Il CAI Club Alpino Italiano è una associazione Fondata il 23 ottobre 1863 a Torino. Il Club Alpino Italiano è unalibera associazione nazionale che, come recita l’articolo 1 del suo Statuto, “ha per meta l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale”. L’Associazione è costituita da Soci riuniti liberamente in Sezioni, coordinate in raggruppamenti regionali. I Soci del CAI risultano essere circa 320.000, che partecipano alle attività di 490 Sezioni e 306 Sottosezioni appartenenti a 21 gruppi regionali di cui2 raggruppamenti provinciali (Trentino e Alto Adige). Il CAI propone: - la diffusione della frequentazione della montagna e all’organizzazione di iniziative alpinistiche, escursionistiche e speleologiche, capillarmente diffuse sul territorio nazionale • l’organizzazione e la gestione di corsi d’addestramento per le attività alpinistiche, sci-alpinistiche, escursionistiche, speleologiche, naturalistiche volti a promuovere una sicura frequentazione della montagna • la formazione di 22 diverse figure di titolati (istruttori, accompagnatori ed operatori), necessarie allo svolgimento delle attività citate • al tracciamento, alla realizzazione e alla manutenzione di sentieri, opere alpine e attrezzature alpinistiche • alla realizzazione, alla manutenzione ed alla gestione dei rifugi alpini e dei bivacchi d’alta quota di proprietà del Club Alpino Italiano e delle singole Sezioni – quantificati ad oggi in 761 strutture per un totale di 21.681 posti letto - fissandone i criteri ed i mezzi • all’organizzazione, tramite il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS), struttura operativa del CAI, di idonee iniziative tecniche per la vigilanza e la prevenzione degli infortuni nell’esercizio delle attività alpinistiche, escursionistiche e speleologiche, per il soccorso degli infortunati o dei pericolanti e per il recupero dei caduti • alla promozione di attività scientifiche e didattiche per la conoscenza di ogni aspetto dell’ambiente montano nonché di ogni iniziativa idonea alla protezione ed alla valorizzazione dell’ambiente montano nazionale, anche attraverso l’operato di organi tecnici nazionali e territoriali • alla promozione di iniziative di formazione di tipo etico-culturale, di studi dedicati alla diffusione della conoscenza dell’ambiente montano e delle sue genti nei suoi molteplici aspetti, della fotografia e della cinematografia di montagna, della conservazione della cultura alpina • all’organizzazione ed alla gestione di corsi di preparazione professionale per guida speleologica nonché di corsi di formazione professionale per esperti e rilevatori del Servizio Valanghe Italiano (SVI). L’entusiasmo del grande apporto volontaristico che lo contraddistingue nel panorama associazionistico italiano ha permesso di concretizzare nel tempo un ampio ventaglio di realizzazioni a favore della montagna e dei suoi frequentatori quali rifugi, bivacchi, sentieri, rimboschimenti, opere sociali...
Per scelte probabilmente di natura personale, alcuni soci si allontanano per creare dei pseudo gruppi. Finché restano tesserati al CAI, pur svolgendo proprie attività, si può giustificare ma non capire. Il problema è quando persone si avvicinano alla montagna senza nessuna conoscenza e formazione tecnica. Sfidano la montagna forse per qualche situazione sconosciuta, affrontano pericoli senza paura, senza ragionare e ne escono vivi. Persone che invece hanno tutte le conoscenze e preparazione, purtroppo qualche volta perdono la vita. Ho riflettuto su queste persone. Probabilmente lo fanno perché frustrate sul lavoro- in famiglia non contano niente - nella società sono sconosciuti, allora si aggrappano a qualche cosa che possa farli sentire importanti. Non ragionano, ma sfidano. Navigando sul loro web, c’è una autoesaltazione dei pochi, meno male, appartenenti.
“Siamo in sette. Bel numero! Sei lupi adulti e un cucciolo (branco piccolo e ben affiatato). C'è Madre Lupa, la saggezza e l'esperienza impersonificate, navigatore satellitare del branco. Non ha problemi ad andare in solitaria per giorni...è una lupa tosta!” C’è fanatismo nei “ nomi d’arte” che si sono dati, es.”Lupaclà” ed il loro curriculum mette in disagio chi ha veramente fatto imprese alpinistiche. Ciò che fa pena, tanta pena e fa riflettere è l’espressione triste di quel bambino. La madre probabilmente lo sta illudendo, (il pezzo forte, la mascotte del branco, cucciolo ma già esperto conquistatore delle vette!), e per sentirsi in pace con la sua coscienza lo obbliga a seguirla a fare gruppo con persone che possono essere suoi nonni, non facendogli vivere la sua età, con i suoi amici,sperando che diventi quello che non ha potuto lei raggiungere: un famoso alpinista! Quindi con una preparazione approssimata, senza conoscenza di sentieri, di territori, di roccia, con attrezzature ed abbigliamento da mercato, coinvolgono altre persone a seguirli. E ci riescono e si vantano di quello che fanno. Altra riflessione è che la maggior parte di loro, sia uomini che donne, hanno una vita familiare sbandata. Divorziati - separati – conviventi - separati in casa - sconosciuti sul lavoro - abbandonati - frustrati- andicappati - asociali - nervosi - voler apparire - incazzati - gelosi degli altri – accaparratori - anoressici- brutt i- barzellettieri- arrapati -t e la do,no me la dai…!
Psicologicamente sono da ricovero. Ho seguito con poco interesse la disavventura di persone che con un tempo da stare a casa, hanno preferito sfidare la montagna, la scorsa settimana, sul Gran Sasso.( Monte Prena) Il solito gruppo di romani, ed un paio di Chieti. Si fanno chiamare ALPINISTI…! Esistono nella città dei pseudo gruppi, che a loro volta si sono divisi in altri sub appalti di gruppi. Vanno in montagna come esperti guide alpine, pensano di essere qualcuno, ma sono persone che a me fanno pena. Ho avuto modo di conoscerli e frequentarli. Prima o poi doveva accadere qualcosa. Quello che fa rabbia è che per la loro stoltezza mettono in pericolo la vita di altri, volontari, con moglie e figli che vanno a salvarli e recuperarli. Tutto ciò per la rabbia che portano in corpo e per far vedere che sono super uomini e super donne, fregnoni ! Il CAI ha ben altro comportamento, è formato da veri uomini e donne. Hanno conoscenza e rispetto della montagna, seguono corsi e sono esperti. Posso vantarmi di essere stato un mese in Pakistan, di aver percorso il ghiacciaio del Baltoro sino al campo base del K2, nel 2004 per la ricorrenza del cinquantenario della conquista della vetta da parte della spedizione italiana. Per un mese insieme ad altri amici sono stato a contatto con la spedizione italiana del CAI che poi è salita in vetta insieme agli scoiattoli di Cortina. Ho avuto a fianco per un mese un emblema dell’alpinismo mondiale, Kurt Diemberger - alpinisti come Gnaro Mondinelli - Karl Unterkicher - Agostino da Polenza, etc ….. Ho avuto tanta fortuna da imparare tante cose, nell’amicizia, nella disponibilità, nell’ascolto, nel non emergere. Queste sono persone, no come ha raccontato una protagonista nel loro web, dispersa sul Monte Prena: Abbiamo commesso il grave errore di sottovalutare le condizioni meteo e la montagna non perdona. Mi sento terribilmente in colpa all'idea che venti persone si stiano buttando in questo inferno per venire a recuperare noi. Mi spiace se in qualche modo ho messo in pericolo la vita di tanti. Spero che questo racconto possa tornare utile a tutti quelli che come me amano la montagna. Ma cara amica che ti definisci grande alpinista, prima di partire avrai ascoltato le previsioni meteorologiche come fanno le persone coscienti. Cosa ti aspettavi di dimostrare. Io se fossi in te mi vergognerei e non uscirei più da casa. Conosco le sette persone dissidenti del vostro gruppo e mi sono sempre allontanato da quello che facevano. E “ il bimbino” che portate con voi, non vi vergognate? Penso che difficilmente ci incontreremo in montagna perchè ciò che voi fate io l’ho effettuato tante volte, non per questo ho qualche anno più di voi, ma l’ho sempre compiuto con persone normali. Siate modesti e non irresponsabili.
Scritto da : Luciano Pellegrini