23 marzo 2017

Chieti - Forzati del lavoro e Baby pensionati


Da un eccesso all’altro. Siamo stati per anni il regno dei baby-pensionati. Stiamo diventando il Paese dove l’età della pensione si allontana sempre di più. Negli anni Ottanta erano sufficienti, per una mamma lavoratrice, 14 anni, sei mesi e un giorno per appendere al chiodo l’abito da lavoro e ricevere l’assegno dell’Inps. Oggi, per raggiungere la stessa meta, occorre sgobbare almeno fino a 65 anni e 7 mesi per le dipendenti e oltre 66 anni per le lavoratrici autonome. E, per gli uomini, il traguardo è ancora più lontano. L’unico a sorridere, naturalmente, è il presidente dell’Inps, Tito Boeri, che anno dopo anno, risparmierà un bel po’ di miliardi. Una buona notizia per i bilanci dell’istituto, che non hanno mai navigato in acque tranquille.

Il crollo dei trattamenti previdenziali registrato nel primo trimestre di quest’anno è dovuto all’effetto combinato della riforma Fornero (che ha innalzato l’età pensionabile) e dell’aumento dell’aspettativa di vita degli italiani. Ora, però, la situazione rischia di diventare sempre più pesante. Infatti, sempre secondo le proiezioni dell’Inps, senza correttivi immediati, la generazione degli anni Ottanta, proprio quella che ha visto i propri genitori lasciare il lavoro poco più che quarantenni, potrebbe essere costretta a lavorare almeno fino a 75 anni. Per un assegno che, tra l’altro, per effetto dell’entrata a pieno regime del sistema contributivo (il metodo che tiene conto solo dei contributi effettivamente versati) e della crisi economica (che ha tenuto lontano dal mercato del lavoro un’intera generazione) sarà sempre più esiguo, condannando i lavoratori a pensioni da fame. Ma non basta. L’innalzamento repentino dell’età pensionabile ha anche un’altra conseguenza non meno importante: non favorisce quel turn over generazionale necessario per assicurare un futuro lavorativo (e quindi anche previdenziale) ai giovani. Una contraddizione sottolineata dallo stesso Boeri


E che ha spinto il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, ad aprire un tavolo con i sindacati per studiare forme di uscita più flessibili. Il confronto è appena agli inizi e deve fare i conti con la necessità di evitare un nuovo deragliamento dei conti pubblici. Ma i dati diffusi ieri lasciano chiaramente capire che il tempo a disposizione per correggere le evidenti distorsioni del sistema si sta assottigliando. Occorre agire in fretta per evitare nuove diseguaglianze fra i baby pensionati di ieri e i forzati del lavoro di oggi.

@nonnoenio

4 commenti:

  1. Caro Enio, bravo molto belle queste vignette,reali!!!
    Ciao e buon pomeriggio caro amico con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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  2. le baby pensioni erano riservate agli impiegati statali, perché noi dell'inps la pensione l'avevamo solo dopo 35 anni di contributi con il 70% del reddito della media degli stipendi degli ulltimi anni, che come ben si sa nel privato sono gli anni che uno quatambia meno. Prendiamo un muratore ad esempio, il muratore quatambia molto più da giovine che da vecchio, anzi da vecchio non lo prendono più a lavorare. Nello stato oltre alle baby pensioni andavano in pensione con l'ultimo stipendio ricevuto, quindi i caporioni si regalavano una promozione il mese prima di andare in pensione ed oggi ancora ne beneficiano. Tutto questo per via delle clientele e dei voti che fornivano ai caporioni che stavano minando il futuro dei giovani d'oggi i posterelli venivano spartiti tra i pentapartiti ed una volta il partito degli onesti fece cadere il governo dopo 6 mesi perché non gli avevano concesso il ministero delle poste che a quei tempi elargiva ben 5000 posterelli di lavoro all'anno. Io quando visitavo i miei clienti statali mi divertivo con l'elenco telefonico interno a verificare quanta gente ci fosse con lo stesso cognome.

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  3. Non vorrei essere disfattista se dico che i conti pubblici sono già belli che deragliati. E non certo per effetto delle baby pensioni o, come spesso si usa cianciare, degli stipendi dei dipendenti pubblici. Intanto, perché sti baby pensionati non sono degli highlander e continuare a pensare che siano stati o siano ancora il problema, è assurdo. Poi, perché ai dipendenti pubblici non viene rinnovato il contratto da 7 anni, semmai verrà rinnovato non avranno diritto agli "arretrati", nel frattempo non hanno diritto all'indennità di vacanza contrattuale e quando verrà rinnovato, semmai verrà rinnovato, avranno forse un aumento stipendiale di manco 10 euro al mese (però spendiamo 20 milioni di euro al mese, per tenere fermo l'aereoplanino che il ducetto di rignano si è fatto, per apparire all'altezza di un presidente americano).

    Nonostante tutto questo, il debito pubblico è aumentato sia con il centrodestra che con il centrosinistra al governo.

    A Poletti non credo, visto che dopo la porcata della riforma Fornero è stato capace di fare anche peggio.

    Questo "sistema" non lo correggerrano loro. A meno che i diretti interessati non si "ribellino", non cambierà nulla. Devono ribellarsi i vecchi lavoratori, scippati di un diritto sacrosanto: quello di vivere un futuro dignitoso. Devono ribellarsi i giovani: quelli che quel diritto al futuro dignitoso non lo vedranno mai.

    Il resto sono chiacchiere accademiche, utili solamente a mantenere intatti i privilegi di pochi.

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  4. In questa grande mancanza di equilibrio e grandi speculazioni, va avanti questa martoriata Italia!
    Buon sabato Enio, silvia

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