“La Fiom-Cgil non sa, o non vuole, uscire da una catena di errori – dice una nota della Uil Abruzzo – che la hanno portata a non firmare tre dei quattro ultimi rinnovi contrattuali dei metalmeccanici, incluso il contratto in vigore; opporsi all’investimento di Pomigliano, disconoscendo il voto dei lavoratori che hanno approvato il relativo accordo (arrivando a sostenere che si dovrebbe tenere conto della minoranza piuttosto che della maggioranza); cercare di far saltare il progetto Fabbrica Italia, il più importante investimento industriale attualmente proposto nel nostro Paese. Il tentativo di escalation organizzato dalla Fiom-Cgil punta ad esportare tensione in ogni stabilimento Fiat, creando quanti più problemi possibile, ed è approdato anche alla Sevel”. La Uil stigmatizza l’atteggiamento di Fiom, a muso duro contro Fiat, giù con scioperi e proteste. “Mentre nel 2004, - riprende la Uil - subito dopo lo scontro frontale avvenuto a Melfi, tutti i sindacati operanti in Sevel capirono che bisognava evitare di scatenare un conflitto analogo in Val di Sangro, oggi la Fiom-Cgil vorrebbe, se ne avesse la forza, l’ingovernabilità della fabbrica, un obiettivo che se per assurdo avesse successo, potrebbe chiudere la storia positiva, trentennale, di questo fondamentale insediamento produttivo e aprirne una dalle prospettive molto più incerte e pericolose. È davvero paradossale che chi, come la Fiom-Cgil, si oppone a qualsivoglia innovazione contrattuale, scioperi contro l’utilizzo da parte dell’azienda della norma che da decenni regola l’utilizzo degli straordinari, quasi volesse dimostrare che il contratto non dà garanzie e va non solo innovato, ma cambiato tutto, oppure che non vale la pena di investire in un contesto dove le regole non significano nulla. L’interesse strategico dei lavoratori, dei disoccupati, dell’Abruzzo intero, non è che Sevel entri in questo conflitto tutto politico, ma, al contrario, che anche la nostra regione entri in Fabbrica Italia e benefici degli investimenti che faranno del Centro-Sud il cuore della produzione Fiat in Italia, magari ampliando l’indotto Fiat in Abruzzo. Istituzioni, politica, organizzazioni rappresentative del lavoro e dell’impresa, informazione, cultura, opinione pubblica: questa vicenda ci riguarda tutti, adoperiamoci affinché prevalgano gli interessi strategici della collettività e un po’ di buon senso”.
18 settembre 2010
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Resta sempre alta la tensione sindacale alla Sevel di Atessa, dove anche ieri mattina numerosi operai aderenti alla Fiom Cgil hanno scioperato contro la decisione della direzione aziendale di chiedere 4 sabati di lavoro straordinario per far fronte alle maggiori richieste del mercato del furgone Ducato della Fiat e dei suoi omologhi a marchio Peugeot e Citroen. Al centro dello scontro in atto ci sono anche il taglio dei precari e il mancato pagamento dei premi.
RispondiEliminaNon condivido quanto scritto sul quotidiano online Abruzzo e mMlise.
RispondiEliminaQuesta èla mia opinione.
Concordo con il monticiano. Se si va allo scontro licenziano e non assumono se si abbassa la testa pure quindi...
RispondiElimina@ ilmonticiano
RispondiEliminanon è che il quotidiano online scrive queste cose, lì si riportano solo le dichiarazioni della UIL sullo scipoero che sta facendo in fabbrica la FIOM (scioperi pesanti di 12 prima e di 8 dopo ) che ha tutta una sua teoria sul modo di operare della Fiat nello stabilimento abruzzese. Vuole fare rientrare in fabbrica tutti quegli operai che secondo loro sono stati epurati dall'azienda... loro dicono per motivi sindacali.
@Ernest
RispondiElimina"La realtà - spiega Marco Di Rocco, segretario provinciale della Fiom Cgil - è che non è accettabile che si lascino a casa 1200 lavoratori espulsi dall'azienda nei mesi scorsi e si chieda a quelli in servizio di lavorare di più per garantire la produzione, 4 interi sabato.
Gli operai vogliono invece lavorare di meno, per aumentare l'occupazione su un territorio che ha avuto pesantissime ripercussioni in termini di posti di lavoro persi a causa della crisi".
E il sindacato torna a chiamare, di nuovo, in causa le istituzioni locali che continuano - a parere della Fiom - a non prendere una posizione chiara nei confronti della Fiat, per evitare che la Sevel si trasformi in una nuova Pomigliano.
"I lavoratori - aggiunge Roberto Ferrante, della rsu aziendale - hanno compreso quello che sta accadendo a livello nazionale, che si rischia cioè di perdere quei diritti acquisiti dai nostri padri e dai nostri nonni in tanti anni di lotta sindacale».
Basta poco per perdere diritti conquistati con il sudore e la passione. Che dire? Speriamo bene! banale, ma tant'è! Purtroppo... Un caro saluto.
RispondiEliminaViva i lavoratori.
RispondiEliminaGrazie mille per il bel commento, CIAO!!! :-D