26 settembre 2011

Abbiamo un sogno : L'Aquila

L'Aquila, la ricostruzione è ancora un sogno. Anche se in gran parte è stata distrutta dal terremoto, L'Aquila è sopravvissuta. Ma sopravvivere non basta. Non ci si può accontentare di un centro storico interamente puntellato, di chiese dorate sgretolate in mille pezzi, di maestosi edifici distrutti tenuti insieme solamente da quattro assi di legno. Passando per le vie principali ciò che forse colpisce di più sono negozi bui e vetrine impolverate sulle quali risaltano etichette di marche famose e calcinacci. Di questi esercizi, infatti, hanno riaperto solo una decina; su centinaia che ce n'erano, nel centro della città, pochissimi, quindi, hanno avuto il coraggio di rimettersi in gioco senza una base economica sulla quale appoggiarsi. Appese alla recinzione di un cantiere ci sono un centinaio di chiavi: lunghe, corte, blu, rosse... sono chiavi di negozi e case, che abruzzesi e alcuni turisti hanno lasciato ondeggiare al vento in segno di protesta. Vicino ad esse si possono vedere anche delle lettere ormai sgualcite, nelle quali gli abitanti della città hanno scritto la loro tristezza, le loro speranze, dei giuramenti di fedeltà a L'Aquila stessa. In questi fogli traspare però anche la loro rabbia nei confronti di aiuti che non giungono più, di false promesse di un Governo che non finanzia la ricostruzione, ma che afferma di aver ricostruito «una città intera in tempo record». L'impressione che infatti il nostro Paese ha dato al resto d'Europa è quella di un problema risolto; questa sensazione però sembrano averla anche gli italiani. Con tutta la buona voÌontà che possono avere, gli abitanti hanno bisogno di aiuto; questo può voler dire anche solamente far tornare il sorriso a un bambino, o in qualche modo dimostrare di esserci. Sul muro di una casa c'era una scritta bianca: «Abbiamo un sogno: L'Aquila».



4 commenti:

  1. c'è solo d'ugurarsi che la sospensione della ricostruzione sia solo temporanea...

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  2. prima si è perso tempo per bloccare e colpire tutte le infiltrazioni mafiose che tramite prestanome volevano arricchirsi con i soldi dello stato.Poi c'è stata una politica "incapace" da parte delle autorità locali di far decollare la ricostruzione. Non sono stati capaci di spendere quei soldi, che se pur pochi, sono stati stanziati e giacciono inutilizzati nelle banche per mancanza di progetti seri.

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  3. In via Campo di Fossa, a L'Aquila, non ci sono più le ruspe, la polvere, i volontari. C'è il silenzio, che grida rabbia e disperazione. C'è la determinazione a cercare di capire perché, ci sono la memoria e i segni indelebili della tragedia.

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  4. Due anni dopo: le foto, le macerie, la speranza, chi volesse notizie sempre "fresche" e di attualità si colleghi al sito : http://parisse-ilcentro.blogautore.repubblica.it/ di Giustino Parise che ci ragguaglia anche con foto mettendo a confronto come era la città de L'Aquila e come è oggi e cosa nel frattempo è stato fatto. Per il centro storico, tranne i transennamenti, molto ma molto poco.

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