24 giugno 2023

La vecchiaia

 

Un mio consiglio per viverla in maniera intelligente. 

Viaggiare, se si può. Stare a contatto con i giovani e scrivere. Così la terza e la quarta età diventano un periodo felice. Lo sapeva già Cicerone. Si pensa che la vecchiaia coincida col ripiegamento su se stessi e la perdita di interesse per tutto quello che accade intorno. E’ un destino ineluttabile? Niente affatto. Essere a contatto con i propri pensieri saperli elaborare, è una attività fondamentale che ci accompagna nel corso degli anni. E la vecchiaia è un periodo particolarmente fruttuoso, per riprendere il “De senecture” di Cicerone: la persona ritrova il filo della propria vita, scopre il desiderio che ha mosso la propria esistenza. L’accettazione dell’età che avanza genera riflessi positivi sul piano psicologico e anche sul cervello. Se invece la vecchiaia viene rifiutata si va incontro ad un deterioramento generale e nei neuroni possono depositarsi le placche senili che caratterizzano la malattia di Alzheimer.

 

Voi mi chiedereste : esiste un decalogo per restare giovani ?

Tra gli aspetti decisivi c’è la curiosità. Evitare di chiudersi nelle proprie abitudini e prendersi cura del corpo, mangiare bene, fare sport per quanto possibile, continuare a viaggiare. Ed è cruciale coltivare il rapporto con le nuove generazioni. I club per vecchi vanno bene ma attraverso i giovani il vecchio resta in contatto con la vita. In Italia gli over 65continuano ad aumentare attualmente sono circa il 21 % della popolazione, tre punti % in più della media europea.

Ha ancora senso definirli anziani ?

Direi di no. A me il termine anziano non è mai piaciuto, troppo politically correct, preferisco vecchio. Oggi il ciclo vitale è cambiato profondamente: Dante, quando inizia “nel mezzo del cammin di nostra vita” ha circa35 anni, oggi lo stesso momento può essere collocato tra 50 e i 60 anni. Negli Stati Uniti, ad esempio, sono state varate diverse leggi per contrastare la discriminazione dei lavoratori ultrasessantacinquenni . Jerome Bruner,  tra gli artefici della rivoluzione cognitiva  a livello mondiale che negli anni Cinquanta diede avvio all’era dei computer, era stato professore ad Harward e Oxford. A 98 anni insegnava alla School of Law della New York University.