10 luglio 2020

Donne con le palle

Tre donne hanno in mano il destino dell’Unione europea e dunque quello di noi tutti: Angela Merkel a cui spetta il semestre di presidenza del Consiglio europeo, Christine Lagarde (Bce) e Ursula von der Leyen (Commissione europea). E non è un male, specie dopo aver sentito il primo discorso da leader dell’Ue della cancelliera tedesca. La Merkel ha richiamato all’ordine gli Stati membri, ma soprattutto ha delineato il futuro guardando all’orizzonte e non al pollaio politico. Ha parlato di rigore e di solidarietà verso i Paesi in difficoltà, soprattutto di un’Europa che, se davvero unita, potrà fare da apripista alla ripresa. Ora immaginiamo già la grancassa di chi dipinge come novello kaiser chiunque ci chieda più serietà su spesa pubblica e politica industriale. In realtà passa proprio dal rigore e da un corretto rapporto con i partner l’unica strada che davvero abbiamo per uscire dal pantano. Inutile suonare la grancassa degli slogan: i soldi dell’Europa ci servono e il Mes è il primo vero atto verso quell’Unione politica che in tanti auspicano. In questo senso il sì di Berlusconi al Mes non è un tradimento politico, ma un atto di semplice buonsenso.

@nonnoenio

12 marzo 2020

Siamo ormai in trincea


Se contro il Coronavirus, nemico crudele e invisibile, siamo come in guerra - così ammoniscono virologi, medici e infermieri, cioè i nostri valorosi soldati al fronte - adesso siamo arrivati al Piave. E perciò è l’ora di «resistere, resistere, resistere!». Proprio nel momento in cui la soglia dei contagiati supera la quota psicologica dei 10 mila e i decessi (1000 di ieri) raddoppiano ogni due giorni e mezzo, a conferma che il nemico è impietoso ma non invincibile a fronte di 1.000 e speranzose guarigioni, il governo ha finalmente svoltato con misure mai tanto dure in tempo di pace. Ma nell’ora che non perdona, solo l’impegno di ciascuno può fermare l’epidemia, consentendo alla sanità pubblica di curare i malati senza eccezioni anagrafiche o geografiche, e facendo ripartire l’economia. All’insegna del rigore, che è il vaccino italiano per risorgere. Rigore significa che, se le autorità dicono che si deve restare a casa, e il furbetto del quartierino invece se ne infischia della legge e degli altri, la sanzione dev’essere severa. La gravità del momento e i caduti sul campo ospedaliero non consentono il tradimento civico di chi per pura stupidità o colpevole indifferenza fa il gioco del corona, mentre l’intero Paese soffre e combatte. Prima la solidarietà. Rigore vuol dire usare lo stesso pugno di ferro adottato in Italia contro il virus anche in Europa per ripartire. Guai se Bruxelles cavillasse su deficit e parametri, guai se Roma acconsentisse. Bisogna ripagare subito il grande sacrificio degli italiani con un piano di forte sostegno. «È la nostra ora più buia», ha detto il premier Giuseppe Conte, citando Winston Churchill, che promise sangue, sudore e lacrime al suo popolo in cambio, però, della libertà e della vittoria sul nemico.

@nonnoenio

13 febbraio 2020

Risparmio privato la nostra forza

Da quasi dieci anni l’Italia è a crescita zero nonostante l’aumento del debito passato da poco più del 100% del Pil a circa il 135% del Pil stesso. I governi (tutti) hanno usato il deficit per spese improduttive e hanno ridotto gli investimenti per restare entro i parametri europei mentre avrebbero dovuto fare il contrario per spingere la crescita. Questi dati mostrano due fatti. La politica italiana non trova il consenso e la coesione per riforme di efficienza e quindi non le tenta. Qualora emergesse l’intenzione politica di rimettere l’Italia nel binario dello sviluppo questa verrebbe soffocata dalle euroregole perché la situazione debitoria dell’Italia impone un macrofinanziamento in deficit prolungato di nuovi investimenti e detassazione stimolativa. Infatti l’attuale governo manco tenta di pensarci, motivando la recente valutazione dell’agenzia Fitch che vede nero il futuro economico dell’Italia, pur mantenendo grigio il suo presente. Ma è veramente un destino economico già segnato? In negativo pesa la mancanza di reattività ai rischi di crisi sia dell’Italia sia dell’Eurozona, visibile nelle contingenze. Germania e Italia sono in tendenza recessiva per il calo dell’export, dal 2018, accelerato dalla crisi in Cina. La Francia, colpita dalle rivolte interne, è nei guai. C’è una reazione? La Bce mette le mani avanti dicendo che ha quasi esaurito gli strumenti monetari anticrisi. La Commissione ribadisce la priorità del rigore. Il governo tedesco non vuole usare il surplus di bilancio per investimenti stimolativi. Quello italiano tace. Il governatore della Banca d’Italia dichiara che sarà inevitabile una recessione per gli effetti del coronavirus, senza indicare contromisure. Pertanto l’economia italiana dovrà affrontare nel 2020 il peso della stagnazione decennale aggravato dalla recessione contingente senza chiare politiche anticrisi nazionali ed europee. In positivo, ci sono la crescente vitalità del sistema economico italiano che si sta modernizzando rapidamente acquisendo nuova competitività e la forza del risparmio italiano. Ciò fa pensare che se il governo italiano facilitasse con misure incentivanti il trasferimento di almeno 1/5 dei 1.400 miliardi giacenti nei conti bancari in investimenti sull’economia reale ciò compenserebbe la passività nazionale portando il Pil italiano, per leva interna, in positivo. La forza del privato in Italia può bilanciare l’inconsistenza del pubblico e qui risiede la speranza.

@nonnoenio