Molti ricorderanno l'immagine sui grandi cartelloni pubblicitari di Isabelle Caro, ritratta da Oliviero Toscani nel 2007 per una campagna di informazione sull'anoressia. Un'immagine cruda che aveva fatto molto discutere, tanto che lo spot pubblicitario alla fine era stato bloccato sul nascere. La modella francese affetta da anoressia nervosa è morta un mese fa per una polmonite. Due anni fa aveva scritto un'autobiografia intitolata «La ragazza che non voleva crescere», pubblicata in Italia da Cairo Editori. L'anoressia non si identifica con la volontà di essere belle come modelle. Si tratta di una malattia dalla genesi complessa, che nasce da una serie di fattori predisponenti: uno studio recente riporta che l'insoddisfazione per il proprio corpo, ad esempio, è presente in oltre il 75% delle ragazze di età inferiore ai 20 anni. La spinta sociale alla magrezza è elemento radicato nel nostro mondo. L'anoressia è praticamente sconosciuta nelle nazioni in cui la magrezza non è considerata una virtù. Basti pensare che mediamente la differenza di peso delle ragazze italiane rispetto alle vincitrici di Miss Italia è passata dai 3 chilogrammi degli anni '70 agli oltre 8 chilogrammi di oggi. Ci sono, tuttavia, altri elementi indiscutibilimente coinvolti: l'essere oggetto di derisione per il proprio corpo, la bassa autostima e la presenza di comportamenti alimentari anomali o disturbati nei familiari e negli amici.
Un ruolo particolare hanno l'eccesso di peso e il perfezionismo patologico. In qualche modo anche l'impegno in attività sportive e di lavoro dove il peso e il corpo sono particolarmente importanti, ad esempio la danza, sembra coinvolto. Si tratta di contesti che possono accrescere l'insoddisfazione corporea, già rafforzata alla base dall'idea o dal mito del successo e più ampiamente da un modo di pensare e di agire del nostro mondo, dai quali nascono la paura di ingrassare, di non essere accettati o amati, di non essere all'altezza. Il desiderio di magrezza fa parte di questa paura di non riconoscersi più, dove ogni valore si esaurisce e si ritira nel proprio corpo, rifiutando ogni tipo di relazione. Nelle festività questo disagio si accentua e riempie di sofferenza queste ragazze e le loro famiglie.Curare chi non vuole essere curato è difficile. Ecco perchè vorrei rassicurare chi soffre di questi disturbi che la paura di cambiare il peso e le forme del proprio corpo può essere pazientemente superata, anche grazie all'aiuto di un team multiprofessionale appositamente formato, che pone ogni paziente e la propria famiglia al centro di un percorso terapeutico personalizzato, mai rigido e sempre in evoluzione.
Una storia davvero triste...
RispondiEliminaUN PO' di evoluzione (finalmente)
RispondiEliminaSagge parole e utile rassicurazione.
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