29 luglio 2010

Contenti è arrivata l'estate

Il problema è che oggigiorno in Italia c'è sempre una schiera maggiore di italiani fa fatica ad arrivare alla fine del mese, parlo di quelli occupati full time (1300 euro circa nette), non so proprio dove possano arrivare e come i pensionati (i nuovi poveri in canna) alla fine dello stesso mese, loro che essendo la classe più vecchia di un'Italia che invecchia ogni giorno di più e che ogni giorno di più ha fame (gente che cerca l'elemosina davanti alle chiese, bimbi stracciati che cercano di rimediare la piotta lavandoti il vetro della macchina, per non parlare di quelli che cercano nei cestini della monnezza...). Comunque c'è sempre la televisione sia di stato che di Berlusconi a rallegrarci l'esistenza e a non farci pensare, siamo in estate che diamine, allegri... "beato fra le donne" ...C'è un'altra estate che corre parallela alla nostra, un'estate-fiction a uso e consumo dei rotocalchi, del sito Dagospia di Roberto D'Agostino e di tutti quei tipi "vorrei ma non posso" che passano la loro vita a tentare di scimmiottare i vip. È un'estate che prende il suo via ufficiale con le inaugurazioni di quei locali che sono una sorta di riserva indiana dei soliti noti che, poi, devono pure annoiarsi da matti a stare lì ogni anno sempre con le stesse facce davanti agli occhi. Ma tant'è: la loro esistenza va così. Rischi del mestiere, verrebbe da dire. L'estate-fiction è la loro scenografia, un set senza regista né sceneggiatura che si sviluppa in puntate da soap opera che i fans "bevono" con gli occhi dalle pagine dei rotocalchi di cui sopra. Un miscuglio di attori, calciatori, polititci della maggiaronza - gli altri vanno meno di moda, pare - e l'immancabile Ventura. Va così, in Italia. Un paese dove il vip è idolatrato, agognato, sono tanti quelli che gli sbavano dietro con il sogno, un giorno, di poterlo emulare. E alla fine ti può pure andare bene. Perché questo è il paese dai vip incongrui. Di gente che è vip ma non si sa bene per quali oscuri motivi. Prendete Flavio Briatore, il re dell'estate-fiction, che ha inaugurato la stagione del suo "Billionaire" qualche giorno fa a Portocervo. Che avrà mai fatto per essere vip? Una faccia qualunque, sempre abbronzato, quello sì, dialettica che inciampa non solo sui congiuntivi ma anche sulle cose da dire, battute grevi - ma quella è una moda istituzionale, ormai - immancabile occhiale trendy come il resto dell'abbigliamento. La sua più grande impresa è essere diventato quello che ha ingravidato la Gregoracci, ché non sarà mica una gran roba essere il team manager della Renault in Formula Uno e venirne cacciato con infamia,ma con le tasche piene di euri. Eppure, il signore in questione dice di ricevere 750 email al giorno di giovani che gli chiedono come si fa a diventare come lui. Dice anche che a odiarlo sono solo sfigati e frustrati. È sempre la solito storia: se non sei qualcuno non esisti. E se una volta poteva bastare andare al Rischiatutto, e farsi vedere dai vicini di casa, oggi devi sgomitare come un matto fra la folla che si accalca sulla mailbox di Briatore e di chissà quanti altri. Dire agli affollatori che è molto più facile provare a fare il briatore piuttosto che tentare di diventare un bravo medico, un buon insegnante, fai la figura del moralista imbecille. E forse, a dirla tutta, ormai non ne vale nemmeno la pena. Tocca rassegnarsi all'estate-fiction, ché di crisi di governo latenti o plateali (Berlusconi odia Fini, ma Fini non se ne va....) non se ne può più: vuoi mettere avere la conferma o no della love story fra un calciatore di grido, magari col pibe di bronzo e la Arcuri? E come si vestirà la non più giovane Ventura alla prossima festa-cult? Ma sì, andiamo sul sito di Dagospia e passiamocela lì, la nostra estate da sfigati - direbbe Briatore - sognando di essere un giorno anche noi protagonisti di quella che corre parallella, sul canale della fiction. Io mi vergogno di questa italietta dove l'apparire conta più dell'essere. Comunque, per non saper ne leggere e ne scrivere i miei due euro ogni tanto al Superenalotto me li gioco... vedessi mai!

3 commenti:

  1. loro si sentono i proprietari del mondo, ma non sanno il vecchio detto che : "la bara non ha le scarselle"

    ps. scarsella = tasca

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  2. Bel post. Condivido la riflessione e lo sdegno. La nostra è un'Italianetta che sta badando sempre più al fumo che all'arrosto e ai soldi facili guadagnati senza far fatica. Una vergogna che è diventata cattivo esempio per quei giovani che, indottrinati dalla cattiva televisione e scarsa informazione, prendono come modelli di vita chi proprio perno di saggezza e moralità NON è. Di questo passo non so dove andremo a finire

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  3. Bello scritto. Mi ci ritovo in toto. Che tristezza: sono arrivata a sessant'anni e....
    certo non era questo che immaginavo quando "avevo il mondo tra le mani".
    Ma, comunque, teniamo duro perchè proprio non si può mollare!!
    Grazie per il tuo commento da me.
    A presto.

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