28 aprile 2011

Una sfida quotidiana


In quest'Italia assillata dalle congiunture economiche, dalla precarietà occupazionale, dalla riforma della giustizia e dalle insidie tese allo statuto dei lavoratori da Marchionne, ci sono oltre un milione di persone che, smessa la tuta da lavoro o chiusa alle proprie spalle la porta dell'ufficio, si dedicano ai problemi altrui. Sono i volontari. Operano nei settori più svariati, dall'assistenza agli anziani soli, dagli interventi nelle carceri sovraffollate, ai servizi per malati psichici, bambini, tossicodipendenti. Sono presenti negli ospedali, nella case di riposo, nella cultura, nella formazione. Operano per la tutela dell'ambiente e nella protezione civile. Lo fanno all'insegna della gratuità, sia pure con gradazioni sfumate. Operare nel campo del disagio sociale rimane una sfida quotidiana. Non è facile proporre la scelta, per certi versi radicale, del servizio volontario in una società proiettata verso la privatizzazione e la monetizzazione di tutto. Non è semplice lottare contro la tendenza delle strutture pubbliche ad "addomesticare" il volontariato e a rendere per sé il meno scomoda possibile la voce profetica che ne promana. Il volontariato che rimane fedele ai propri principi (codificati ora nella Carta dei valori scritta da diverse associazioni italiane), ha una profonda valenza politica: "partecipa attivamente ai processi della vita sociale favorendo la crescita del sistema democratico; soprattutto con le sue organizzazioni sollecita la conoscenza ed il rispetto dei diritti, rileva i bisogni e i fattori di emarginazione e degrado, propone idee e progetti, individua e sperimenta soluzioni e servizi, concorre a programmare e a valutare le politiche sociali in pari dignità con le istituzioni pubbliche cui spetta la responsabilità primaria della risposta ai diritti delle persone". Non è proprio di un recupero della responsabilità individuale che ha bisogno oggi quest'Italia culturalmente e politicamente (e non solo economicamente) in crisi?


nonno enio

8 commenti:

  1. Sono davvero tanti e sono davvero importanti il brutto è che ci sono troppi enti che se ne approfittano.

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  2. @Ernest
    se queste associazioni non ci fossero molte persone oggi sarebbero in guai seri. Operano queste persone in maniera gratuita e volontaria in un mondo dove non si fa più niente se non viene ben retribuito. Il dio denaro e le privatizzazioni hanno reso l'Italia quella che è oggi e qualificandone la società!

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  3. molti anziani, che altrimenti sarebbero lasciati soli, sopravvivono grazie a questi volontari

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  4. @Lorenzo
    io sono convinto invece che devono essere i cittadini il motore della rinascita su cui l'Italia può sperare: una cittadinanza attiva, responsabile, solidale, protagonista della vita pubblica, e partecipe convinta delle sorti della collettività e del bene comune. Sono i cittadini che devono prendersi cura non più soltanto di se stessi, ma in prima persona della comunità in cui vivono. Aiutarsi possibilmente gli uni con gli altri. Io per esempio, vecchietto ma ancora abile, accompagno 2 volte alla settimana un pensionato del mio condominio a fare dialisi. Ribaltiamo la cultura assistenzialista nell'attesa dell'intervento dello Stato, per muoversi per primi, con autonoma iniziativa, singoli e associati, per adempiere ai bisogni di interesse generale. Solo così il Paese potrà risorgere. Io ci credo anche se sò che per molti ciò è UTOPIA.

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  5. Ben vengano i volontari e le loro associazioni che senza fini di lucro si adoperano per aiutare il prossimo senza alcun interesse di carattere politico o religioso.

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  6. Ti dirò io resto molto perplessa intanto dal fatto che lo Stato rifili al volontariato compiti di cui dovrebbe assumersi l'onere. Io lavoro in un museo e spesso i visitatori mi chiedono "se sono volontaria", cioè c'è questa mentalità diffusa che non mi piace!
    Credo che il volontariato debba interpretarsi in un senso di impegno morale, bellissimo l'esempio da te citato, ma non per colmare, risparmiando, degli impegni istituzionali. Perché poi si crea la mentalità che con quelli che sono una sorta di rimborsi spese ci si possa un po'campare...

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  7. @Sara
    dove lavorava mia moglie erano dipendenti della Provincia o meglio di agenzie che raccoglievano in un "progettone" tutte quelle persone disoccupate che necessitavano di alcuni anni di lavoro per andare in pensione che venivano pagate tutte 1000 euro.Il servizio di volontariato da noi è fornito da persone gratuitamente...

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  8. @lorenzo
    io sono convinto, come tu concludi, che il volontariato va fatto da chiunque possa o voglia aiutare il suo prossimo disinteressatamente, magari alleviandogli un pò di quelle fatiche o tribolazioni che appunto questa società del "faccio se tu mi paghi", ti procura voltandoti le spalle dicendoti : "E' la legge del menga e chi ce l'ha nel .... se lo tenga". Sono comunque convinto che così com'è strutturata la nostra società non va, ma io posso fare ben poco da pensionato... oggi mi è rimasta solo l'arma del voto, ma purtroppo oggi è difficile premiare o castigare questo o quel partito politico, tanto mi sembrano uguali!!!!

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