16 dicembre 2017

Era cannabis anti-dolore - Assolto per le piantine


È stato assolto, perché ha agito in stato di necessità, il paziente trentino che si coltivava la cannabis in proprio utilizzando lo stupefacente per lenire dolori lancinanti, postumi permanenti di un grave incidente stradale. È una sentenza che segna un precedente importante quella pronunciata ieri pomeriggio dal giudice Enrico Borrelli. Di fatto è stata dunque accolta la tesi dell’avvocato difensore, Fabio Valcanover, che nella sua arringa aveva puntato proprio sulla «non punibilità di chi ha agito costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile». Ripetuti interventi chirurgici che si erano susseguiti dopo l’incidente non avevano cancellato il dolore, divenuto  anzi insopportabile anche con la somministrazione di antidolorifici. «La quotidianità del signor (omissis) - ha scritto Valcanover nella sua articolata memoria difensiva - era stravolta dal dolore e dalle cure inefficaci e intollerabili.Dopo aver provato, con scarsi risultati, i  medicinali tradizionali, l’uomo scopriva (rivolgendosi al mercato illegale) il sollievo dato dalla cannabis che «provocava un sensibile affievolimento del dolore» (come confermato anche dai medici). Ma il costo al grammo, dai 6 ai 15 euro, era troppo elevato. Inoltre, fino all’agosto del 2016 il servizio sanitario provinciale non  forniva preparati a base di cannabis e comunque i costi della cannabis farmaceutica erano ancor più salati (dai 22 ai 36 euro al grammo). In questa situazione, stretto tra il primario bisogno di cura e l’impossibilità di ottenere la terapia in modo costante, sicuro e gratuito, il paziente  iniziava una «auto produzione domestica destinata - ha sottolineato in aula l’imputato -  puramente alla assunzione personale per uso terapeutico».  Il 6 agosto del 2016, però, i carabinieri scovarono la piantagione casalinga e sequestrarono una ventina d piante denunciando il coltivatore.

@nonnoenio

19 novembre 2017

Uso di Farmaci Equivalenti

Scrivo quì una nota sull'uso dei "Farmaci Generici" sull'uso degli "Equivalenti", invogliata da una discussione con mio fratello. Ho scoperto che le ide su questi farmaci sono oggigiorno ancora poco chiare, sopratutto se ci si mette il medico generico, poco coscenzioso a incrementare la paura del malato denigrando l'utilizzo del Farmaco equivalente a favore del Farmaco generico. Per avvalorare questa loro teoria ,sbagliatissima, loro pongono questa domanda al paziente per scoraggiarlo all'uso dei farmaci "Equivalenti":  "Perchè certi farmaci costano meno?". Dobbiamo innanzitutto chiederci, quando prendiamo una medicina cos'è che ci cura ? Il colore della scatola, il suo nome ? Il colore della pillola? Certo che no! La parte che ha la funzione di guarire le malattie si chiama principio attivo. E' vero che i principi attivi hanno nomi difficili ed è più facile ricordarsi il nome commerciale, cioè quello di fantasia con cui sono venduti nelle farmacie. Ma se fai attenzione, ti accorgerai che anche sulla confezione e sul foglietto illustrativo dei farmaci di marca è sempre indicato il nome del principio attivo. Lo stesso principio attivo è contenuto in medicinali che hanno nomi, forma e prezzi molto diversi tra loro. Tra questi ci sono i generici, anzi gli ex "generici". Adesso si chiamano "equivalenti". Perchè questo cambio di nome ? Perchè "generico"dava una connotazione negativa a farmaci che invece sono "equivalenti" appunto, e come tali possono essere sostituiti l' uno con l' altro. Gli Equivalenti sono farmaci di uguale efficacia ad altri già in commercio da molto tempo con nome diverso. questo accade perchè dopo molti anni di distribuzione, un farmaco di marca perde il diritto di essere coperto dal brevetto, quel brevetto che impediva di farne una copia. L'invenzione diventa così di possibile usa da parte di altre industrie che producono i loro equivalenti. Se fai attenzione questi non hanno nomi di fantasia, ma hanno il nome del principio attivo presente nei farmaci che sei abituato ad usare! Adesso degli "Equivalenti" ci si può fidare ciecamente. Ma allora, mi si chiederà,  qual'è la differenza tra il farmaco di marca e il suo equivalente ? Dal punto di vista dell' efficacia e della sicurezza, nessuna. Molti dei farmaci "griffati" che ti vengono prescritti o che conosci, perchè li hai già usati, hanno una versione equivalente. Per questioni di diritti ha un nome differente, ma ha lo stesso principio attivo, le stesse indicazioni, stesso dosaggio e numero di unità all'interno della confezione. Non essendoci più il brevetto a proteggere la scoperta del farmaco di riferimento, gli equivalenti possono permettersi di costare meno. Questi quindi sono l'esatta copia dell'originale. Questo avviene perchè non ci sono più i costi per la ricerca, che è già stata fatta molti anni prima per mettere in commercio il farmaco di marca. Così gli equivalenti arrivano sul mercato con un prezzo che per legge deve essere almeno un 20% inferiore rispetto all'originatore corrispondente. Sono quindi uguali per qualità, sicurezza ed efficacia ai farmaci con nome di fantasia, offrono le stesse garanzie, con il vantaggio che costano molto meno. Il che non guasta. Prima di essere considerato un equivalente, il farmaco in questione deve dimostrare di avere le stesse proprietà terapeutica, cioè lo stesso effetto sull'organismo umano, del medicinale di riferimento. Come tutti i farmaci in commercio quindi, anche gli equivalenti devono essere controllati a approvati dall'Agenzia italiana del farmaco, puoi fidarti . Chiedi al tuo medico di prescriverti l'equivalente, ne guadagnerà il tuo portafoglio e, ricorda, non a discapito della tua salute!Io, che sono cardiopatico, con l'utilizzo dei farmaci equivalenti, dovendo prendere 5 compresse diverse al giorno, risparmio circa 35 euro a "botta", ottenendo gli stessi risultati ormai da 12 anni.

19 ottobre 2017

La finanziaria di Gentiloni


Nell'imminenza delle elezioni, Gentiloni e Padoan, il gatto e la volpe, sono stati costretti a fare una legge di bilancio di puro mantenimento. Non c'è stato alcun cedimento alla demagogia elettorale, quando tutti premono per spendere soldi pubblici in modo da soddisfare le richieste più o meno giustificate da parte di corporazioni e sindacati: ma non ci sono nemmeno nuove tasse con cui colpire i «ricchi». In altre parole non ci sono regali, ma nemmeno tasse. I 20 miliardi del valore della manovra sono in larga parte destinati ad evitare un aumento dell'Iva che vale oltre 15 miliardi, mentre altri 2,5 miliardi circa serviranno per rinnovare il contratto del pubblico impiego i cui stipendi sono fermi da otto anni. Per la crescita vera e propria rimane ben poco: un utile incentivo per l’assunzione dei giovani e qualche spicciolo per la proroga degli incentivi per gli investimenti delle imprese. Non è molto per stimolare la crescita. Ma del resto la congiuntura sta andando piuttosto bene e quindi non c'era in realtà bisogno di stimoli molto forti. Casomai è il quadro generale macroeconomico che va tenuto sotto controllo per continuare ad avere credito a tassi bassi. E questo obiettivo viene assicurato dalla riduzione del deficit all’1,6%, mentre il debito per la prima volta mostra una decisa discesa in relazione al Pil. Questa situazione di equilibrio dovrebbe mantenere la calma sui mercati per tutto il lungo periodo elettorale. Ma dopo cosa potrà succedere? Del resto il debito è la vera palla al piede che impedisce alla nostra economia una crescita più robusta. Questo è il momento di puntare con più decisione alla sua riduzione in quanto la crescita non ne risulterebbe danneggiata. In definitiva siamo di fronte ad una legge di bilancio che non danneggia la crescita, ma nemmeno riesce a darle una nuova forte spinta. Questa, del resto, non verrebbe dalla spesa pubblica, ma da una serie di riforme di struttura capaci di migliorare la competitività del nostro sistema. E nell'imminenza delle elezioni il governo non poteva certo impostare complesse riforme strutturali. Tra pochi mesi la parola passerà agli elettori con l’augurio che verrà dato un voto di testa e non di pancia.


12 ottobre 2017

La scuola italiana oggi


Giornali e televisioni annunciano che l'Italia, purtroppo, è molto indietro rispetto alla media europea nella preparazione culturale degli studenti. Senza voler essere in alcun modo polemico, osservo che ai miei tempi l'università era aperta soltanto a coloro che avevano raggiunto la maturità di licei classici e scientifici, i soli che al tempo erano ritenuti capaci di poter dare una preparazione all'altezza e una visione del mondo più ampia. Poi dopo la seconda guerra mondiale, per una benevola e forse giusta concezione ideologica di sinistra, tutte le scuole sono state denominate licei e l'università è stata aperta anche alle professionali più settoriali che, per la loro impostazione minoritaria, difficilmente possono dare una preparazione analoga a quella dei vecchi licei, In contemporanea, nelle scuole elementari e medie per non intristire i fanciulli non si boccia più. Cosicchè i ragazzi non vengono più sollecitati a impegnarsi nella loro preparazione, non fanno più una gara tra loro, non viene insegnato come studiare, non hanno più un corretto rispetto per gli insegnanti e spesso non sanno scrivere in un italiano corretto. La maturità non costringe più ad avere una preparazione globale data da professori di materie difficili. Al tempo dei "clerici vagantes", e fino all'ultimo dopoguerra, per entrare in un ateneo si doveva sottostare ad una iniziazione particolare, ora ai laureati si permette di cantare una canzone di pessimo gusto. Occorre forse ritornare ad una maggiore severità e compostezza, come osservava il mio antico professore di scienze che magnificava la migliore e più profonda preparazione data dalle scuole mitteleuropee - in particolare la Boemia, da cui proveniva e dove nelle lezioni liceali ci si esprimeva anche in latino - rispetto a quelle italiane. E sopratutto ripensare a una accurata, anche se fonte di sofferenze, selezione degli studenti per una più significativa preparazione a tutti i livelli.

25 settembre 2017

Chieti- Parole per ogni occasione


Ultimamente sono di moda delle parole che puoi usare per ogni occasione. Tipo «H-24», che sembra una pomata contro le emorroidi, ma in realtà vuole dire tutto il giorno. Però se dici «mio marito è a letto H-24» può sembrare che sta a letto tutto il giorno perché ha le emorroidi. Insomma, dipende come la usi. Oggi se non vuoi assumerti responsabilità, basta dire che è colpa della genetica: «Io non sono brutto, è qualcosa di genetico», «Io ti farei un prestito ma non sono abituato, sai è una cosa genetica». Anche i termini «Km 0» e «Bio» hanno il loro perché. Basta aggiungerli a qualsiasi alimento e puoi venderlo al doppio del suo prezzo. Come i pomodori o i cetrioli. Sono sempre stati pomodori e cetrioli, ma ora ti dicono che sono biologici, come se fino adesso fossero stati coltivati in acciaieria. Tra l’altro, sulla verdura biologica non c’è niente: niente crittogamici, niente pesticidi, niente verderame, niente antibiotici, niente fertilizzanti, niente vitamine...  Ma allora, se non ci metti su niente non dovrebbe costare di meno? Al contrario che per la verdura, nella nostra vita privata non sempre riusciamo a trovare le parole giuste. Ad esempio, il caso più complicato di tutti, è quando non sai come dire alla tua compagna che vorresti fare sesso. Perché, chiaramente, non puoi dirle «Ti va di fare sesso?», cioè io non ci trovo niente di male ma pare che non sembri molto romantico alle donne. Dire «Facciamo l’amore?» fa troppo pacchiano.Quindi alla fine finisci con l’usare un linguaggio di genere, quelle frecciatine che vogliono dire tutto e niente. Ad esempio tu le chiedi «Andiamo a letto presto?» (che significa che vuoi fare sesso), ma lei ti risponde «Sì perché stasera sono stanca» (che significa che lei non vuole). Tu riproponi «Allora potrei farti un massaggio?» (che significa che vuoi fare sesso), ma lei ti risponde «No, la crema mi unge la canottiera» (che significa che lei non vuole).


25 agosto 2017

Conserviamo i nostri valori sempre


Puntuale, è arrivata via web la minaccia che la prossima volta toccherà all’Italia. Ma anche se i propagandisti dell’Isis non avessero diffuso attraverso la facile autostrada dei social il delirante annuncio di terrorismo - non è la prima volta che lo fanno -, da tempo gli italiani si chiedono come difendersi dal rischio di attentati che, nel mondo, hanno già insanguinato più di venti nazioni. Di queste, quasi la metà in Europa, e con vittime anche italiane. Ora è stata presa di mira la Spagna, dove Barcellona è diventata l’ultimo simbolo: ben trentacinque passaporti diversi avevano in tasca le persone colpite. Un universo di libertà e felicità per lo jihadismo della morte e dell’odio. Che il pericolo ci sia, e che nessuna frontiera si riveli a prova di cellule armate né di lupi solitari, lo sappiamo perfettamente. Per quante barriere anti-sfondamento si possano piazzare attorno al Colosseo, e militari in divisa o agenti in borghese mobilitare nelle aree più esposte delle città, la tragica esperienza vissuta da troppi europei insegna: nessuno può impedire a un singolo fanatico al volante, o con un semplice coltello in mano, di causare una strage.


02 agosto 2017

Caronte ci ama


Rassegnatevi: Caronte ci ama. Altrimenti non si spiega perchè non ci vuole proprio lasciare da più di un mese. L’anticiclone africano ritorna a bomba sull’Italia, con temperature molto, ma molto calde su tutto lo Stivale, ad eccezione di qualche piovasco isolato sulle zone settentrionali e sulle Alpi.Bel tempo e sole ovunque, con caldo, molto caldo, che non ci darà tregua per altre settimane, anzi: Caronte ha invitato un amico, Lucifero, che da lunedì ha fatto arrivare il nostro termostato a punte che arrivano addirittura a 45°.Con Caronte che spadroneggia sul Bel Paese ad eccezione di qualche pioggia sulle Alpi, ogni giornata sarà calda, con temperature che oscillerannoo tra i 34° e i 38°.

@nonnoenio

18 luglio 2017

Chieti - C'è carenza di pastori


Le Figaro, sabato scorso gridava in prima pagina che quest'anno i pastori mancano all'appello e che sono stati ordinati  solo 84 sacerdoti. Non è che in Italia si navighi nell'oro si direbbe. Dal punto di vista cattolico la tendenza conferma il calo inarrestabile delle vocazioni, o meglio, delle risposte alla vocazione: visto che un credente non può pensare che Dio abbia smesso di chiamare. Ma se il rumore di fondo è troppo alto, anche una voce che viene dall’alto ha poca possibilità di essere udita. Difficile che la Chiesa cattolica possa resistere a lungo senza pensare di aprire la professione sacerdotale agli uomini sposati (come fanno i pur tradizionalisti ortodossi oltre ai protestanti) e alle donne: che, nelle Chiese riformate, sono già addirittura «vescove». Come potranno, i successori di papa Francesco, continuare a dire alle donne che si limitino a fare le catechiste o le sagrestane con il non irresistibile argomento che i dodici apostoli erano tutti maschi? Senza cavalli purosangue, in politica, nella cultura e nei territori del sacro, resta solo il piccolo trotto, il passo stanco, l’incedere di un gregge sempre più sparuto che per camminare si affida ai navigatori satellitari ma non sa più - per ribaltare la metafora di papa Francesco - che odore ha un vero pastore.Questo secondo me sarà uno dei problemi della chiesa del futuro.


17 luglio 2017

Chieti - Il Re è tornato


Il Re è tornato. Roger Federer ha riconquistato la sua corona. Lo svizzero ha vinto oggi la finale del singolare maschile di Wimbledon, battendo il croato Marin Cilic, "menomato" per un problema al piede sinistro. Sull'erba del centrale dell'All England Lawn Tennis Club, l'elvetico ha conquistato facilmente, per l'ottava volta, il prestigioso torneo britannico, terza prova stagionale dello Slam. Federer, attuale numero 5 del mondo e terzo favorito del seeding, si è imposto con l'inequivocabile punteggio di 6-3 6-1 6-4, in solo un'ora e 40 minuti di gioco, sullo "sfortunato" Cilic.

18 giugno 2017

Gli italiani chiedono giustizia


I dati diffusi dal Viminale ci dicono che furti, rapine e violenze sono in calo. La cronaca dei giornali e ciò che dice la gente invece delinea una fotografia esattamente opposta. Chi ha ragione? Inutile girarci intorno: il fenomeno criminoso è in aumento ed i cittadini hanno paura. Ma spesso non denunciano gli atti di microcriminalità poiché sanno che i malfattori non faranno un giorno di galera e verranno subito liberati. Se poi va davvero male, se li troveranno ancora davanti alla porta di casa più incattiviti. Un errore, ovviamente, il subire una violenza o un sopruso senza denunciare, ma come dar torto a chi è sfiduciato dal sistema giustizia? Gli ultimi episodi avvenuti in città e provincia, le ultime rapine violente in casa, sono soltanto l’ennesimo capitolo di questo triste copione che sembra al danno aggiungere la beffa: ladri, rapinatori, persone accusate di violenze sessuali, sono individuati e subito rilasciati. Ebbene in questi giorni, complici le gesta del papà dell’ex premier (ma questo benedetto uomo, visto il ruolo del figlio, perché non si è dato una calmata? Ma questa è un’altra storia...), si sta tornando a parlare della riforma della giustizia. Ora, giustissimo affrontare il tema del ruolo dei magistrati e dei loro legami con la politica, delle fughe di notizie dalle Procure e di un sistema in cui l’avviso di garanzia equivale ad una condanna. Temi importanti, poiché hanno ricadute sul destino stesso del governo e dunque sulle riforme che dovrebbero ridare slancio al Paese. Ma intanto, ciò che preme ai cittadini è un sistema che li difenda davvero: con tempi certi nei processi e con i delinquenti che dopo aver subito la giusta e sacrosanta condanna scontino davvero la pena a loro inflitta. 

05 giugno 2017

Chieti - Gabriele Di Meo 82 anni


Gabriele Di Meo 82 anni, nato a Casalincontrada CH, nell’ adolescenza ha svolto attività lavorative in settori diversi. All’età di dieci anni, la passione per la musica ha consigliato i genitori, a fargli prendere lezioni da un insegnante di musica del luogo, Isidoro Malandra, specializzandosi nelle percussioni. Ha suonato circa sette anni con la banda di Chieti con il maestro Vagnozzi.  È emigrato in Francia lavorando in una fabbrica di ceramica. Questa esperienza è durata poco tempo.      A venti anni, rientrato al suo paese, decise di aprire un locale a Chieti, l’attuale, iniziando il lavoro di barbiere. Oltre alla musica, ha una disposizione artistica per la poesia ed il disegno. Dal 1990 partecipa a concorsi di poesia dove ha vinto numerosi premi ed ha guadagnato tanti riconoscimenti. Nel 2015 ha vinto il primo premio a Terni con la poesia NEL LENTO TEPORE. Gli è stato assegnato a Vasto CH, un riconoscimento di poeta benemerito, sino all’anno 2018.



Fra un taglio di capelli ed una barba, seguita a scrivere poesie, piene di significato. Ecco la composizione premiata.

NEL LENTO TEPORE

Nel lento

Tepore del giorno

odo un tono di voce            

farsi canto

E la sera è silenzio                                                                                                                 

E pace tra le ombre.   

Mia madre

china al tramonto,

cattura fasci di luce 

e grappoli di memoria.

@LucianoPellegrini

03 giugno 2017

America First


In una conferenza stampa ha annunciato al Mondo di rigettare l'Accordo di Parigi. «America First»: i soldi di oggi valgono più della vita di domani. Trump l’aveva promesso e ha mantenuto la parola: ritira gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi. In un discorso di una trentina di minuti, pronunciato in diretta davanti alle televisioni, ha annunciato al mondo che l’Accordo di Parigi sul clima, firmato da 195 nazioni, non può essere accettato dagli USA perché troppo penalizzante. Ha spiegato quanto guadagnerà di più l’America senza le pastoie di Parigi, enunciando miliardi di PIL in più e milioni di nuovi posti di lavoro. Poi ha accusato Cina e India di aver ottenuto dall’Accordo di Parigi condizioni favorevoli solo per loro e a danno degli Stati Uniti. Insomma, dicendo che il trattato va rivisto completamente, Trump ha girato le spalle al Mondo e al suo futuro.


29 maggio 2017


«I tempi in cui potevamo fare pienamente affidamento sugli altri sono passati da un bel pezzo, questo l’ho capito negli ultimi giorni. Noi europei dobbiamo prendere il nostro destino nelle nostre mani».


All’indomani del G7 di Taormina Angela Merkel commenta così, pur non citando esplicitamente gli Usa, la due giorni di un summit che non ha trovato l’accordo su temi cruciali come il clima, per l’opposizione del presidente Usa Donald Trump.


26 maggio 2017

Sgomberata dalla Polfer

Sgomberata dalla Polfer un’area della stazione centrale di Pescara usata come rifugio di fortuna da senzatetto e disperati. Circa quaranta le persone identificate e fatte allontanare, quasi tutte di nazionalità romena. L’intervento rientra nell’ambito dell’operazione ‘Stazioni sicure’, condotta dagli uomini della Polizia ferroviaria di Pescara, negli scali di competenza, da Silvi ad Ortona sulla costa e da Pescara a Sulmona (L’Aquila) verso l’interno. L’operazione della Polfer, diretta da Davide Zaccone, è stata portata avanti con l’ausilio dei cani antidroga. I senzatetto erano al di sotto di una rampa dello scalo, trasformata in un vero e proprio rifugio, con materassi ed oggetti vari. Per tutte le persone identificate che non risulteranno in regola verrà chiesto alla Prefettura un provvedimento di allontanamento dal territorio nazionale per perdita dei requisiti. Nell’area in questione sono state installate delle protezioni, per evitare che venga nuovamente usata come ricovero. 

 

nonnoenio

15 maggio 2017

Chieti - AL BLOCK HAUS



 È metà maggio, ma da MAMMA ROSA (1650 m), AL BLOCK HAUS (2050 m), c’è ancora la neve, sciabile. Ci sono piccoli tratti scoperti, ma non lamentiamoci. I crochi (la zafferano selvatico), non hanno concorrenti. Belli, folti, di un colore lilla ed il pistillo giallo



Foto e scritto: Luciano Pellegrini

22 aprile 2017

Chieti - Radiato il primo medico che dice no ai vaccini


La prima radiazione di un medico antivaccini è una svolta. Come dice il ministro per la salute Lorenzin, è una decisione che probabilmente farà “giurisprudenza”: rappresenta un precedente, di sicuro un messaggio forte e chiaro a quei pediatri che nutrono una serie di dubbi sull’opportunità di far fare dei vaccini ai bambini. Ad annunciare la radiazione è stato il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Walter Ricciardi. Il dottor Roberto Gava, radiato dall'Ordine dei medici di Treviso per le sue posizioni contro i vaccini, «è stato condannato soltanto per le sue idee, idee ben fondate sull'esigenza di personalizzazione di ogni vaccinazione per prevenire i gravi pericoli e i vari danni da vaccino ai singoli pazienti, contro la vaccinazione indiscriminata di massa». Lo affermano in un post sul profilo Facebook del medico i suoi avvocati, Silvio Riondato e Giorgio Piccolotto. «In mancanza della motivazione che ritarda rispetto alla divulgata notizia sulla sanzione della radiazione inflitta al dottor Roberto Gava dall'Ordine dei medici di Treviso, la Difesa del dottor Gava - scrivono - nota che la radiazione è conforme alle attese fin dalle primissime fasi del procedimento, perché già allora il Presidente dell'Ordine Luigino Guarini ha comunicato a più persone che il procedimento contro Gava sarebbe stato un 'processo a Galileo Galilei', il quale com'è noto è stato ingiustamente e pesantemente condannato, come ora capita al dottor Gava».

@nonnoenio

16 aprile 2017

Chieti - Personaggi della nostra città


Sperando che questo mio atto possa essere di stimolo per la ricostruzione di una squadra di calcio nella mia città, il Chieti con le mitiche maglie nero verdi verticali, inizio oggi una nuova sequenza di foto di personaggi che hanno avuto a che fare col calcio di un passato remoto e che hanno calcato le strade della mia citta chiamandola : "Vecchie glorie e Presidenti" incominciando dalla foto quì sopra che ritrae l'indimenticabile mediano della "Pippo Massangioli" Domenico Mancinelli



Quì sopra è ritratto il dirigente della società calcistica teatina Giustino Paparella, appassionato anche di ciclismo, insieme ad un asso del pedale:Costanzo Girardengo.
 



Quì sopra invece si può ammirare un momento storico del calcio teatino, con dirigenti e vecchie glorie. Riconoscibili il portiere Giovanni D'Urbano (terzo da sinistra), il geimetra Attilio Civitarese (ultimo in piedi) e il mediano Domenico Mancinelli (ultimo seduto)


14 aprile 2017

Chieti - I Trofei della Passione in canna vegetale


Un appuntamento che si ripete a Chieti, la Mostra dei Bozzetti Artistici, che raffigurano i Trofei della Passione, portati in processione a spalla, dai membri aggregati dell'Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti, il Venerdì Santo. I bozzetti sono stati realizzati dall'artista Peppino di Iorio con la canna vegetale, (arundo donax), con precisione, pazienza, tecnica. Si notano i particolari del viso, le mani, i vestiti, il volto del Cristo…, tutti con la canna. I Trofei della Passione, che accompagnano la Processione del Venerdì Santo, furono fatti nel 1855 da Raffaele Del Ponte, (Chieti, 7 maggio 1813 – 26 marzo 1872), pittore, scenografo e illustratore, ordinatigli dal governatore Giulio Valignani dell'Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti. I sette "Trofei della Passione", sono: L’Angelo Alato – Le Lance - Il Gallo - Il Volto Santo - Il Sasso - La Scala - La Croce. Oltre ai sette trofei, ce ne sono altri due, forse i più importanti e venerati, Il Catafalco con il Cristo morto, pregevole scultura lignea del 1827, opera di scuola napoletana e la Statua della Vergine Addolorata, che ha origine nel 1910 e sostituisce quella usata fin dal 1833, vestita con un abito di seta e velluto nero. Un velo in tulle nero con ricami di stelle d'oro, le copre tutto il capo e scende fino ai piedi. L’artista Peppino di Iorio ha realizzato altri due bozzetti, LO STENDARDO raffigurante la Morte, simbolo dell'Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti e le Croci della Passione. Inoltre, ultimamente, ha arricchito alcuni bozzetti con i paggetti. Sono giovani che accompagnano i trofei della passione con l‘abito scuro, la camicia bianca, il frac, i guanti bianchi e le scarpe con la fibbia dorata. La processione del Venerdì Santo (o del Cristo morto) di Chieti è forse la processione più antica d'Italia.



La sua origine, infatti, risalirebbe all'anno 842 d.C., anno in cui si concluse ufficialmente la ricostruzione della prima Cattedrale (attualmente la vecchia Cattedrale costituisce la cripta della nuova), che era stata distrutta nell'anno 801 da re Pipino. Con la ricostruzione della Cattedrale nacque la Processione del Venerdì Santo. La sua conformazione attuale risale però solo al XVI secolo, quando nacque la Confraternita che ancora oggi ne cura l'allestimento e la preparazione, ovvero L'Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti.
All'inizi del 1900, fu introdotto il coro che intona lo struggente Miserere composto verso il 1740 da Saverio Selecchy con i musici e cantori. I bozzetti si possono guardare dal 9 al 15 aprile presso il Liceo Classico G.B. Vico in Corso Marrucino a Chieti.

Le foto sul link : BOZZETTI

06 aprile 2017

Chieti - Defibrillatori presto obbligatori


A quasi quattro anni dalla sua promulgazione, il Decreto Legge Balduzzi, diventato legge ordinaria, che impone a società e associazioni sportive dilettantistiche di dotarsi di un defibrillatore, sta per entrare in vigore in ogni sua parte. La data fissata dal legislatore è quella dell'1 luglio 2017: da quel giorno ogni sodalizio impegnato in attività attività sportive che richiedono un significativo impegno cardiocircolatorio dovrà dotarsi di un defibrillatore semiautomatico, un apparecchio che in alcuni casi, se usato in tempi rapidi, può salvare la vita ad una persona vittima di arresto cardiocircolatorio.


30 marzo 2017

Chieti - Di Meo Gabriele un uomo, un grande poeta

Ieri sono stato a tagliarmi i capelli da Gabriele, il barbiere che sta su alla curva della Legione dei Carabinieri. Vi scrivo queste poche righe perché l'emozione mi ha catturato nel rivedere quest'uomo, raro e di un talento illuminato, dal carattere schivo, ma pieno di quella dolcezza che è solo dei grandi. Di Meo Gabriele oltre che barbiere da una vita è anche un poeta affermato. Non sto qui ad elencarvi i premi vinti negli anni, lui è anche un pittore. Un uomo umile dicevo ma ad ascoltarlo ci si accorge che è un intellettuale lucido e meraviglioso. Del maestro Di Meo parlo ma sopratutto di Gabriele,perché è un uomo buono, un mio amico. E' , come dicevo, un uomo grande, senza retorica, un signore insomma; un uomo d'altri tempi, nel significato migliore. Ieri, nell'attesa di clienti da accudire, l'ho trovato seduto sulla poltrona del suo negozio che componeva buttando giù versi che andranno presto a riempire la sua seconda raccolta di poesie, novecento cinquanta, che uscirà in questi prossimi mesi

 L'infinito

anima senza corpo
riprende
la sua rotta
nel manovrar
l'ipotesi
scopre l'infinito

L'essere assiderao

Sole di dicembre
non hai più potere
per aiutar
chi piange
quell'essere
assiderato


La dolce lirica

la mia
semplice vita
si elogia
e si compiace
per rassodar
chi canta
la mia
dolce lirica
si elogia

@nonnoenio

23 marzo 2017

Chieti - Forzati del lavoro e Baby pensionati


Da un eccesso all’altro. Siamo stati per anni il regno dei baby-pensionati. Stiamo diventando il Paese dove l’età della pensione si allontana sempre di più. Negli anni Ottanta erano sufficienti, per una mamma lavoratrice, 14 anni, sei mesi e un giorno per appendere al chiodo l’abito da lavoro e ricevere l’assegno dell’Inps. Oggi, per raggiungere la stessa meta, occorre sgobbare almeno fino a 65 anni e 7 mesi per le dipendenti e oltre 66 anni per le lavoratrici autonome. E, per gli uomini, il traguardo è ancora più lontano. L’unico a sorridere, naturalmente, è il presidente dell’Inps, Tito Boeri, che anno dopo anno, risparmierà un bel po’ di miliardi. Una buona notizia per i bilanci dell’istituto, che non hanno mai navigato in acque tranquille.

Il crollo dei trattamenti previdenziali registrato nel primo trimestre di quest’anno è dovuto all’effetto combinato della riforma Fornero (che ha innalzato l’età pensionabile) e dell’aumento dell’aspettativa di vita degli italiani. Ora, però, la situazione rischia di diventare sempre più pesante. Infatti, sempre secondo le proiezioni dell’Inps, senza correttivi immediati, la generazione degli anni Ottanta, proprio quella che ha visto i propri genitori lasciare il lavoro poco più che quarantenni, potrebbe essere costretta a lavorare almeno fino a 75 anni. Per un assegno che, tra l’altro, per effetto dell’entrata a pieno regime del sistema contributivo (il metodo che tiene conto solo dei contributi effettivamente versati) e della crisi economica (che ha tenuto lontano dal mercato del lavoro un’intera generazione) sarà sempre più esiguo, condannando i lavoratori a pensioni da fame. Ma non basta. L’innalzamento repentino dell’età pensionabile ha anche un’altra conseguenza non meno importante: non favorisce quel turn over generazionale necessario per assicurare un futuro lavorativo (e quindi anche previdenziale) ai giovani. Una contraddizione sottolineata dallo stesso Boeri


E che ha spinto il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, ad aprire un tavolo con i sindacati per studiare forme di uscita più flessibili. Il confronto è appena agli inizi e deve fare i conti con la necessità di evitare un nuovo deragliamento dei conti pubblici. Ma i dati diffusi ieri lasciano chiaramente capire che il tempo a disposizione per correggere le evidenti distorsioni del sistema si sta assottigliando. Occorre agire in fretta per evitare nuove diseguaglianze fra i baby pensionati di ieri e i forzati del lavoro di oggi.

@nonnoenio

17 marzo 2017

Chieti - Voucher, niente referendum



Voucher, il governo si piega alla Cgil, Gentiloni viene battuto dalla Camusso a braccio di ferro Il Consiglio dei ministri ha così varato un decreto di legge ad hoc. La soppressione dei tre articoli, 48,49 e 50, del Jobs Act del 2015, partirà operativamente dal 1 gennaio 2018 per consentire l'esaurimento dei voucher già acquistati. Ogni giorno che passa mi rendo conto che siamo nelle mani di incapaci. Un Governo che decide di togliere i voucher per far piacere alla compagna Camusso ed ai sindacati che sono stati e sono la causa principale della rovina del nostro paese, è un Governo che non capisce niente perché senza voucher sarà la festa del lavoro in nero. I precari resteranno precari ed invece di essere pagati con un voucher e quindi con un pagamento legale, saranno pagati in nero. Complimenti vivissimi ai governanti non votati.Ma se anche il Papa (il che e' tutto dire) ha ammonito i dirigenti di non licenziare per meri interessi economici, cioe' di non licenziare secondo le regole del Job Act!!, riforma rivoluzionaria di Poletti targata RENZI, come peraltro 


anche confermato da una sentenza della Cassazione: “Il licenziamento è legittimo anche se l’azienda lo decide solo per aumentare i profitti"..Il Vaucher e' una ulteriore aberrazione di una riforma FALLITA..e giustamente Gentiloni corre ai ripari bacchettando il suo ministro. La cancellazione dei voucher provocherà delle conseguenze negative, in particolare per le realtà produttive meno strutturate e con più difficoltà a gestire la programmazione di attività stagionali che richiedono flessibilità. Questa decisione danneggerà anche tutti coloro che, in questi anni di crisi economica, hanno ottenuto grazie ai voucher un’utile integrazione al reddito, andando a colpire proprio le fasce più deboli (studenti, pensionati e percettori di prestazioni a sostegno del reddito

@nonnoenio