Una volta esisteva il ricambio. Si comprava un prodotto e quando questo finiva si era sicuri, con una spesa contenuta, di poterlo sempre rimpiazzare. E c'era chi viveva aggiustando le cose o fornendo pezzi di ricambio. Andando più indietro nel tempo si trova che in passato persino le camicie da uomo le vendevano con colletto e polsini di ricambio. Quando, dopo anni d'uso, gli originali erano ormai lisi, si rinnovava il capo con quelli di riserva. Spesso però c'era un altro inconveniente: a causa dei numerosi lavaggi, al momento del ripristino la camicia si presentava scolorita. Per evitare che questo succedesse, le esperte passavano alle neofite il suggerimento di lavare periodicamente anche i ricambi. Certo, il lavoro aumentava, ma tanto quello era il tempo in cui l'impegno casalingo della donna non aveva limiti. Per quanto poi riguardava piatti e bicchieri, si poteva stare abbastanza tranquilli. Se ne rompeva uno? I rimedi per il danno erano presto assicurati, perchè si sapeva di poterlo sostituire senza difficoltà. I negozi erano facilmente in grado di offrirne di nuovi in cambio. Nei loro capaci magazzini non c'era tanta varietà, ma gli oggetti classici, magari sepolti nella polvere, si trovavano sempre. Adesso, quando va bene e si riesce ancora a trovare quell'articolo, la sfumatura non è la stessa, oppure si recupera una misura diversa da quella che si cerca. Da un po' di tempo, all'inizio dell'anno scolastico, c'è il problema dei libri di testo. Non è più possibile farli passare al fratello minore perché sono un'edizione vecchia. Poi si scopre che l'aggiornamento riguarda solo la didascalia di alcune foto. C'è forse una moda anche per i libri di scuola? Fortunatamente per quanto riguarda i detersivi va un po' meglio: il ricambio a volte c'è. Ma poi un bel giorno ci si accorge che il nuovo flacone non si avvita più sulla solita bottiglia: il produttore ha deciso che dobbiamo rinnovarci. Oppure è la massiccia pubblicità, unita all'illusione di avere risultati migliori, che ci induce al cambiamento. Così ci si adegua, ci si aggiorna, si sostituisce, si butta via. E si fa lievitare il cumulo di rifiuti. Questo è il consumismo, base dell'economia occidentale
nonnoenio
è capitato qualcosa di analogo con la mia lavatrice, adesso ne ho una nuova e non mi è costata neanche tanto... mi ha scocciato solo che per portarsi via la vecchia hanno preteso 20 euro... per il resto tutto bene anzi meglio...
RispondiEliminaa proposito del rivoltare i vestiti, mi ricordo nel 1957, allora avevo 10 anni, che i figli assistevano alla scelta dell'acquisto del cappotto da parte del padre, non perchè potevano interferire, ma per vedere come sarebbe stato il loro dopo che questo fosse smesso dal genitore e "rivoltato" per il figlio... mia madre era un'artista per queste cose e l'usato sembrava quasi nuovo... se si osservava attentamente si notava che dove c'erano le asole adesso c'erano i bottoni...
a proposito di Apple e dei suoi prodotti usa e getta... ha perso la causa e ha dovuto estendere la garanzia sui suoi prodotti almeno a due anni.
RispondiEliminaadesso tutto viene costruito per durare un tot di tempo, l'unico campo forse dove si riesce a fare qualcosa è in campo automobilistico...
Dalle mie parti i vestiti si passano ancora... soprattutto per i bimbi.
RispondiEliminaUn abbraccione
il capitalismo è l'unico modello economico sopravvissuto (a mio parere anche a se stesso) ma ciò non vuol mica dire che sia il migliore....
RispondiEliminaMa quanto mi è piaciuto questo tuo post Enio!!!
RispondiEliminaMi ha fatto tornare indietro di tanti anni dove non si buttava nulla e tutto etra riciclato.
Non so a te, ma a noi comperavano le scarpe con almeno di due numeri in più...così duravano tanto perchè...con la crescita altrimenti sfuggivano....
Solo che ora se comperi le scarpe puoi stare sicuro che non durano due anni perchè anche la pelle non è più la stessa!!!
Che dire delle calze da donna che quando si sfilavano le portavamo dalla "rimagliaia" che le rimetteva in sesto?!! Ora si buttano subito.
Per ciò che riguarda i libri di scuola duravano anni e passavano dall'uno all'altro.
La cartella poi ricordo che non l'avevo e quando ero alle superiori legavo i libri con una cinghia elastica!!!
Siccome ho due fratelli non potevano passarmi i loro abiti...allora una bambina non si portava i pantaloni e così una volta all'anno avevo un vestito nuovo.
Un giocattolo lo avevamo solamente la sera della Befana ed era chiaro che sviluppavamo maggiormente la fantasia e con poco sapevamo creare giochi bellissimi. Ora quando vedo che si gettano i vasetti vuoti dello yogurt o altri contenitori, dentro di me dico che se li avessi avuti ai miei tempi chissà quali cose avrei inventato.
Ora la società del consumismo ha rimbambito la testa di giovani e meno giovani e così tutto è usa e getta!!!
Anch'io sono nonna e mentre mio nipote che ha 26 anni è un ragazzo che si accontenta di tutto senza troppe pretese...la sorella che ne ha quasi quattordici...non gli va mai bene nulla..conosce tutte le "firme" di abiti, scarpe, borse....
Come vedi, anche solo una piccola diversità di età, fa cambiare mentalità anche perchè la vita di oggi giorno scorre talmente veloce che anche il modo di concepire la vita è diverso.
Quanto durerà?
Ciao buona serata
Abbraccio
Bruna
@Diana
RispondiEliminaio sono nonno e ne ho vissute da piccolo e da grande da poterne rorrantare. Miricordo per esempio, che a parte il fatto che si riciclavano le scarpe e le si risuolavano fino ad arrivarcici a crescere un baio di figli, si mettevano quei due ferretti su ognoppi tacco per non farli consumare... alcuni utilizzavano il ferrerro per esibirsi nel ballo del tip tap... e poi sempre a lustrarle per che non si consumarse il cuoio... ricordo le scatolette della Guttalin che con la spazzola si strofinava fino ad assorbire il lucido e poi si lucidava con un panno di lana...
Siamo tutti diventati collettivamente più scemi, quindi più poveri.
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