 Con una istanza di 19 pagine firmate dall'avvocato Daniele Benedini, la giunta regionale ha chiesto al gup Angelo Zaccagnini di mettere sotto chiave i beni di 13 dei 34 imputati di Sanitopoli. Lo stesso elenco è contenuto in una istanza gemella delle quattro Aziende sanitarie abruzzesi, depositato in una udienza aperta dalle conclusioni della procura, accompagnate dalla richiesta dei pm di trascrivere circa quattrocento intercettazioni (sulle trecentomila telefonate e rilevazioni ambientali depositate sempre ieri) considerate rilevanti per l'accusa. Le istanze di sequestro conservativo della Regione e delle Asl riguardano i beni di Ottaviano Del Turco, Sabatino Aracu, Vincenzo Maria Angelini, Giovanni Pace, Luigi Conga, Pietro Anello, Gianluca Zelli, Lamberto Quarta, Camillo Cesarone, Vincenzo Trozzi, Giordano Cerigioni, Angelo Bucciarelli e Pierluigi Cosenza: tredici imputati eccellenti finiti nel mirino delle parti civili perché «dagli atti del procedimento emergono elementi di responsabilità abbondantemente idonei a confermare la fondatezza dell'accusa». La Regione avrebbe subito danni «di ingentissima entità» (non ancora quantificati): i sequestri, dunque, sarebbero necessari «per garantire alla Regione l'adempimento delle obbligazioni civili nascenti dai reati», di fronte a una massa di beni considerata insufficiente e per evitare «la possibilità di depauperamento del patrimonio di ciascun imputato», visto anche che molti beni non sono di proprietà degli imputati, perché formalmente intestati ad altri.Sterminato l'elenco dei beni di Aracu per cui si chiedono i sigilli: a Porto Rotondo (Olbia) 96 piccole unità immobiliari (probabilmente posti auto) di 12 metri quadrati, oltre ad appartamenti, due terreni di 6500 metri quadrati, un'area a pascolo, quattro appartamenti a Pescara, e ancora i beni già sequestrati con decreto del gip il 4 novembre 2009: l'attico di via Nicola Fabrizi a Pescara e quattro quadri d'autore, per un valore complessivo di circa 110 mila euro. Due gli immobili di Del Turco: la casa di sette vani di Roma, e l'abitazione di Tresnuraghes (Oristano), entrambe intestate alla compagna dell'ex governatore, «ma di fatto di proprietà di Del Turco». Trentadue gli immobili di Zelli (uno di 20 vani), da Ovindoli, a una serie di abitazioni Pescara, e a Poggio Bustone (Rieti); quattro quelli di Pace, compreso uno di 13,5 vani; sette quelli di Trozzi. Venti gli immobili di Conga, a cui vengono aggiunti la Porsche Cayenne e i 113.400 euro che vennero rinvenuti a bordo il 14 luglio 2008, oltre a tre conti correnti, beni già sottoposti a sequestro preventivo il 10 luglio 2009, con quelli di Del Turco, Quarta, Cesarone (tre immobili e 19 orologi di pregio) e Conga.... Speriamo che riescano, una volta espropriati e venduti all'asta a risolvere almeno in parte i problemi della sanità abruzzese e scoraggiare ulteriori intrallazzi di stampo mafioso sulla salute dei pazienti bisognosi.
Con una istanza di 19 pagine firmate dall'avvocato Daniele Benedini, la giunta regionale ha chiesto al gup Angelo Zaccagnini di mettere sotto chiave i beni di 13 dei 34 imputati di Sanitopoli. Lo stesso elenco è contenuto in una istanza gemella delle quattro Aziende sanitarie abruzzesi, depositato in una udienza aperta dalle conclusioni della procura, accompagnate dalla richiesta dei pm di trascrivere circa quattrocento intercettazioni (sulle trecentomila telefonate e rilevazioni ambientali depositate sempre ieri) considerate rilevanti per l'accusa. Le istanze di sequestro conservativo della Regione e delle Asl riguardano i beni di Ottaviano Del Turco, Sabatino Aracu, Vincenzo Maria Angelini, Giovanni Pace, Luigi Conga, Pietro Anello, Gianluca Zelli, Lamberto Quarta, Camillo Cesarone, Vincenzo Trozzi, Giordano Cerigioni, Angelo Bucciarelli e Pierluigi Cosenza: tredici imputati eccellenti finiti nel mirino delle parti civili perché «dagli atti del procedimento emergono elementi di responsabilità abbondantemente idonei a confermare la fondatezza dell'accusa». La Regione avrebbe subito danni «di ingentissima entità» (non ancora quantificati): i sequestri, dunque, sarebbero necessari «per garantire alla Regione l'adempimento delle obbligazioni civili nascenti dai reati», di fronte a una massa di beni considerata insufficiente e per evitare «la possibilità di depauperamento del patrimonio di ciascun imputato», visto anche che molti beni non sono di proprietà degli imputati, perché formalmente intestati ad altri.Sterminato l'elenco dei beni di Aracu per cui si chiedono i sigilli: a Porto Rotondo (Olbia) 96 piccole unità immobiliari (probabilmente posti auto) di 12 metri quadrati, oltre ad appartamenti, due terreni di 6500 metri quadrati, un'area a pascolo, quattro appartamenti a Pescara, e ancora i beni già sequestrati con decreto del gip il 4 novembre 2009: l'attico di via Nicola Fabrizi a Pescara e quattro quadri d'autore, per un valore complessivo di circa 110 mila euro. Due gli immobili di Del Turco: la casa di sette vani di Roma, e l'abitazione di Tresnuraghes (Oristano), entrambe intestate alla compagna dell'ex governatore, «ma di fatto di proprietà di Del Turco». Trentadue gli immobili di Zelli (uno di 20 vani), da Ovindoli, a una serie di abitazioni Pescara, e a Poggio Bustone (Rieti); quattro quelli di Pace, compreso uno di 13,5 vani; sette quelli di Trozzi. Venti gli immobili di Conga, a cui vengono aggiunti la Porsche Cayenne e i 113.400 euro che vennero rinvenuti a bordo il 14 luglio 2008, oltre a tre conti correnti, beni già sottoposti a sequestro preventivo il 10 luglio 2009, con quelli di Del Turco, Quarta, Cesarone (tre immobili e 19 orologi di pregio) e Conga.... Speriamo che riescano, una volta espropriati e venduti all'asta a risolvere almeno in parte i problemi della sanità abruzzese e scoraggiare ulteriori intrallazzi di stampo mafioso sulla salute dei pazienti bisognosi.30 giugno 2010
Chiesto il sequestro dei beni...
 Con una istanza di 19 pagine firmate dall'avvocato Daniele Benedini, la giunta regionale ha chiesto al gup Angelo Zaccagnini di mettere sotto chiave i beni di 13 dei 34 imputati di Sanitopoli. Lo stesso elenco è contenuto in una istanza gemella delle quattro Aziende sanitarie abruzzesi, depositato in una udienza aperta dalle conclusioni della procura, accompagnate dalla richiesta dei pm di trascrivere circa quattrocento intercettazioni (sulle trecentomila telefonate e rilevazioni ambientali depositate sempre ieri) considerate rilevanti per l'accusa. Le istanze di sequestro conservativo della Regione e delle Asl riguardano i beni di Ottaviano Del Turco, Sabatino Aracu, Vincenzo Maria Angelini, Giovanni Pace, Luigi Conga, Pietro Anello, Gianluca Zelli, Lamberto Quarta, Camillo Cesarone, Vincenzo Trozzi, Giordano Cerigioni, Angelo Bucciarelli e Pierluigi Cosenza: tredici imputati eccellenti finiti nel mirino delle parti civili perché «dagli atti del procedimento emergono elementi di responsabilità abbondantemente idonei a confermare la fondatezza dell'accusa». La Regione avrebbe subito danni «di ingentissima entità» (non ancora quantificati): i sequestri, dunque, sarebbero necessari «per garantire alla Regione l'adempimento delle obbligazioni civili nascenti dai reati», di fronte a una massa di beni considerata insufficiente e per evitare «la possibilità di depauperamento del patrimonio di ciascun imputato», visto anche che molti beni non sono di proprietà degli imputati, perché formalmente intestati ad altri.Sterminato l'elenco dei beni di Aracu per cui si chiedono i sigilli: a Porto Rotondo (Olbia) 96 piccole unità immobiliari (probabilmente posti auto) di 12 metri quadrati, oltre ad appartamenti, due terreni di 6500 metri quadrati, un'area a pascolo, quattro appartamenti a Pescara, e ancora i beni già sequestrati con decreto del gip il 4 novembre 2009: l'attico di via Nicola Fabrizi a Pescara e quattro quadri d'autore, per un valore complessivo di circa 110 mila euro. Due gli immobili di Del Turco: la casa di sette vani di Roma, e l'abitazione di Tresnuraghes (Oristano), entrambe intestate alla compagna dell'ex governatore, «ma di fatto di proprietà di Del Turco». Trentadue gli immobili di Zelli (uno di 20 vani), da Ovindoli, a una serie di abitazioni Pescara, e a Poggio Bustone (Rieti); quattro quelli di Pace, compreso uno di 13,5 vani; sette quelli di Trozzi. Venti gli immobili di Conga, a cui vengono aggiunti la Porsche Cayenne e i 113.400 euro che vennero rinvenuti a bordo il 14 luglio 2008, oltre a tre conti correnti, beni già sottoposti a sequestro preventivo il 10 luglio 2009, con quelli di Del Turco, Quarta, Cesarone (tre immobili e 19 orologi di pregio) e Conga.... Speriamo che riescano, una volta espropriati e venduti all'asta a risolvere almeno in parte i problemi della sanità abruzzese e scoraggiare ulteriori intrallazzi di stampo mafioso sulla salute dei pazienti bisognosi.
Con una istanza di 19 pagine firmate dall'avvocato Daniele Benedini, la giunta regionale ha chiesto al gup Angelo Zaccagnini di mettere sotto chiave i beni di 13 dei 34 imputati di Sanitopoli. Lo stesso elenco è contenuto in una istanza gemella delle quattro Aziende sanitarie abruzzesi, depositato in una udienza aperta dalle conclusioni della procura, accompagnate dalla richiesta dei pm di trascrivere circa quattrocento intercettazioni (sulle trecentomila telefonate e rilevazioni ambientali depositate sempre ieri) considerate rilevanti per l'accusa. Le istanze di sequestro conservativo della Regione e delle Asl riguardano i beni di Ottaviano Del Turco, Sabatino Aracu, Vincenzo Maria Angelini, Giovanni Pace, Luigi Conga, Pietro Anello, Gianluca Zelli, Lamberto Quarta, Camillo Cesarone, Vincenzo Trozzi, Giordano Cerigioni, Angelo Bucciarelli e Pierluigi Cosenza: tredici imputati eccellenti finiti nel mirino delle parti civili perché «dagli atti del procedimento emergono elementi di responsabilità abbondantemente idonei a confermare la fondatezza dell'accusa». La Regione avrebbe subito danni «di ingentissima entità» (non ancora quantificati): i sequestri, dunque, sarebbero necessari «per garantire alla Regione l'adempimento delle obbligazioni civili nascenti dai reati», di fronte a una massa di beni considerata insufficiente e per evitare «la possibilità di depauperamento del patrimonio di ciascun imputato», visto anche che molti beni non sono di proprietà degli imputati, perché formalmente intestati ad altri.Sterminato l'elenco dei beni di Aracu per cui si chiedono i sigilli: a Porto Rotondo (Olbia) 96 piccole unità immobiliari (probabilmente posti auto) di 12 metri quadrati, oltre ad appartamenti, due terreni di 6500 metri quadrati, un'area a pascolo, quattro appartamenti a Pescara, e ancora i beni già sequestrati con decreto del gip il 4 novembre 2009: l'attico di via Nicola Fabrizi a Pescara e quattro quadri d'autore, per un valore complessivo di circa 110 mila euro. Due gli immobili di Del Turco: la casa di sette vani di Roma, e l'abitazione di Tresnuraghes (Oristano), entrambe intestate alla compagna dell'ex governatore, «ma di fatto di proprietà di Del Turco». Trentadue gli immobili di Zelli (uno di 20 vani), da Ovindoli, a una serie di abitazioni Pescara, e a Poggio Bustone (Rieti); quattro quelli di Pace, compreso uno di 13,5 vani; sette quelli di Trozzi. Venti gli immobili di Conga, a cui vengono aggiunti la Porsche Cayenne e i 113.400 euro che vennero rinvenuti a bordo il 14 luglio 2008, oltre a tre conti correnti, beni già sottoposti a sequestro preventivo il 10 luglio 2009, con quelli di Del Turco, Quarta, Cesarone (tre immobili e 19 orologi di pregio) e Conga.... Speriamo che riescano, una volta espropriati e venduti all'asta a risolvere almeno in parte i problemi della sanità abruzzese e scoraggiare ulteriori intrallazzi di stampo mafioso sulla salute dei pazienti bisognosi.28 giugno 2010
Artisti di Strada

L’Associazione Culturale Chietinstrada-via Eugenio Bruno 27 – 66100 Chieti (Abruzzo, Italy)- email: info@chietinstrada.it -http://www.chietinstrada.it/ anche quest' anno, nei giorni 14-15-16 agosto, promuoverà la Rassegna Internazionale degli Artisti di Strada. Purtroppo, a causa dei lavori su corso Marrucino, lo spazio è ridotto. Va da Largo Martiri della Libertà- (cassa di risparmio), a Porta Pescara.Anche il Buskergarden, vero e proprio “after hours”, con esibizioni libere e jam session con artisti di strada e musicisti locali, dovrà trovare altra destinazione. Non sarà possibile raggiungere la Civitella né la Villa Comunale per questo cantiere. Sicuramente piazza G.B.Vico- piazza della Trinità-la Villa Comunale offrivano uno spazio più prestigioso. Con questo “handicap del cantiere “, la cittadinanza, i turisti e gli esercizi commerciali saranno penalizzati. Almeno, cari amministratori, farete fare bella figura alla vostra città con l’apertura dei servizi igienici, la pulizia delle strade e con un autobus navetta gratis e continuo che collega il terminal al centro cittadino?

A proposito di ascensore !

I cittadini hanno il diritto di conoscere ciò che l’amministrazione fa. Mi aspettavo almeno una risposta da parte degli amministratori o dirigenti sul cantiere per il tunnel. L’assessore Colantonio sino a pochi mesi fa, giornalmente rilasciava interviste o scriveva sui blog riguardo a qualsiasi questione che emergeva per la città. Ora ha scelto il “ mutismo” facendo parlare l’addetto stampa. Indubbiamente gli impegni, anche se il “ rodaggio” ormai è concluso, gli hanno fatto scegliere questa strada. Allora mi sono dato io da fare per fornire la risposta. Ho parlato con il direttore dei lavori Gianluca Mezzanotte il quale mi ha messo a conoscenza che i lavori sono fermi da circa un mese perché: “abbiamo trovato altri ruderi.”! Non è una novità considerando che in qualsiasi luogo del centro storico di Chieti si scavi, si troveranno beni storici. E’ ovvio che a pochi centimetri dal ritrovamento dei ruderi ne sono emersi altri. Per questo motivo la sovrintendenza dei beni culturali ha bloccato i lavori per capire se questi “ nuovi mattoni” abbiano o meno la stessa origine degli altri. Quanto tempo passerà? Speriamo ancora pochi giorni! Intanto il lavoro slitterà . La riconsegna non sarà più fine ottobre ma speriamo fine anno.
Luciano Pellegrini
25 giugno 2010
A testa bassa

24 giugno 2010
Dubbi sul Tunnel

Da diversi giorni non si vedono più i macchinari in largo Barbella funzionare ed il cancello di ingresso al cantiere è chiuso. Perché? Veramente si udivano delle voci… non rassicuranti sul prosieguo dei lavori di realizzazione del tunnel. Ma finché gli operai lavoravano ed i macchinari operavano, non era preoccupante. Circa un messe, fa parlando con l’architetto Mezzanotte, avevo avuto rassicurazioni sull'’avanzamento dell’opera. Ormai il tunnel era ultimato ed erano iniziati i lavori di perforazione, verticali, dove sistemare l’ascensore. Ora, cosa è successo? E’ forse una mia preoccupazione o qualche cosa di vero esiste? Sindaco ed assessore ai lavori pubblici, a voi risulta qualche cosa di strano o i lavori , vedi oggi, erano fermi per qualche motivo diciamo tecnico ? Questo lavoro non dovrebbe terminare il 26 ottobre corrente anno?
Luciano Pellegrini
23 giugno 2010
Oggi a Chieti 23 giu 2010
21 giugno 2010
Belli solo in tribuna, i tifosi!

16 giugno 2010
Platini & Pele su Maradona
 «Maradona fa il ct solo per soldi. Ho provato ad aiutarlo negli affari, ma non si presentava mai agli appuntamenti». «Un commento su Maradona ct? Lui era un gran giocatore». La prima frase porta la firma di Edison Arantes do Nascimento, meglio conosciuto come Pelè. La seconda è un’affermazione di Michel Platini, “Le roi”. La replica del pibe de oro non si è fatta attendere. «Pelè torni al museo. E Platini non mi sorprende perché io e lui siamo sempre stati molto distanti. Sappiamo come sono i francesi. Platini è francese e pensa di essere meglio del resto del mondo. Io non gli ho mai dato peso». Il ct della “albiceleste” non si ferma qui, e critica anche il controverso pallone del Mondiale, l'ormai celebre Jabulani. «Il pallone influisce molto sul gioco. Chiedo a Pelè e Platini di andare a rivedere il pallone con cui giocavano loro e poi dare un giudizio sullo Jabulani. Magari la smettono di dire cose stupide su di me...». In campo, solitamente, sono i numeri 5, gli stopper, o i numeri 4, i mediani, ad entrare duri e diretti, in modo irruente. Ma fuori sono gli ex “10” a non lesinare frasi al veleno. E a quanto pare questo potrebbe essere solo il primo round. D’altra parte quando c’è il nome di Diego Armando Maradona di mezzo commenti e polemiche non mancano mai: il suo non essere mai stato "allineato" lo si paga anche così. Il coltello dalla parte del manico, questa volta, lo ha la “mano di Dio”: dopo lo straordinario mondiale vinto da giocatore, dovesse vincerne uno anche da allenatore ecco che metterebbe a tacere il brasiliano e il francese, oltre a tutti i suoi detrattori sparsi per il mondo. Il destino argentino non è però nel sinistro di Diego, ma nelle velocità di Messi, nei gol di Milito e nella fantasia di Veron. A loro tre Maradona chiede una magia, una prodezza, per zittire tutti quanti e regalare al popolo argentino un urlo di gioia.
«Maradona fa il ct solo per soldi. Ho provato ad aiutarlo negli affari, ma non si presentava mai agli appuntamenti». «Un commento su Maradona ct? Lui era un gran giocatore». La prima frase porta la firma di Edison Arantes do Nascimento, meglio conosciuto come Pelè. La seconda è un’affermazione di Michel Platini, “Le roi”. La replica del pibe de oro non si è fatta attendere. «Pelè torni al museo. E Platini non mi sorprende perché io e lui siamo sempre stati molto distanti. Sappiamo come sono i francesi. Platini è francese e pensa di essere meglio del resto del mondo. Io non gli ho mai dato peso». Il ct della “albiceleste” non si ferma qui, e critica anche il controverso pallone del Mondiale, l'ormai celebre Jabulani. «Il pallone influisce molto sul gioco. Chiedo a Pelè e Platini di andare a rivedere il pallone con cui giocavano loro e poi dare un giudizio sullo Jabulani. Magari la smettono di dire cose stupide su di me...». In campo, solitamente, sono i numeri 5, gli stopper, o i numeri 4, i mediani, ad entrare duri e diretti, in modo irruente. Ma fuori sono gli ex “10” a non lesinare frasi al veleno. E a quanto pare questo potrebbe essere solo il primo round. D’altra parte quando c’è il nome di Diego Armando Maradona di mezzo commenti e polemiche non mancano mai: il suo non essere mai stato "allineato" lo si paga anche così. Il coltello dalla parte del manico, questa volta, lo ha la “mano di Dio”: dopo lo straordinario mondiale vinto da giocatore, dovesse vincerne uno anche da allenatore ecco che metterebbe a tacere il brasiliano e il francese, oltre a tutti i suoi detrattori sparsi per il mondo. Il destino argentino non è però nel sinistro di Diego, ma nelle velocità di Messi, nei gol di Milito e nella fantasia di Veron. A loro tre Maradona chiede una magia, una prodezza, per zittire tutti quanti e regalare al popolo argentino un urlo di gioia.15 giugno 2010
Troppi cantieri a Chieti
 I troppi cantieri a Chieti hanno  paralizzato la città in questi mesi estivi. Ciò, secondo il mio parere, è  dovuto ad una mancata programmazione nella passata legislatura. Per non  perdere i finanziamenti ottenuti, l’amministrazione è stata costretta   ad aprire più cantieri contemporaneamente nella città per non  oltrepassare i termini di scadenza che ogni lavoro si era prefissata. Ne  consegue che vengono penalizzati i commercianti, i cittadini e le  manifestazioni estive. Se almeno si conoscesse la fine dei lavori, (questo purtroppo è  stato il grosso limite di tutte le amministrazioni teatine, mai una data  fu rispettata, forse perchè allungando i giorni dei lavori si aumentano  a dismisura le spese) comunicato solo a parole, ci si potrebbe  meglio organizzare. Chissà perché c’è ritrosia ad inserire sul cartello  di cantiere, le date di inizio e fine lavori. ( si dovrebbe mettere anche una penale  per ogni giorno superato, così un sicuro passivi si tramuterebbe in un  probabile attivo, ma per fare ciò si dovrebbe introdurre un'altra  filosofia...) L’amministrazione è obbligata a risolvere
I troppi cantieri a Chieti hanno  paralizzato la città in questi mesi estivi. Ciò, secondo il mio parere, è  dovuto ad una mancata programmazione nella passata legislatura. Per non  perdere i finanziamenti ottenuti, l’amministrazione è stata costretta   ad aprire più cantieri contemporaneamente nella città per non  oltrepassare i termini di scadenza che ogni lavoro si era prefissata. Ne  consegue che vengono penalizzati i commercianti, i cittadini e le  manifestazioni estive. Se almeno si conoscesse la fine dei lavori, (questo purtroppo è  stato il grosso limite di tutte le amministrazioni teatine, mai una data  fu rispettata, forse perchè allungando i giorni dei lavori si aumentano  a dismisura le spese) comunicato solo a parole, ci si potrebbe  meglio organizzare. Chissà perché c’è ritrosia ad inserire sul cartello  di cantiere, le date di inizio e fine lavori. ( si dovrebbe mettere anche una penale  per ogni giorno superato, così un sicuro passivi si tramuterebbe in un  probabile attivo, ma per fare ciò si dovrebbe introdurre un'altra  filosofia...) L’amministrazione è obbligata a risolvere  tempi tecnici lunghi, ma almeno la soluzione di utilizzare il  servizio pubblico deve essere subito istituita. Non va bene servirsi  della linea 1 con gli orari attualmente in vigore e limitate nell’arco  della giornata. Occorre un servizio navetta gratuito con partenza dal  terminal a brevi intervalli, max ogni 10 minuti, distribuiti sino alla  mezzanotte; altrimenti le persone non verranno o parcheggeranno in  maniera selvaggia nel centro cittadino. Stesso discorso sull'apertura  dei bagni pubblici.
tempi tecnici lunghi, ma almeno la soluzione di utilizzare il  servizio pubblico deve essere subito istituita. Non va bene servirsi  della linea 1 con gli orari attualmente in vigore e limitate nell’arco  della giornata. Occorre un servizio navetta gratuito con partenza dal  terminal a brevi intervalli, max ogni 10 minuti, distribuiti sino alla  mezzanotte; altrimenti le persone non verranno o parcheggeranno in  maniera selvaggia nel centro cittadino. Stesso discorso sull'apertura  dei bagni pubblici.14 giugno 2010
Il mistero di Santa Rosa
 Morì per un’embolia cardiaca all’età di 19 anni. È stato un ricercatore dell’Università di Chieti, Ruggero D’Anastasio, a svelare dopo 700 anni il mistero della morte di Santa Rosa da Viterbo, la cui mummia incorrotta è custodita nel monastero della città laziale. «Il corpo della giovane - ha detto - che avevamo già analizzato in precedenza e che appartiene a una ragazza di 18-19 anni, porta i segni di un'embolia cardiaca, che probabilmente è stata causa della sua morte». Lo studio è stato pubblicato su "Lancet". Lo studio ha permesso di «confermare alcune delle scoperte precedenti e alcune delle tradizioni sulla Santa tramandate nel corso dei secoli». Smentendo invece la teoria secondo la quale a uccidere la giovane sia stata la tubercolosi. «Esaminando la radiografia del cuore, che era stato separato nel 1924 dalla mummia, abbiamo scoperto la presenza di un diverticolo ventricolare, una deviazione del setto comunemente associata a una rara malattia, la sindrome di Cantrell». Non solo, il cuore della mummia mostra i segni di quella che può essere stata la causa della morte: una massa di carattere fibroso, «probabilmente un trombo, che - dice il ricercatore - è stato molto probabilmente fatale» alla giovane».
Morì per un’embolia cardiaca all’età di 19 anni. È stato un ricercatore dell’Università di Chieti, Ruggero D’Anastasio, a svelare dopo 700 anni il mistero della morte di Santa Rosa da Viterbo, la cui mummia incorrotta è custodita nel monastero della città laziale. «Il corpo della giovane - ha detto - che avevamo già analizzato in precedenza e che appartiene a una ragazza di 18-19 anni, porta i segni di un'embolia cardiaca, che probabilmente è stata causa della sua morte». Lo studio è stato pubblicato su "Lancet". Lo studio ha permesso di «confermare alcune delle scoperte precedenti e alcune delle tradizioni sulla Santa tramandate nel corso dei secoli». Smentendo invece la teoria secondo la quale a uccidere la giovane sia stata la tubercolosi. «Esaminando la radiografia del cuore, che era stato separato nel 1924 dalla mummia, abbiamo scoperto la presenza di un diverticolo ventricolare, una deviazione del setto comunemente associata a una rara malattia, la sindrome di Cantrell». Non solo, il cuore della mummia mostra i segni di quella che può essere stata la causa della morte: una massa di carattere fibroso, «probabilmente un trombo, che - dice il ricercatore - è stato molto probabilmente fatale» alla giovane».Il Pescara di nuovo in serie B

10 giugno 2010
È un Paese incattivito !

08 giugno 2010
Lo Stellario riparte

Roberto Saviano
 Guardatelo bene, quest’uomo. E diffidate di chi tenta di denigrarlo o, peggio, di farlo tacere: con il piombo delle pallottole o con quello della censura. C’è chi vuole togliergli la voce. Chi lo chiama eroe di carta. Ma Roberto Saviano è, suo malgrado, un eroe e basta. Ha un’unica arma: la parola. La parola che ha permesso a molti di noi di entrare nel mondo intriso di sangue, di silenzi e di misteri della Camorra: dentro un Sud che da tempo non è più governato dallo Stato.  La parola ha dato a Saviano anche popolarità e ricchezza. Ma gli ha tolto la vita: perché essere minacciati di morte e vivere sotto scorta 365 giorni su 365 non ha nulla a che fare con la vita.  I libri di Saviano (tradotti in 53 Paesi del mondo) hanno reso i cittadini più informati, più consapevoli. Ma lui ha pagato il prezzo più alto: ha rinunciato alla giovinezza, alla spensieratezza, agli affetti. Nella sua esistenza, nulla somiglia a ciò che riempie di normalità le nostre giornate.  “Spesso - dice - mi si chiede come sia possibile che delle parole possano mettere in crisi organizzazioni criminali potenti. In verità ciò che spaventa è che tutti possano d’improvviso avere la possibilità di capire come vanno le cose. Avere gli strumenti che svelino quel che sta dietro”. E’ in questo “tutti” e in questo “dietro”, la chiave del suo più grande successo, che è dolorosa missione quotidiana, testimonianza dal fronte della verità indicibile, maieutica per un’Italia cloroformizzata da una Tv che rappresenta troppe volte uno scenario inesistente, lontano dal Paese reale
Guardatelo bene, quest’uomo. E diffidate di chi tenta di denigrarlo o, peggio, di farlo tacere: con il piombo delle pallottole o con quello della censura. C’è chi vuole togliergli la voce. Chi lo chiama eroe di carta. Ma Roberto Saviano è, suo malgrado, un eroe e basta. Ha un’unica arma: la parola. La parola che ha permesso a molti di noi di entrare nel mondo intriso di sangue, di silenzi e di misteri della Camorra: dentro un Sud che da tempo non è più governato dallo Stato.  La parola ha dato a Saviano anche popolarità e ricchezza. Ma gli ha tolto la vita: perché essere minacciati di morte e vivere sotto scorta 365 giorni su 365 non ha nulla a che fare con la vita.  I libri di Saviano (tradotti in 53 Paesi del mondo) hanno reso i cittadini più informati, più consapevoli. Ma lui ha pagato il prezzo più alto: ha rinunciato alla giovinezza, alla spensieratezza, agli affetti. Nella sua esistenza, nulla somiglia a ciò che riempie di normalità le nostre giornate.  “Spesso - dice - mi si chiede come sia possibile che delle parole possano mettere in crisi organizzazioni criminali potenti. In verità ciò che spaventa è che tutti possano d’improvviso avere la possibilità di capire come vanno le cose. Avere gli strumenti che svelino quel che sta dietro”. E’ in questo “tutti” e in questo “dietro”, la chiave del suo più grande successo, che è dolorosa missione quotidiana, testimonianza dal fronte della verità indicibile, maieutica per un’Italia cloroformizzata da una Tv che rappresenta troppe volte uno scenario inesistente, lontano dal Paese reale07 giugno 2010
Ecomafia, 78 reati ogni giorno
 Con oltre 20,5 miliardi di euro di fatturato, l’ecomafia si conferma  come una holding solida e potente. «Un business che minaccia gravemente  il futuro del nostro paese sottraendo risorse preziose all’economia  legale e condannandolo all’arretratezza», lo ha detto il presidente  nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza presentando il rapporto  annuale Ecomafia 2010.  E’ necessario dunque che l’azione di contrasto,  come ha scritto il presidente Giorgio Napolitano, «debba divenire  sempre pià incisiva, attraverso il ricorso a nuove tecnologie di  rivelazione e l’adeguamento del quadro normativo al rapido evolversi di  un fenomeno criminale in forme sempre più sofisticate e aggressive». E’  un giro d’affari immune dalla crisi, con bilanci sempre positivi e un  ampliamento dei flussi sulle rotte globali. Rifiuti (anche elettronici) e  cemento (anche depotenziato) i settori che tirano di più. Un giro  d’affari totale che supera i venti miliardi di euro, «un profitto  superiore a quello annuo della Fiat, che è di circa 200 milioni di euro -  sottolinea lo scrittore Roberto Saviano nella sua prefazione al  rapporto -. Quindi in realtà, usare il territorio italiano come  un’eterna miniera nella quale nascondere rifiuti è più redditizio che  coltivare quelle stesse terre». Per questo motivo l’Italia, che nella  qualità del suo territorio ha la
Con oltre 20,5 miliardi di euro di fatturato, l’ecomafia si conferma  come una holding solida e potente. «Un business che minaccia gravemente  il futuro del nostro paese sottraendo risorse preziose all’economia  legale e condannandolo all’arretratezza», lo ha detto il presidente  nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza presentando il rapporto  annuale Ecomafia 2010.  E’ necessario dunque che l’azione di contrasto,  come ha scritto il presidente Giorgio Napolitano, «debba divenire  sempre pià incisiva, attraverso il ricorso a nuove tecnologie di  rivelazione e l’adeguamento del quadro normativo al rapido evolversi di  un fenomeno criminale in forme sempre più sofisticate e aggressive». E’  un giro d’affari immune dalla crisi, con bilanci sempre positivi e un  ampliamento dei flussi sulle rotte globali. Rifiuti (anche elettronici) e  cemento (anche depotenziato) i settori che tirano di più. Un giro  d’affari totale che supera i venti miliardi di euro, «un profitto  superiore a quello annuo della Fiat, che è di circa 200 milioni di euro -  sottolinea lo scrittore Roberto Saviano nella sua prefazione al  rapporto -. Quindi in realtà, usare il territorio italiano come  un’eterna miniera nella quale nascondere rifiuti è più redditizio che  coltivare quelle stesse terre». Per questo motivo l’Italia, che nella  qualità del suo territorio ha la05 giugno 2010
Ex Burgo ed esposizione all'amianto
04 giugno 2010
Tagli alla spesa pubblica!
 Adesso che c'è il PDL, sia in regione, come in Provincia e nel Comune di Chieti, cosa si aspetta a mettere all'ordine del giorno una delibera, che secondo le direttive del ministro Brunetta : la pubblicazione degli stipendi dei dirigenti regionali, provinciali e comunali ? Un’operazione di trasparenza che parte da lontano, voluta dal ministro Brunetta, che chiacchierata da tutti, auspicata e mai attuata. Si doveva, a sentir loro, con un semplice clic, sul sito della Provincia, della Regione o del Comune, poter accedere ad una specifica sezione dedicata agli stipendi di tutti i dirigenti generali, dirigenti di Servizio o strutture equiparate conoscere il loro stipendio lordo mensile. Si disse che oltre al nome e cognome del dirigente, o del Sindaco, al dato relativo al suo stipendio lordo e netto, la nuova sezione del sito, avrebbe dovuto dare altre informazioni più generali, come il tipo di incarichi affidati al nominato dirigente, o assessore; i suoi carichi di lavoro e ogni altro dato che potesse giustificarne la retribuzione. Una pagellina sulla sua efficienza e un contatto con i suoi elettori, che avrebbero potuto dare loro stessi un voto di qualità, in base alla efficienza dimostrata, nei cinque anni preposti a governarli. Si disse che il cittadino oltre all’indicazione precisa sullo stipendio dei vertici ( è di oggi la notizia sul Messaggero dei presunti tagli apportati dalla manovra Tremonti, in percentuale sugli stipendi loro erogati), per ogni Servizio del comune o della Provincia, si sarebbe, volendo, potuto eseguire un calcolo sulla retribuzione media, in base al numero dei dipendenti impiegati controllando la giusta spesa. Questo ipotetico sito internet, chiacchierato e mai realizzato, avrebbe dovuto elaborare una sorta di radiografia dell’organizzazione interna della struttura pubblica interessata, con l’indicazione di quanto personale lavori in ogni struttura, la sua esatta composizione, lo schema organizzativo di riferimento e - come si disse - il valore delle retribuzioni medie di ognuno. Quella «operazione trasparenza» che lor signori caldeggiarono fortemente quando erano all'opposizione e a governare c'erano i SINISTRI di oggi, che di sinistri hanno solo la nomea. Le norme, che furono allora dettate dal ministro Brunetta, non sono state mai recepite nella regione Abruzzo, ne si è mai pensato di trasportarle in un disegno di legge regionale. Ora che si è arrivati nella sala dei bottoni e si ha a disposizione quei pochi fondi rimasti, si fanno solo delle gran chiacchiere e si cerca di far passare il tempo senza fare nessuna riforma. Da noi si è solito lamentarsi sui tagli più o meno gravi effettuati dalla recente manovra salva Italia, cercando di scansarne quanto più se ne può, (anche i giudici scendono in sciopero, forse si ritenevano di un altro pianeta) per potersene poi vantare con il proprio pubblico di elettori, piuttosto che fare chiarezza sui veri problemi della nostra dilaniata regione (basta guardare i buchi nei bilanci, in ogni settore e in special modo nella sanità). Comunque se sono vere le voci che corrono sulla manovra,  e non ho nessun motivo di dubitarne, dovrebbero essere, finalmente, eliminati i famosi gettoni di presenza (quelli che alla giunta Ricci interessavano maledettamente, tanto da avere una litigiosità, che non si ha memoria nella storia del comune di Chieti) o dovrebbero essere fortemente decurtati. Si dovrebbero vedere dei gran bei tagli, dell'ordine dei 3 o 4 mila euro sugli stipendi d'oro del sindaco e del suo vice e riduzioni da 815 mila euro a 100 mila, per la spesa complessiva per gli assessori. Non è molto come risparmio, ma è già qualcosa se venisse attuato, chissà che non vengono fuori i soldi per riparare la scala mobile o ripavimentare il corso Marrucino. voglio ricordarvi quanto si risparmierà, solo per non dover pagare  lo stipendi a quel super commissario che l'ex sindaco Ricci ci aveva imposto qualche anno fà, per fare tutto quello che lui, non riusciva a fare nella gestione del suo comune. Io mi auguro che si torni a fare politica  come una volta, per passione e non per interesse di questo o quel partito o personale (basta guardare quello che succede oggi, quando si scoprono case comperate a ministri, che dichiarano tranquillamente in TV, di non saperne niente o di affitti pagati  loro da faccendieri di comodo) e che sopratutto l'uomo più vicino ai cittadini, il sindaco, faccia il loro interesse e l'interesse della loro città e che si renda conto che adesso lui è lì ( con uno stipendio di circa 4800 euro al mese) grazie alla loro fiducia e ai loro voti e che come vi è stato messo, può essere fra cinque anni,  allontanato.
Adesso che c'è il PDL, sia in regione, come in Provincia e nel Comune di Chieti, cosa si aspetta a mettere all'ordine del giorno una delibera, che secondo le direttive del ministro Brunetta : la pubblicazione degli stipendi dei dirigenti regionali, provinciali e comunali ? Un’operazione di trasparenza che parte da lontano, voluta dal ministro Brunetta, che chiacchierata da tutti, auspicata e mai attuata. Si doveva, a sentir loro, con un semplice clic, sul sito della Provincia, della Regione o del Comune, poter accedere ad una specifica sezione dedicata agli stipendi di tutti i dirigenti generali, dirigenti di Servizio o strutture equiparate conoscere il loro stipendio lordo mensile. Si disse che oltre al nome e cognome del dirigente, o del Sindaco, al dato relativo al suo stipendio lordo e netto, la nuova sezione del sito, avrebbe dovuto dare altre informazioni più generali, come il tipo di incarichi affidati al nominato dirigente, o assessore; i suoi carichi di lavoro e ogni altro dato che potesse giustificarne la retribuzione. Una pagellina sulla sua efficienza e un contatto con i suoi elettori, che avrebbero potuto dare loro stessi un voto di qualità, in base alla efficienza dimostrata, nei cinque anni preposti a governarli. Si disse che il cittadino oltre all’indicazione precisa sullo stipendio dei vertici ( è di oggi la notizia sul Messaggero dei presunti tagli apportati dalla manovra Tremonti, in percentuale sugli stipendi loro erogati), per ogni Servizio del comune o della Provincia, si sarebbe, volendo, potuto eseguire un calcolo sulla retribuzione media, in base al numero dei dipendenti impiegati controllando la giusta spesa. Questo ipotetico sito internet, chiacchierato e mai realizzato, avrebbe dovuto elaborare una sorta di radiografia dell’organizzazione interna della struttura pubblica interessata, con l’indicazione di quanto personale lavori in ogni struttura, la sua esatta composizione, lo schema organizzativo di riferimento e - come si disse - il valore delle retribuzioni medie di ognuno. Quella «operazione trasparenza» che lor signori caldeggiarono fortemente quando erano all'opposizione e a governare c'erano i SINISTRI di oggi, che di sinistri hanno solo la nomea. Le norme, che furono allora dettate dal ministro Brunetta, non sono state mai recepite nella regione Abruzzo, ne si è mai pensato di trasportarle in un disegno di legge regionale. Ora che si è arrivati nella sala dei bottoni e si ha a disposizione quei pochi fondi rimasti, si fanno solo delle gran chiacchiere e si cerca di far passare il tempo senza fare nessuna riforma. Da noi si è solito lamentarsi sui tagli più o meno gravi effettuati dalla recente manovra salva Italia, cercando di scansarne quanto più se ne può, (anche i giudici scendono in sciopero, forse si ritenevano di un altro pianeta) per potersene poi vantare con il proprio pubblico di elettori, piuttosto che fare chiarezza sui veri problemi della nostra dilaniata regione (basta guardare i buchi nei bilanci, in ogni settore e in special modo nella sanità). Comunque se sono vere le voci che corrono sulla manovra,  e non ho nessun motivo di dubitarne, dovrebbero essere, finalmente, eliminati i famosi gettoni di presenza (quelli che alla giunta Ricci interessavano maledettamente, tanto da avere una litigiosità, che non si ha memoria nella storia del comune di Chieti) o dovrebbero essere fortemente decurtati. Si dovrebbero vedere dei gran bei tagli, dell'ordine dei 3 o 4 mila euro sugli stipendi d'oro del sindaco e del suo vice e riduzioni da 815 mila euro a 100 mila, per la spesa complessiva per gli assessori. Non è molto come risparmio, ma è già qualcosa se venisse attuato, chissà che non vengono fuori i soldi per riparare la scala mobile o ripavimentare il corso Marrucino. voglio ricordarvi quanto si risparmierà, solo per non dover pagare  lo stipendi a quel super commissario che l'ex sindaco Ricci ci aveva imposto qualche anno fà, per fare tutto quello che lui, non riusciva a fare nella gestione del suo comune. Io mi auguro che si torni a fare politica  come una volta, per passione e non per interesse di questo o quel partito o personale (basta guardare quello che succede oggi, quando si scoprono case comperate a ministri, che dichiarano tranquillamente in TV, di non saperne niente o di affitti pagati  loro da faccendieri di comodo) e che sopratutto l'uomo più vicino ai cittadini, il sindaco, faccia il loro interesse e l'interesse della loro città e che si renda conto che adesso lui è lì ( con uno stipendio di circa 4800 euro al mese) grazie alla loro fiducia e ai loro voti e che come vi è stato messo, può essere fra cinque anni,  allontanato.01 giugno 2010
Ricicliamo

Infiorata del Corpus Domini
 A Chieti, anche quest'anno ci sarà L'INFIORATA DAL CORPUS DOMINI e come negli anni precedenti, verrà assegnata ad ogni gruppo di fedeli, per lo più volontari creativi, una superficie da occupare, per realizzare il proprio quadro floreale, delle dimensioni di 5 metri per 3 circa. Ogni immagine sarà collegata da figure geometriche. La preparazione, delle quali, richiede diverso tempo e già dalla sera prima i volontari dell'associazione inizieranno a disegnare i riquadri e le loro figure geometriche, direttamente sull'asfalto. La mattina di domenica l'appuntamento per i disegnatori con i petali colorati, è per le 8 del mattino. Immagini , in ogni riquadro diverse le une dalle alte, con i fiori così belle, da lasciare senza fiato. Tutto questo per il pomeriggio del 6 giugno, l'Infiorata del Corpus Domini, una delle feste religiose più significative dell'anno liturgico. Un'attrattiva sempreverde, su un percorso che parte dalla piazza antistante la cattedrale per spalmarsi lungo il corso Marrucino. Quest'anno i gruppi dovrebbero essere circa 22 e da loro verranno utilizzati circa 60 mila fiori. Le origini dell'Infiorata risalgono al XIII secolo, quando in occasione della processione del Santissimo Sacramento si spargevano, alla rinfusa fiori a piene mani.
A Chieti, anche quest'anno ci sarà L'INFIORATA DAL CORPUS DOMINI e come negli anni precedenti, verrà assegnata ad ogni gruppo di fedeli, per lo più volontari creativi, una superficie da occupare, per realizzare il proprio quadro floreale, delle dimensioni di 5 metri per 3 circa. Ogni immagine sarà collegata da figure geometriche. La preparazione, delle quali, richiede diverso tempo e già dalla sera prima i volontari dell'associazione inizieranno a disegnare i riquadri e le loro figure geometriche, direttamente sull'asfalto. La mattina di domenica l'appuntamento per i disegnatori con i petali colorati, è per le 8 del mattino. Immagini , in ogni riquadro diverse le une dalle alte, con i fiori così belle, da lasciare senza fiato. Tutto questo per il pomeriggio del 6 giugno, l'Infiorata del Corpus Domini, una delle feste religiose più significative dell'anno liturgico. Un'attrattiva sempreverde, su un percorso che parte dalla piazza antistante la cattedrale per spalmarsi lungo il corso Marrucino. Quest'anno i gruppi dovrebbero essere circa 22 e da loro verranno utilizzati circa 60 mila fiori. Le origini dell'Infiorata risalgono al XIII secolo, quando in occasione della processione del Santissimo Sacramento si spargevano, alla rinfusa fiori a piene mani.
