La foto quì spra è stata scattata davanti alla palestra dell'ITIS di Chieti e pertanto mancano le femminucce della nostra classe (allora facevano ginnastica a parte) . Il primo della fila in basso accosciato è Marconi subito dopo c'è Conte, con la maglia bianca si vede Tatasciore e per finire Malizia. Della prima fila in piedi riconosco solo Tomassetti con dietro la testa di Adriani, con gli occhiali il professore Toppetti, a fianco si nota distintamente la testa di Treddenti e poi gli ultimi due, Spezzaferro, quello alto col maglione nero e Pizzuto. Io, mi vedo appena in quanto la mia faccia è in ombra e sono esattamente sotto la mano che fa le corna. Se qualcuno si riconoscesse in questa foto è pregato di comunicarmi il suo nome e un eventuale il suo indirizzo mail o cellulare, per poterlo contattare ed eventualmente organizzare un grande meeting con una bella mangiata. Eventuali altre foto, per essere pubblicate, vanno spedite in formato jpg a: nonnoenio@yahoo.com
Anno 1966, quando si studiava per prendere il diploma di Perito Chimico Industriale Capotecnico all'ITIS Luigi Di Savoia di Chieti e le classi erano composte già da 30 alunni e le sezioni arrivavano fino alla G e a scuola si andava sia la mattina che il pomeriggio e le lezioni finivano alle 17,30...
Un tuffo nel passato!
RispondiEliminaUn abbraccio e buon inizio di settimana!
@Kylie
RispondiEliminasi quelli furono anni meravigliosi e noi non ce ne rendevamo conto, prima perchè avevamo 18 anni e poi perchè il mondo ci sembrava nostro anche se era tutto da conquistare. Ricordo del primo ITIS un professore che colpì la fantasia di tutti il professor Capanna, uno che amava qualificarsi come il 3° uomo d'Abruzzo dopo D'Annunzio e Paolucci. Un tipo strano che oltre al disegno geometrico ad inchiostro ci parlava di estetica e di eteica... e mi ricordo che all'inizio fioccavano gli uno in pagella... e per uno che veniva dalle medie era un dramma..
II fatto poi che questo professore di disegno, riqualificato ai nostri occhi poi, fin dal 1961 inserisse nei suoi piani di insegnamento oltre che il disegno geometrico anche una materia come l'etica fu per noi un fatto rilevante,una notizia da mettere in luce, perché era un segnale, una risposta a un problema che ormai consciamente o inconsciamente pervadeva il modus operandi dei comportamenti individuali, sia a livello personale sia a livello sociale/professionale. La questione si poneva allora in questi termini, ovvero come fare per far si che a una enunciazione di principi e regole di giusto operare, di correttezza e buoni intendimenti, corrispondessero poi effettivamente comportamenti all'altezza delle dichiarazioni di principio. Questo era ed è tutt'oggi il grande «dramma» diffuso a tutti i livelli che squalificava chi ponesse in essere questo tipo di condotte, giustificate spesso dalle consuetudine diffusa, o dalla furbizia mercantile come la possiamo ancor oggi definire. Ma resta comunque un fatto, e cioè che la non corrispondenza tra quello che si diceva e quello che poi si fava squalificava molto la persona e la sua reputazione. Per migliorare questa tendenza, bisognava elevare la consapevolezza culturale della propria coscienza, attraverso un'educazione all'etica che si proponeva come prerequisito per operare in modo trasparente e socialmente qualificato. Se il principio della qualità è divenuto poi uno standard nella qualificazione dei prodotti per una rappresentatività adeguata a livello di mercato, cosi una società non potrà prescindere da un'etica di pensiero e di comportamento, tanto più necessaria per chi abbia il compito di svolgere funzioni di elevata responsabilità e considerazione.A ripensarci oggi, caro professore, saresti attualissimo e i tuoi insegnamenti farebbero ancora scalpore... sopratutto se offerti a delle menti appena fiorite come erano le nostre in quegli anni! Tu vedevi molto più in la e io te ne sarò sempre grato!
chissà enio, magari hai conosciuto anche mio papà, che in quegli anni credo insegnasse proprio all'industriale
RispondiElimina@nico
RispondiEliminase mi fai sapere come faceva di cognome? Io ho fatto l'industriale, chimica, negli anni d'oro della specializzazione dal 1962 al 1966, quando in Abruzzo l'emigrazione era a livelli mostruosi e il 50% dei giovani andavano a lavorare al Nord, in Germania e in Svizzera... anch'io ho vissuto la mia vita lavorativa a Milano e in quegli anni era veramente dura, quasi come per i marocchini oggi!
mio padre si chiamava sebastiano chillemi, era abbastanza conosciuto in città e ha insegnato praticamente nella maggior parte delle scuole di chieti. dalla foto che vedi nel post che ti ho agganciato, magari ti viene in mente. chissà, magari ci si vede per un caffè prima o poi :)
RispondiEliminaMi dispiace non aver conosciuto tuo padre, un personaggio così importante per te e per chissà quanti ragazzi di Chieti. I miei professori erano per lo più temuti, per la loro severità (primo tra questi Monaco, che fece una strage degli innocenti quell'anno all'esame di maturità, sopratutto bocciando i ragazzi che avevano il professor Morgia), tranne il professore d'italiano Zizolfi che ci spiegava tante cose standosene seduto sulla cattedra con la faccia rivolta a noi. Da lui abbiamo appreso cose che altrimenti non avremmo appreso mai data la natura tecnica dell'indirizzo preso. Ricordo che allora si faceva scuola da mane a sera con una breve interruzione dalle 13 alle 14, giusto il tempo di andare a mangiare e poi via fino alle 17,20.
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