Negli anni 50, quando nei campi, mariti, padri e fratelli delle massaie lavoravano ancora la terra con un vacca, attaccata davanti a un piccolo aratro d'acciaio, che noi chiamavamo "voltarecchia" perche girando il senso della lama ci permetteva di arare il solco di terra da ambedue i lati. Nelle grandi cucine, incrostate di caligine nel camino, che di giorno cucinava la polenta e di sera arroventava la sansa (semi di olive triturate per scaldare senza sprechi), c'era sempre una macchina per cucire, Necchi o Singer. Anche noi ne possedevamo una, comperata a rate,tante rate, che usava la mamma per "fabbricarci" i vestiti, solitamente quello di un adulto, rivoltato e rilavorato di sana pianta. Quella meravigliosa "macchina" che poi resterà in dote a mia sorella, che la utilizzerà nel suo lavoro di sarta. Pareva un monumento votivo al passaggio dalla civiltà artigiana a quella industriale; verniciata di nero, come le locomotive a vapore o le presse idrauliche delle grandi fabbriche. Erano però ingentilite da aurei decori floreali. Funzionavano al movimento di una pedaliera di ghisa traforata che per mezzo di una biella faceva girare una ruota a raggi collegata attraverso una cinghia di trasmissione tubolare a una ruota più piccola dalla quale dipendeva l'intero meccanismo. Le donne nel pedalare, accompagnavano l'avvio e l'arresto della ruota piccola, posta sul corpo della macchina, con ripetute carezze per cui il bordo della stessa era sempre lucente.
Alla fine di ogni lavoro, mi ricordo che mamma, la ricopriva con uno scatolotto di legno appositamente costruito per impedire alla polvere di ricoprirla. Allora nella nostra città, sulla falsariga dell'elezione di miss Italia (prima edizione nel 1947) si eleggevano le massaie più brave della città. Dalla guerra alla ricostruzione quegli anni erano veramente belli da vivere. Immagini festive facevano posto ad altre immagini festive e gli anni della mia giovinezza passavano spensieratamente. Le ragazze sfilavano nei tipici abiti regionali consegnando l’effimera notorietà del palcoscenico, forse, alle nostre sorelle. Quella Chieti degli anni Cinquanta e le foto di quei tempi ce la raccontano in linea con i costumi del tempo. Esplode il mito della bellezza italiana Nel 1946 era nato a Stresa il Concorso “Miss Italia”: Silvana Pampanini venne acclamata a furor di popolo. Epoca d’oro per il cinema, diventa reginetta Lucia Bosè al cui fianco sfilano tre dive del cinema italiano: Gianna Maria Canale Gina Lollobrigida Eleonora Rossi Drago e Silvano Mangano. La prima edizione del nuovo decennio passa alla storia per la partecipazione di Sofia Scicolone, in arte Lazzaro, futura Loren, giudicata troppo procace per il titolo e, per questo, cinta della fascia di Miss Eleganza, appositamente creata. A Chieti, come in altri centri, si organizza il concorso “La più brava e la più bella ragazza d’Abruzzo e Molise”, promosso dagli Enti provinciali per il Turismo delle due regioni, all’epoca non ancora divise amministrativamente. Nel programma stampato per l’edizione del 1959 si legge: «Non è a caso che gli Enti Provinciali per il Turismo d’Abruzzo e Molise scelsero a suo tempo questa manifestazione quale motivo di attrazione verso la propria terra da parte delle correnti turistiche italiane e straniere. Alla “più brava e più bella” si richiedeva una «appropriata competenza in gastronomia e lavoro». Le conduzioni delle varie edizioni, che si svolsero nel nuovo Teatro Supercinema, vennero affidate ai giovani, ma gia noti al pubblico radiofonico, Corrado Montoni e Lello Bersani. Nel settembre 1954, la diciannovenne Rita Marcantonio vincerà una camera da pranzo e 50.000 lire: una cifra davvero cospicua — in un’epoca in cui il pane costava poco più di 1.30 lire al chilo e il giornale poco meno di 30 centesimi — tanto da far dire a Totò, nella “Banda degli onesti”, a proposito della banconota da diecimila lire: «Ne ho sentito parlare, so che sono in circolazione». C’è tanta voglia di divertirsi e al “Marrucino” si esibisce l’orchestra Morganti, presentata da Corrado.
Io ce l'ho ancora la macchina per cucire della foto. L'ho ereditata da mia suocera e ho imparato a usarla: funziona ancora!
RispondiEliminamia sorella adesso usa quella macchinetta elettrica, più pratica e meno ingombrabte. Con la Singer della foto ha tirato su un figlio.Ha fatto la sarta da sempre. Da qualche parte su in soffitta ce l'avra' ancora depositata.
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