Ecco il rebus che neanche i politologi più consumati né i matematici più esperti riescono a risolvere: come si fa a fare i conti senza Silvio? Perché è su questa pregiudiziale dei Cinque Stelle («con Berlusconi mai») che il governo in teoria più solido dal punto di vista numerico e sicuramente il più legittimato dal voto popolare, ossia l’anomala coalizione fra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, rischia di naufragare ancor prima di prendere il largo. L’ombra del «fattore S» come Silvio s’allunga sull’ormai prossimo e secondo giro di consultazioni al Quirinale, mentre l’Italia s’avvia verso i quaranta giorni senza un nuovo esecutivo da quando gli italiani, lo scorso 4 marzo, sono andati alle urne. E con malizia si potrebbe osservare che, a parte le istituzioni e i soggetti interessati, pochi ne sentano la mancanza. È un buon segno: il Paese va avanti anche senza i necessari e prescelti timonieri, come del resto hanno già sperimentato anche la Spagna e perfino la Germania con mesi di trattative prima di trovare un governo di compromesso. Da noi si sa che il presidente Sergio Mattarella vuole concedere tempo, ma senza esagerare: prima dell’estate la soluzione dovrà essere trovata e votata in Parlamento. Ed è qui, tra quelli che hanno il pallottoliere in mano, che si svolge il dialogo tra sordi. Per i Cinque Stelle Berlusconi a destra è ancor più indigesto che Matteo Renzi a sinistra. Allearsi col Cav significherebbe tradire la linea politica di sempre e far infuriare il popolo pentastellato.
16 aprile 2018
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Su questo quesito si sono arenati i rispettivi - Di Maio e Salvini - sogni di gloria. Né ha molta importanza stabilire se il veto sia personale o politico. A parte il fatto che la persona Berlusconi non s’è neanche potuta candidare per i noti problemi giudiziari. E poi: come può il partito di Berlusconi rinunciare a Berlusconi? E come può l’alleato Salvini rompere l’intesa con Forza Italia, in nome della quale proprio lui, Salvini, è diventato il leader del centrodestra? Ci vorranno la pazienza di Mattarella, che non è eterna, e un ripensamento di tutti per capire se e come sarà possibile risolvere l’irrisolvibile enigma.
RispondiEliminaAhahahahahahahahahah
RispondiEliminaahhahahahha
ahhaha
ah
lasciami fare anche a me una grande risata come se le staranno facendo tutti coloro che avallarono la legge elettorale e mazzarella che la convalidò.
In una azienda privata però se i caporioni sbagliano, poi son loro a pagarne le conseguenze magari col fallimento della ditta. In questo caso invece se la ridono, tanto i soldi per rifare le ilizioni con una legge che dica il giorno dopo le ilizioni chi sta al governo e chi all'opposizione non usciranno davvero dalle loro tasche.
Questo di certo non sarebbe accaduto con NOI del partito degli under 70.000.
NOI i problemi li risolviamo in maniera definitiva ed è per questo che non siamo amati dal nostro caro generoso immaginifico bobbolo
La Banca d’Italia ha rilevato un rallentamento della crescita del Pil nel primo semestre, cioè lo 0,2% contro aspettative più ottimistiche. Ciò indica che l’economia italiana è ancora lontana dalla guarigione e richiede terapie. Quella sistemica riguarda la difesa della fiducia che ha l’effetto tecnico di trasferire i capitali dai risparmi al consumo, aumentando così la domanda interna di beni che è il maggior volano per la crescita. Bankitalia ha rilevato che nel 2017 tale fiducia è aumentata notevolmente. La priorità è far continuare tale fenomeno positivo. Il modo per riuscirci è avere un governo capace di mettere l’Italia e il suo export al riparo dagli scossoni nello scenario internazionale, di rassicurare l’Ue e il mercato globale al riguardo della sostenibilità dell’enorme debito e di stimolare quei settori economici che ancora sono depressi. In base a tale criterio preoccupano sia la difficoltà dei partiti ad accordarsi sia alcuni dati che indicano la loro preferenza a privilegiare gli interessi partitici su quelli di governo della nazione.
RispondiEliminaSolo quando Silvio andrà a tener compagnia ad Andreotti...
RispondiEliminaTutto è possibile ( e anche il contrario di tutto).
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