Era da almeno sette anni che lo spread non tornava a fare così
paura. Dai tempi dell’ultimo governo Berlusconi, seguito da quello
tecnico guidato da Mario Monti. Ieri, i mercati sono tornati a
scommettere contro l’Italia facendo lievitare il differenziale di
interesse tra i Btp a dieci anni e gli equivalenti Bund tedeschi fino a
quota 216. E solo nella parte finale della giornata, il trend si è
invertito limando l’impennata a 204 punti base.
In ogni caso, circa 80 punti in più rispetto al livello lasciato in
eredità dall’esecutivo uscente. Ogni calcolo è naturalmente
approssimativo, molto dipenderà da quello che si registrerà sui mercati
nei prossimi mesi. Ma cento punti di differenziale del nostro spread
valgono circa 20 miliardi di euro in più sugli interessi che paghiamo
ogni anno per onorare le scadenze del nostro debito pubblico. Era da almeno sette anni che lo spread non tornava a fare così paura.
Dai tempi dell’ultimo governo Berlusconi, seguito da quello tecnico
guidato da Mario Monti. Ieri, i mercati sono tornati a scommettere
contro l’Italia facendo lievitare il differenziale di interesse tra i
Btp a dieci anni e gli equivalenti Bund tedeschi fino a quota 216. E
solo nella parte finale della giornata, il trend si è invertito limando
l’impennata a 204 punti base. In ogni caso, circa 80 punti in più
rispetto al livello lasciato in eredità dall’esecutivo uscente.
Ogni calcolo è naturalmente approssimativo, molto dipenderà da quello
che si registrerà sui mercati nei prossimi mesi. Ma cento punti di
differenziale del nostro spread valgono circa 20 miliardi di euro in più
sugli interessi che paghiamo ogni anno per onorare le scadenze del
nostro debito pubblico. Più o meno quello che servirebbe per finanziare
il reddito di cittadinanza e lo stop alla riforma Fornero.
27 maggio 2018
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