, la maleducazione no ha sesso. Ecco il gustoso racconto del menestrello Luciano Pellegrini, a cui non sfugge niente, meglio del tenente Sheridan... "...Solita giornata da “mezzogiorno di fuoco”, oggi anche per il caldo. Ore 11.45,una vettura in contromano e in divieto di sosta parcheggiata all'’ingresso dell’ufficio postale succ .2 di Santa Maria. Due camion che scaricano la merce, anch’essi contromano, ma stanno lavorando… Un camion della GLS Spedizioni che vorrebbe passare, ma non ce la fa. Suona ripetutamente il clacson. La fila aumenta. Esce dall’ufficio postale una giovin donzella la quale, invece di chiedere scusa per il caos che aveva creato, se la prende con i due camion che avevano parcheggiato dopo di lei. Mi sono qualificato e con un linguaggio forbito, sottile,morale, la donzella ha iniziato con male parole ed improperi a scaricarsi e dimostrare i suoi diritti. Stava contromano, parcheggiata in divieto di fermata ed in una via ZTL. Voleva addirittura chiamare i carabinieri! Ma ci ha ripensato perché la pazienza ha un limite. Auguri ai suoi genitori per l’educazione che gli hanno dato. C’è preoccupazione però. Se questa giovane dovesse laurearsi ed occupare un posto di lavoro? Se mette su famiglia? Probabilmente avrà letto il mio articolo, sempre stessa zona, in cui un commerciante ha giustificato le vetture che si fermano per fare acquisti. Quindi anche all'’ufficio postale puoi fare le operazioni da dentro la vettura. Cosa te ne frega che si blocca il traffico pedonale e veicolare?

Assessore Viola, sindaco Di Primio, comandante dei vigili urbani, ma questa situazione non vi da fastidio? Non vi preoccupa? Peccato che con questo caldo , che sta facendo perdere la ragione anche agli assessori, (l’assessore Colantonio ha detto che riaprirà piazza G.B. Vico ….mercoledì 20 luglio . Ma per il calendario mercoledì è 21 luglio), Perché non simulate voi con i vostri familiari e cercare di passare con la vettura o peggio a piedi quando si verificano, spesso purtroppo, simili situazioni?



Luciano Pellegrini

Le casalinghe

Sarà che la mia mamma è sempre stata una casalinga, sarà che durante tutta la sua vita ha anche lavorato come domestica per alcuni giorni la settimana, nelle case dei "signori" come li chiamava lei, che mi spinge oggi a dire: "Basta con il massacro delle casalinghe! È razzismo, bello e buono, perché discrimina e mortifica. È razzismo classista, perché divide la società in classi e corporazioni, e le casalinghe sono sbattute nel sottoscala dei valori..." Non bastava Bossi che ha definito gli extracomunitari dei Bingo Bongo, ci si è messo pure il premier Berlusconi che nei giorni scorsi ha detto che i giornali sono carta straccia buona ormai solo per il cesso. Che c´entra? Dunque,.. non me ne frega un accidente di difendere l´amata carta. Quello che mi ha fatto un nodo alle budella è lo sputtanamento coram populo delle casalinghe. Che sono state additate al pubblico ludibrio come una enorme massa di idiote. Un immenso gregge di pecore istupidite dalla sacra, fantasmagorica, stupefacente tivù commerciale, che nell´immaginario presidenziale viene proposta come il paese dei balocchi per mansueti, asini rincitrulliti e altrettanto orecchiute asine casalinghe. Ha detto il presidente: «Che credete? che le casalinghe leggano i giornali?». Sorpassati, falsi e bugiardi, ferrovecchi di fronte alla Televisione Commerciale che è il Verbo, la rivelazione, la salvezza. Perché, orsù ditemi, dove trovano le casalinghe pane per i loro denti?, dove trovano le laudi di pannolini e pannoloni, del detersivo che sbianca anche le macchie più ostinate?, ... e la dentiera che resta attaccata anche nel ballo di San Vito, e il ferro da stiro per la messa in piega dei capelli, e le ciabatte, e il panettone, e i bigodini? Fino all'estasi del water che risplende che è una bellezza. È la casalinga mostruosa. La moglie di Frankenstein, la Kasalinghenstein. Creata da Berlusconi che le ha applicato al cervello i fili delle antenne paraboliche dalle elettrizzanti scariche di commercial TV. Per testa, l´inquietante creatura, ha una TV a schermo piatto ed encefalogramma piatto. Ed ha un corpo ad aspirapolvere. La Kasanlinghenstein, in quest'ottica, è la personificazione dell'ottuso conformismo sognato. Il terminale del verbo politico consumistico... un essere che compra e consuma. Compra e consuma. E non pensa. Questa mitica Kasalinghenstein non legge uno straccio di giornale. Anzi non sa proprio leggere. Figurarsi un libro. Diciamolo: non va bene. Non è bello. Non è giusto. Le casalinghe, per amore o per forza, meritano stima, considerazione, rispetto. Per quello che fanno e quello che danno. Alla famiglia ed alla società. Ci sono casalinghe idiote e casalinghe informate, intelligenti, brillanti. Allo stesso modo come ci sono donne che lavorano, come netturbino o medico, che possono essere vuoi idiote, vuoi informate e intelligenti. E lo stesso vale per gli uomini, nella scala (che non è di valori intellettuali) che va dai casalinghi al presidente del consiglio. Parlare della casalinga, ameba consumistica, è un pregiudizio ed un luogo comune offensivo. Via i nemici dell´igiene mentale. Le casalinghe di Voghera (stereotipo nazionale) e le casalinghe di Sfruz (stereotipo trentino) rispediscono al mittente il water mediatico.In tutto il suo splendor.

13 luglio 2010

Chieti - Guida alla città


Domenica mattina, sono andato a prendere il giornale in Piazza della Trinità, perchè la mia edicola, quella del Teate Center è fallita e ha chiuso i battenti sabato 10 luglio 2010, per mancanza di entrate e la signora titolare della stessa mi ha detto: " la ggente naccatte chiù li ggiurnale e jè guadagne poche, appene pe ripagà li ggiurnale e fatije quase 14 ore a lu jorne... nzè po jè chiù avante". Ho avuto la sorpresa cambiando edicola, di trovare un giornalaio informato sulla sua funzione, intelligente quanto basta e sopratutto gentilissimo. Oltre al Centro, mi ha consigliato un opuscoletto del costo di 9 euro, edito dal Rotary Club di Chieti, riccamente illustrato e pieno di notizie interessanti che potranno essere utili a chiunque e anche al cittadino di Chieti, bisognoso di conoscere meglio la sua città. Io ne ho comperati due di opuscoletti e sono stati soldi ben spesi e adesso prima di andare al mare a Francavilla voglio lasciare la parola che descrive il tutto a Luigi Capasso, presidente del Rotary... " La città in questa guida, una delle più belle mai realizzate su Chieti, si presenta. Lo fa mostrando la sua storia, i suoi luoghi più belli e i suoi personaggi storici, l'ambiente circostante nel quale è inserita, i suoi luoghi caratteristici e punti nevralgici. Come tutte le presentazioni anche questa ha lo scopo dichiarato di servire come biglietto da visita, cioè come forma sintetica attraverso la quale la nostra città viene mostrata agli altri, a chi viene da fuori e chiede di avere un'impressione generale, breve, ma precisa, e di disporre di una guida che trasformi una visita occasionale e confusa in un evento programma bile e ricco. A scorrere le pagine di questo bigliet­to da visita, però, più d'una volta ho avuto l'impressione di non cono­scere il personaggio presentato, tante e tali sono le notizie, i palazzi, gli uomini, i luoghi, i panorami, le angolazioni viste finora soltanto sotto la luce della frettolosa quotidianità che non consente di percepire i dettagli delle cose che ci circondano. Perciò questa guida potrà servire non solo ai forestieri, ma anche ai teatini, perché mostra la nostra città in tutti i suoi aspetti, anche nascosti o poco conosciuti, e, pertanto, arricchisce ciascuno e ci awicina al nostro habitat... " Accatetevele, nen zò solde sprecate! (comperatela non sono soldi sprecati!)


Giustifica

La settimana Mozartiana a Chieti


Quasi alla chetichella, in una conferenza stampa, sabato 10 luglio 2010 è stato presentato il cartellone della Settimana Mozartiana. Evento collaudato con numerose presenze di pubblico. Purtroppo, per i lavori in corso Marrucino, ci sarà un “ rallentamento” pedonale da piazza G.B.Vico a seguire verso piazza della Trinità. I 150 mila euro a bilancio, che non sono pochi, speriamo che non penalizzino i cittadini con nuove tasse. Il caldo, la voglia di uscire, fanno si che le persone che vanno a passeggio la sera sono molte. Però questo tipo di musica è amata da pochi. Solo gli intenditori si siedono apprezzando i musicisti ed i compositori delle musiche. Significa che purtroppo, questi soldi investiti per la Settimana Mozartiana, soddisfano solo pochissime persone. I “buchi” sulla scacchiera del programma certamente sono per il ritardo con il quale sono stati invitati gli artisti. La conclusione dell’evento si saprà domenica 25 luglio. Speriamo che il mio invito agli amministratori sull'apertura dei servizi igienici e il servizio navetta gratuito da terminal al centro sia attuato. Questo per non penalizzare i turisti e rendere la città accogliente.



Luciano Pellegrini

12 luglio 2010

Se potessi avere mille euro al mese


E così, in una dura conferenza stampa, le regioni annunciano che rappresenteranno la loro situazione al presidente della Repubblica e chiedono a palazzo Chigi un incontro formale alla prossima Conferenza Stato-regioni per restituire, anche con un emendamento alla manovra, le deleghe sui servizi fondamentali che la legge Bassanini assegna loro, ma che non hanno più risorse per coprire. Però sia i Governatori che gli assessori non hanno messo per iscritto che rinunceranno ai soldi che prendono per queste deleghe! E’ comodo, direi facile, togliersi le deleghe che hanno affossato le regioni, di qualsiasi colore politico. La sanità, i trasporti pubblici sono stati gestiti come un “Pozzo di San Patrizio”. Ora piangono, si lamentano e per far risultare più grave la situazione, devono fare tagli alle politiche sociali, ai servizi socio sanitari, alla cultura. Ci fosse un politico che avesse detto: voglio vivere con mille euro al mese. Nessuno vuole rinunciare ai suoi vantaggi, auto blu blu- auto blu- auto grigie- e mi fermo con l’elenco perché è troppo lungo. Sarebbe una fortuna eliminare le regioni e le province. Baracconi inutili e mangia soldi. Ma è un discorso utopico. Ognuno che ha, se lo tiene stretto, anzi cerca di avere di più. La maggioranza, noi, ci dobbiamo accontentare. Magari di mille euro al mese…



Quanto è attuale la canzone di Gilberto Mazzi:
Mille lire al mese del 1939!



Che disperazione, che delusione dover campar,

sempre in disdetta, sempre in bolletta!

Ma se un posticino domani cara io troverò,

di gemme d'oro ti coprirò!

Se potessi avere mille lire al mese,

senza esagerare, sarei certo di trovar

tutta la felicità!

Un modesto impiego, io non ho pretese,

voglio lavorare per poter alfin trovar

tutta la tranquillità!

Una casettina in periferia, una mogliettina

giovane e carina, tale e quale come te.

Se potessi avere mille lire al mese,

farei tante spese, comprerei fra tante cose

le più belle che vuoi tu!



Ho sognato ancora, stanotte amore l'eredità

d'uno zio lontano americano!

Ma se questo sogno non si avverasse,

come farò.... il ritornello ricanterò!



Con la moneta unica, oggi per poter campare, mi accontenterei di mille euro al mese !



Luciano Pellegrini

09 luglio 2010

Bavaglio ?

Stamattina all'edicola del Teate Center ho appreso due notizie: una che c'era lo sciopero dei giornalisti (non ho trovato pertanto Il Centro che compero ogni mattina), due che la signora che gestisce l'edicola la "restituisce" (si la da indietro, non è riuscita a trovare nessuno a cui passarla... mi ha detto nè le vò niscune, na freche di fatie, quase 14 ore a lu jorne e poche quatrini) e da domani dovrò recarmi alla Madonna degli Angeli, scomodo perchè non c'è un bar degno di tale nome dove poter fare colazione con un cappuccino in grazia di Dio e una bella Brioches calda. sennò dovro prendere la macchina e venire in Piazza san Giustino. I giornali non si vendono, le edicole chiudono e i giornalisti italiani sono chiamati ad una forma di protesta straordinaria (manco a farlo apposta, pagati male e mazziati pure...)che si esprimerà in un “rumoroso” silenzio dell’informazione nella giornata di oggi venerdì 9 luglio, contro le norme del “ddl intercettazioni” che limitano pesantemente il diritto dei cittadini a sapere come procedono le inchieste giudiziarie, infliggendo gravi interruzioni al libero circuito delle notizie. Quanti lavorano nel settore della carta stampata si sono astenuti dalle prestazioni nella giornata di giovedì 8 luglio, per impedire l’uscita dei giornali nella giornata di venerdì 9 luglio. Tutti gli altri, giornalisti dell’emittenza nazionale e locale, pubblica e privata, delle agenzie di stampa, del web, dei new media e degli uffici stampa non lavoreranno nella giornata di venerdì. Free lance, collaboratori e corrispondenti si asterranno dal lavoro secondo le modalità previste per la testata presso la quale prestano la loro opera. I giornalisti dei periodici, infine, si asterranno dal lavoro venerdì 9, ma assicurando, già da ora, la pubblicazione sui numeri in lavorazione delle proprie testate di comunicati sulle motivazioni della giornata del silenzio. Lo sciopero è una protesta straordinaria e insieme la testimonianza di una professione, quella giornalistica, che vuole essere libera per offrire ai cittadini informazione leale e la più completa possibile. Una protesta che si trasforma in un “silenzio” di un giorno per evidenziare i tanti silenzi quotidiani che il “ddl intercettazioni” imporrebbe se passasse con le norme all’esame della Camera, imposte sin qui dal Governo e dalla maggioranza parlamentare. Molte notizie e informazioni di interesse pubblico sarebbero negate giorno dopo giorno fino a cambiare la percezione della realtà, poiché oscurata, “cancellata” per le norme di una legge sbagliata e illiberale che ne vieterebbe qualsiasi conoscenza. Nell'era di internet, secondo me la carta stampata ha gli anni contati ne più ne meno come accadde per il cinema quando venne fuori la televisione, ci sarà sicuramente un'inversione di tendenza e i giornalisti (giornalai come amo definirli io, perchè scopiazzano le notizie dal web senza mai recarsi sul posto a indagare ) così come lo conosciamo noi ( una casta di free lancer pagati quando servono per articoli raccattati ovunque e diluiti per un pubblico spesso poco attento che legge il giornale in fretta in macchina o al bar mentre prende la brioches o il caffè) scomparirà.

08 luglio 2010

Ste Poste !?

Qualcosa di analogo l'ho visto all'ufficio postale del Teate Center, l'altra settimana; gli impiegati dentro l'ufficio, il cartello analogo sulla porta a vetri e gli avventori (meglio utenti come ama definirli le poste oggi fuori... Loro sempre più vicini ad una banca che a un servizio postale vero e proprio - utenti perchè dice le poste: " noi forniamo un servizio se 'ntè và bbone và pure da natra parte!). Comunque lascio la parola al "menestrello delle cose che non vanno a Chieti: Luciano pellegrini.

" Per motivi tecnici connessi all' installazione di un nuovo programma soft agli apparecchi tecnologici degli uffici postali, da circa un mese, circa duemila uffici in Italia lavorano con difficoltà.

(Poste italiane S.p.A. è la più importante azienda postale italiana. Nata come ente pubblico che gestiva in monopolio i servizi postali e telegrafici per conto dello Stato, ad oggi è una società per azioni il cui capitale è detenuto dallo Stato italiano per il 65% e dalla Cassa depositi e prestiti per il 35% (a sua volta partecipata per il 70% dallo Stato e per il 30% da Fondazioni Bancarie).

All'inizio degli anni ‘90 tanto la Pubblica Amministrazione quanto il servizio postale italiano erano considerati un pezzo del Paese irrecuperabile rispetto ai principi di efficienza e redditività. Ovvero rappresentavano il simbolo stesso del vecchio, del fatiscente, del disagevole, insomma dell'inadeguatezza nell'erogazione di servizi essenziali rispetto a un sistema economico e sociale che richiedeva certezza dei tempi, qualità, sicurezza nelle transazioni).

Si è deciso la meccanizzazione ed automazione di tutti gli uffici postali con conseguenti problemi di natura sia tecnica, sia di collegamento che operativo. Mercoledì 7 luglio sono passato alle ore 7.30 vicino l’ufficio postale di Via degli Agostiniani, Chieti‎ , e già esisteva una discreta fila di persone ad aspettare l’apertura. Ripasso verso le 8.30, la fila ancora più numerosa, ma con un foglio attaccato sulla porta che avvisava che “l’ufficio era chiuso per problemi tecnici”. Passano le ore, il caldo aumenta, l’impazienza cresce ed una pensionata, Rosaria Gallucci, che doveva ritirare la pensione in quanto sempre per i problemi tecnici il giorno precedente davanti a lei c’erano 40 persone, timidamente e con innocenza ad un operatore che si era affacciato ha chiesto se si poteva fare l’operazione a mano. No, cara signora, è stata la risposta, siamo meccanizzati…! Ma non era meglio prima quando si usava la penna ed il calamaio?

Questo “ baraccone”, le poste, crea giornalmente problemi ai cittadini. Spedizioni, - raccomandate, per il modo di trattare le persone. Reclami per la posta non ricevuta e dopo indagini la scoperta che è stata buttata. Ma i sindacati ed i dirigenti prendono sottobanco questo malessere?

Ma si possono bloccare e prendere in giro le persone, creando disagio, specialmente ai più deboli, come gli anziani, per problemi di questa natura? Ma chi ha progettato questo programma, ha fatto le simulazioni? Se è una ditta incompetente perché non viene cacciata? "



Luciano Pellegrini

La finale è OLANDA-SPAGNA

È Olanda-Spagna la finale del Mondiale sudafricano. Le "furie rosse" raggiungono gli orange battendo 1-0 la Germania nella semifinale di Durban. Di Puyol, al 73', la rete che spedisce i campioni d'Europa nella finalissima e la Germania alla seconda finalina consecutiva dopo quella di 4 anni fa. Vittoria meritata per gli iberici, di misura, come quella di due anni fa agli Europei del 2008. Allora fu Torres a piegare i tedeschi, oggi la rete decisiva arriva da Puyol che per la prima volta nella storia manda la Spagna in una finale Mondiale. Del Bosque esclude Torres e schiera Pedro. Nella Germania, privo dello squalificato Mueller, Loew si affida a Trochowski. Si rispettano e si temono le due squadre, ma nel primo quarto d'ora, oltre a un'invasione di campo subito controllata dal servizio di sicurezza, la Spagna va due volte vicina al gol: al 6' con Villa lanciato da Pedro, bravo Neuer a chiudergli lo specchio della porta. Al 14' Puyol spreca mandando alto di testa da 5 metri. La Germania controlla, la Spagna ci prova dalla distanza con Sergio Ramos e Xabi Alonso. Al 32' pericoloso Trochowsky con un sinistro che Casillas devia in angolo. Al 46' Sergio Ramos rischia il rigore per fermare Oezil. Primo tempo deludente. Nella ripresa un'altra Spagna, trascinata da uno scatenato Pedro. Dopo due tentativi di Xabi Alonso e uno di Villa, al 13' il talento del Barcellona impegna Neuer, sulla respinta Villa arriva appena in ritardo sul cross di Iniesta. Poi ancora un sinistro di Pedro, quindi un destro di Villa (para Neuer). Si rivede la Germania con un destro al volo di Kroos respinto da Casillas. Al 28' la Spagna passa: angolo di Xavi, imperioso stacco di testa di Puyol e palla in rete. La Germania prova a reagire, ma gli spagnoli controllano bene. Al 37' Pedro spreca un contropiede 2 contro 1 che avrebbe potuto chiudere la partita. Finisce 1-0, Olanda-Spagna la finale.


07 luglio 2010

Le zone ZTL di Chieti


Ore 8.30 di martedì 6 luglio. Una carrozzella con disabile urla perché una vettura guidata da una donna l’aveva stretto, sfiorandolo, contro il muro in via Toppi, di fronte alla farmacia Spatocco. Sono intervenuto io, facendo notare alla donna che stava transitando in una zona ZTL ed in ogni caso doveva rispettare il disabile. Si è formato in questo breve lasso di tempo una colonna di macchine.

All'’inizio di via Toppi, come in altre strade di Chieti, esiste la segnaletica di

Zona ZTL”. Le ZTL (acronimo di Zona a Traffico Limitato) sono aree situate in alcuni punti delle città, ad esempio nei centri storici, per limitare in alcuni orari il traffico ai mezzi pubblici e privati, ai residenti e a chi ha delle autorizzazioni particolari in deroga. Tra gli scopi di questo provvedimento si annoverano, il mantenimento in sicurezza del centro storico durante gli orari di affluenza di un gran numero di pedoni o di maggiore traffico, mantenere bassi i livelli di inquinamento nelle zone centrali, “e aumentare le entrate amministrative anche con l'eventuale pagamento di un pedaggio urbano o multe…”! sic!

Ebbene, parlando con un residente, costui si è vantato di non apporre sul parabrezza il logo della ZTL, (quindi non sarebbe autorizzato a transitare), ma che non gliene fregava niente in quanto deve essere l’amministrazione comunale a fornirglielo. Inoltre non è d’accordo a penalizzare queste strade. Significa, per lui, mettere in ginocchio il commercio. Mi ha fatto notare che le macchine che transitano portano denaro, anzi è dell’avviso di giustificare l’autista che senza scendere dalla vettura, ordina al negoziante cosa vuole acquistare. Roba da pazzi! Se il commercio non va, la colpa è dei prezzi e dei commercianti, no del pedone!

Ma chi fa rispettare questo divieto? Assessore Viola, con delega alla Polizia Municipale e al Traffico e Mobilità, deve fare qualche cosa. Dovrebbe sistemare il contesto dei vigili urbani: perché vanno a coppia- perché si vedono troppe vetture in giro e se fai loro una segnalazione ti rispondono di telefonare al comando perché impegnati- perché fanno stazionamento fisso al “pozzo” – perché non ricordano ai proprietari dei cani, che se ne fregano della legge e della ordinanza comunale, di mettere ai loro amici cani la museruola, e di portare con se la paletta e la busta per raccogliere i loro escrementi. Se i vigili camminassero potrebbero notare quello che noi vediamo. Via Toppi e via degli Agostiniani, è risaputo che è una “scorciatoia”.

Sono vie piene di negozi e di traffico pedonale, ma sono strade strette, dove sei costretto a camminare uno dietro l’altro. Ieri sera, ho notato con angoscia, una mamma che trascinava il carrozzino con una mano, con l’altra portava un figlio il quale con la sua mano trascinava il fratello. Questa catena umana strisciava il muro a causa delle vetture, che indifferenti, avevano il diritto di transitare. Cosa ci vuole mettere un vigile, ma uno solo, che obblighi a far transitare le vetture per Via Arniense- Largo Cavallerizza-Via S.Olivieri. Con pochi metri in più, si raggiunge il rondò di Largo S. Maria , ma con il vantaggio di dare sicurezza ai pedoni, mamme-carrozzini-disabili-anziani con il diritto di passeggio?

Cosa ne pensa assessora De Matteo con delega alle politiche sociali e socio-assistenziali?

("Una buona qualità dei servizi alla persona è misura della civiltà di un comune e rappresenta un preciso dovere di ogni amministrazione che desideri tutelare la dignità del cittadino, oltre che il mantenimento della coesione sociale intorno ai principi della solidarietà e della sussidiarietà.")

Luciano Pellegrini

06 luglio 2010

Maradona getta la spugna

Sarà stato il più grande giocatore di tutti i tempi (almeno così dicono) ma come uomo si è sempre dimostrato piccola cosa. nonostante i giocatori tutti lo avessero pregato di restare alla guida della nazionale Argentina, lui prima di essere cacciato ha dichiarato: «Il mio ciclo con l'Argentina è finito». Maradona ha deciso che lascerà la guida della nazionale dopo l'eliminazione ai quarti di finale del Mondiale di Sudafrica 2010. Lo ha dichiarato nella notte di domenica al quotidiano «Cronica», tornando a casa, anche se la sua rinuncia al ruolo di ct non è stata ancora confermata ufficialmente. «Ho dato tutto quello che avevo ed ho detto tutto quello che dovevo dire», ha aggiunto Diego che ha parlato con l'inviato del quotidiano argentino vicino la sua casa di Ezeiza. «Adesso voglio godermi la mia famiglia», ha concluso Maradona che alla domanda su quale fosse il suo umore dopo la disfatta mondiale ha aggiunto: «non sono depresso».

04 luglio 2010

Domenica 4 Luglio, città assonnata

In una città assonnata, sono le 8,30, al bar di Piazza San Giustino oltre a me ci sono solo 3 avventori, un marocchino con secondamano e due vigili urbani, I vigili sono lì perchè costretti, poichè in piazza c'è una riunione di Alfa Romeo all time, e nessuno a quanto sembra ne sà niente. Le macchine mano a mano arrivano alla spicciolata e si posizionano ordinatamente nelle strisce blu e io aspetto pazientemente per poter scattare qualche fotografia da mettere sul blog. Io sono seduto sulla panchetta, quella dietro a dove parcheggia l'unico Taxi di Chieti, godendomi il fresco e i giochi che fanno le rondini, finalmente numerose, che si rincorrono velocemente disegnando, con l'ombra del sole, sulla Cattedrale meravigliosi ghirigori.



01 luglio 2010

5 nuovi sacerdoti a Chieti

«La Chiesa ha cinque nuovi sacerdoti». Poche parole, scandite a chiare lettere dall'arcivescovo Bruno Forte e la cattedrale di San Giustino si riempie di un applauso che emoziona, lungo un minuto, con il sottofondo delle campane, che suonano a festa. E' il momento corale di una celebrazione densa di contenuti, che fa sacerdoti Gianni Ardente, Luca Corazzari, Andrea Rosati, Gianluca Bracalante e Giuseppe Schieda. Hanno tra i 40 e i 25 anni. Diventano presbiteri il 29 giugno, nel giorno di San Pietro e Paolo, data in cui, per tradizione, molte diocesi celebrano i solenni riti delle ordinazioni sacerdotali. Una coincidenza, per augurare a questi nuovi apostoli la forza e la determinazione dei padri della Chiesa. A festeggiare il giorno speciale dei nuovi sacerdoti chietini sono arrivati amici, familiari e parrocchiani, in autobus o con macchine proprie. Ci sono sindaci e gonfaloni di alcuni Comuni, come Fresagrandinaria, Lentella e San Vito Chietino. Non capita spesso, in questo tempo di crisi vocazionali, che cinque uomini, tutti insieme, diventino sacerdoti. Arrivano a dar man forte in una diocesi che conta 137 sacerdoti, di cui almeno venti non in pastorale attiva, e 150 parrocchie.