11 ottobre 2013

Chieti - Esodati e 50nni furbetti

In questi mesi si fa tanto parlare degli «esodati» come vittime di un sistema che li ha espulsi dal mondo del lavoro. Ma non per tutti è così: diciamolo per rispetto di quelli che: «sfigati del '52» debbono invece lavorare fino a sei anni di più rispetto a prima, per poter andare in pensione! Molti di loro avevano già programmato un'altra vita da pensionato imminente, con investimenti e prospettive a breve termine (viaggi, traslochi in altre nazioni, altri lavori, gestione della famiglia e dei figli, assistenza ai genitori? ecc.) ed invece, calpestati i diritti acquisiti, si sono trovati a dover lavorare per molti più anni. Ricordo che nell'estate del 2011, quando ogni giorno circolavano voci allarmanti riguardo alle pensioni, tanta gente veniva consigliata di licenziarsi per poter andare in pensione con i vecchi diritti del vecchio regime pensionistico di lì a pochi mesi o anni, «fregando» così tutti gli altri!. Molti di questi hanno fatto i furbi, licenziandosi volontariamente in anticipo, molti allettati da incentivi, come i bancari o dipendenti di altri enti, avendo garantito 4/5 anni di ferie con una rendita del 70% dello stipendio, sicuri poi di poter passare direttamente alla pensione. Ma questo non è accaduto e quindi, dopo aver approfittato di questa opportunità, ora sono disperati per gli anni scoperti e pretendono di essere messi in pensione anticipata. Sono assolutamente solidale con i cassaintegrati o i licenziati che non hanno alcuna prospettiva di lavoro e quindi hanno tutto il diritto di reclamare una soluzione a questo problema, ma con gli «esodati furbi» che hanno fatto una scelta opportunistica no!

nonnoenio

8 commenti:

  1. Sono completamente d'accordo con quanto scritto. Premiare i furbi solitamente è prassi italiana. Ma questa volta non si farà perché mancano i soldi...

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  2. L'Italia purtroppo è sempre il paese dei furbetti e, purtroppo, troppe volte vanno meglio le cose ai furbetti che agli onesti. Anche quando i furbetti si beccano la fregatura, da furbetti riescono a girarla sugli onesti.

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    1. La categoria degli «esodati» comprende varie tipologie di ex-lavoratori: sessantenni che erano senza lavoro e molto prossimi al pensionamento secondo le vecchie regole; «furbetti» che - sapendo dei previsti restringimenti sull'età pensionabile - si sono licenziati per andare in pensione con le vecchie regole (senza avere gli anni sufficienti); cinquantenni che - magari incoraggiati e autorizzati dall'Inps stessa - avevano deciso di stare a casa e pagarsi i contributi volontari per qualche mese o anno, e adesso si trovano a dover pagare per molti anni. Per la prima tipologia di «esodati», circa 65.000 sessantenni, il governo Monti e lo stesso ministro Fornero hanno previsto l'esenzione dall'applicazione delle nuove regole. Si tratta di una salvaguardia contenuta già nel decreto «salvaItalia». Il costo di questa operazione ha gravato sulle casse pubbliche (cioè sulle tasche degli italiani) per circa 5 miliardi e 70 milioni di euro, da spalmare tra il 2013 e il 2019. Pur con un intervento costoso per la collettività, le condizioni di questi «esodati» richiedono una solidarietà di tutti, e difatti il governo ne ha previsto fin da subito la copertura.
      Diverso è il caso di tutti gli altri «esodati» che si sono aggiunti successivamente. In tal caso, con buona pace della demagogica strumentalizzazione fatta dal sindacato, non è possibile far pagare a tutti i cittadini le loro scelte, in molti casi cioè le loro «furbizie». Primo, perché significherebbe svuotare la riforma, annullare i benefici economici previsti e scaricare sulle spalle dei contribuenti ancora una volta un andazzo tipicamente italiano. Ma la cosa ancor più grave è il messaggio che ne uscirebbe: i «furbi» sarebbero premiati, e chi è rimasto al suo posto a lavorare, dovrebbe invece caricarsi di sei anni in più di lavoro, alla faccia degli altri. Si creerebbe, cioè, un'ingiustizia ingiustificabile. L'unica soluzione per gli «esodati» che si sono accodati è quella che ritornino a lavorare, come i cinquantenni e i sessantenni fanno in tutto il mondo. Solo in Italia infatti si è goduto di un privilegio insostenibile, che ora ci tocca pagare svenandoci con le tasse. Quindi a costoro non vanno estesi i benefici della pensione come invocano i sindacati (la Cgil si chiede quanti protegge in tal modo, a scapito dei giovani?). Vanno aiutati a rientrare nel mondo del lavoro, con tutte le agevolazioni possibili perché possano tornare a lavorare per qualche anno ancora. Per esempio, vanno previsti incentivi alla loro riassunzione, dalle esenzioni contributive agli sgravi speciali, alla costituzione di rapporti di collaborazione autonoma continuativa con le amministrazioni locali, eccetera (molti infatti di questi esodati erano dipendenti pubblici).
      Su questo il sindacato dovrebbe impegnarsi, e pressare il governo. Avrebbe un enorme valore di insegnamento e di esempio per gli italiani, cambiando culturalmente l'idea che a 50 o 60 anni non si possa più lavorare, quando nel resto della civile e sviluppata Europa la maggior parte dei lavoratori lavora fino a 67 anni.

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  3. Io sono del famigerato 1952, disoccupata da quando avevo 52 anni, perchè troppo vecchia per lavorare e troppo giovane per la pensione di vecchia, se non mi hanno mai assunto prima, che ero più giovane, chi mi assumerà adesso? Vi sembra possibile che si possa sconvolgere la vita delle persone, che ad un passo da quello che credevano un loro diritto acquisito, si sentono dire ci dispiace, ma sequalcuno deve pagare la crisi,,chissà perchè si parte sempre dagli stessi

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  4. nonnoenio, non è vero che in Europa vanno in pensione a 67 anni! con l'ultima riforma delle pensioni noi italiani siamo i primi in Europa ad andare in pensione a 67 anni. Per quanto riguarda gli esodati furbi, faccio l'esempio dei 5000 delle poste, ente che ha una carenza di organico dei portalettere e appunto ne ha esodati 5000

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  5. vabbè il sindacato spinge a far uscire i vecchi per creare posti per i giovani, ma in genere ci sono gli esodati in quelle aziende che vanno male, altrimenti gli stessi dipendenti non mollerebbero il posto.
    Quando l'azienda va male ti chiamano in base ai versamenti e ti consigliano di mollare, prendendoti 2 o 3 anni di mobilità per raggiungere la pensione solo i più lavativi hanno la forza di resistere, tanto loro tra ferie, malattie e lettura di giornali tirano avanti, i più dignitosi invece, vedendosi così poco accettati, si prendono la mobilità e questa volta se lo sono presi nel culo.
    Non era mai successo

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  6. Ho un paio di colleghe del '52 che ti darebbero un bacio per questo post...

    Buon fine settimana!

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  7. meno male che mancano i soldi , diciamo cosi :-)

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