18 aprile 2011

Chieti - Storia di un'azienda, La BURGO

Burgo addio. Dissero, quel sabato del 12 Luglio 2008, nello stipulare l'accordo che decideva le sorti degli operai della ex Burgo: " Un anno di cassa integrazione, una novantina di lavoratori da ricollocare entro agosto del 2009 per ottenere ulteriori 12 mesi di cigs, corsi di riqualificazione professionale per cercare sbocchi occupazionali in industrie della Val di Sangro". Questo era il senso dell'accordo sottoscritto al ministero del welfare, un accordo che di fatto metteva fine a 70 anni di attività e produzione dello stabilimento Burgo (ex Celdit, La Cartiera per noi Teatini) cancellando, dal panorama lavorativo, in un attimo una delle aziende più serie e produttive che si fossero insediate nella valle del Pescara. Ad un certo punto della trattativa sembrò che non si potesse più procedere alla sottoscrizione dell’accordo perchè si erano presentati ostacoli burocratici che apparivano insormontabili, però, dopo una fase di disaccordo, si era trovata la soluzione che dava una boccata d’ossigeno alle maestranze della Burgo. La cigs scattò il 4 agosto 2008. La cartiera dello Scalo continuò a produrre da luglio ad agosto 2008. Seguirono tre settimane di fermo per manutenzione, quindi l’ultima settimana di agosto e la prima di settembre furono dedicate ad una coda produttiva.La Cartiera esalava l'ultimo respiro e gli operai, tutti qualificati, entravano nel tunnel della cassa integrazione che solitamente è l'anticamera del licenziamento. L’accordo sottoscritto a Roma subordinava la concessione di un ulteriore anno di cassa integrazione alla ricollocazione del 30% dei 295 lavoratori, ovvero 90 unità. I sindacati sembrarono abbastanza fiduciosi sul raggiungimento dell’obiettivo: fra lavoratori che sarebbero andati in pensione e i lavoratori che avrebbero potuto accettare il trasferimento in altre realtà del gruppo con la prospettiva di continuare a lavorare. La Burgo, che anticipva il trattamento di cassa integrazione, era disposta ad assorbire una trentina di lavoratori nei propri stabilimenti del Veneto o della Toscana, accompagnando il trasferimento con incentivi quali il pagamento delle spese di affitto per i primi cinque o sei mesi, come se fosse possibile sradicare intere famiglie da un tessuto sociale cittadino consolidato nel tempo e trasportarlo in altre realtà.


A distanza di tempo, oggi aprile 2011, stanno ancora a discutere sulla sorte di questi lavoratori e sui rinnovi della scala mobile che rischia di finire da un momento all'altro. In questi giorni si è deciso di prolungarla, ma fino a quando durerà? Noi a Chieti diciamo: " Queste è na gnustre che primo o dope addà finì", sperando che in questi mesi, questi nuovi poveri nostrani, vengano ricollocati nell'area lavoro. In regioni un pò più evolute, gli operai che restano privi della scala mobile vengono presi in carico dalla provincia che li occupa in lavori socialmente utili e li accompagna dolcemente fino alla pensione. Dubito che questo si verificherà da noi e vedo nubi minacciose addensarsi sulla testa degli operai della Burgo.


3 commenti:

  1. Secondo i dati comunicati da Confindustria in provincia di Chieti la disoccupazione, nell’anno 2010, ha raggiunto il 10,1%, il dato nazionale è dell’8,4%, e colpisce in maniera più consistente i giovani e le donne. Pertanto visto che la Cassa Integrazione non può durare all'infinito, visto che a Chieti non si fanno investimenti ne si insediano industrie, lascio a voi le conclusioni sul caso trattato.

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  2. Anche da noi ci sono realtà in estrema difficoltà. Mi dispiace per tutti i lavoratori che stanno in queste condizioni.

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  3. Mauro Febbo ha detto oggi che: "Oggi la Regione interviene direttamente, con fondi propri per 1,8 milioni di euro, al fine di garantire un sostegno a decine e decine di famiglie e al tempo stesso si gettano le basi per dare attuazione al progetto di riconversione dell'area dell'ormai ex Cartiera di Chieti".

    La domanda che sorge spontanea è: riusciranno questi lavoratori a riavere un posto di lavoro in queste 35 settimane in cui la cassa integrazione li aiuta a sopravvivere senza dover andare in mezzo ad una strada a cercare l'elemosina. Questa riconversione si farà ? Perchè non si cerca di diluire questi lavoratori in altre occupazioni, magari in quei lavori socialmente utili? Ci sono da sfalciare i bordi delle strade in questi giorni di fioriture e magari potare le piante che rigogliose costeggiano le nostre strade... cosa si aspetta a riutilizzarli ?

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