11 ottobre 2010

Italiani morti in Afghanistan


Parteciperanno ai funerali i genitori del giovane abruzzese rimasto ferito

Domenico Cornacchia e la moglie Cesidia, genitori di Luca, il soldato ferito in Afghanistan nell’attentato dove hanno perso la vita quattro alpini, parteciperanno domani, a Roma, ai funerali di Stato. Lo ha confermato lo stesso Domenico: “Inizialmente abbiamo avuto un po’ di remore a essere presenti, avevamo pensato di inviare un telegramma. Invece abbiamo pensato che sarebbe stato giusto essere vicini ai genitori dei ragazzi morti per manifestare la nostra solidarietà e vicinanza a persone così duramente colpite. Al loro posto potevamo esserci anche noi e sicuramente ci avrebbe fatto piacere avere la loro vicinanza affettiva”. Domenico e Cesidia giungeranno a Roma con un mezzo che l’Esercito a messo a loro disposizione. Insieme a loro anche un cugino di Luca. Il caporal maggior scelto “ha riportato una frattura del secondo metatarso del piede sinistro, uno schiacciamento della terza vertebra lombare - ma ci riferiscono senza nessun problema motorio, si muove e cammina - e una trauma da sovrapressione da onda d’urto, ma che non desta alcune preoccupazione”. A riferire sulle condizioni è il colonnello Roberto Bramati, portavoce del Policlinico militare di Roma e direttore del dipartimento d’emergenza. Cornacchia, subito dopo l’incidente “è stato soccorso e trasportato in una struttura di terzo livello, con tutte le attrezzature, vicino a Kandahar, e lì si trova tuttora. Rimarrà altre 24 ore in osservazione e poi a seconda delle notizie si provvederà a riportarlo in Italia”. Sono stati gli psicologi a comunicare oggi a Luca Cornacchia la morte dei suoi amici e commilitoni nell’agguato in Afghanistan. La moglie di Luca, che al momento dell’ agguato si trovava a Roma, con il figlioletto, ieri ha raggiunto i genitori ad Avezzano (L’ Aquila), dove tuttora si trova. “È visibilmente sconvolta e non vuole parlare con persone che non siano stretti familiari”, ha confermato la madre di Luca, Cesidia. Proprio da lei ha appreso quello che potrebbe essere effettivamente accaduto nell’attentato. Luca si è salvato in quanto si trovava sulla torretta del “Lince”, il mezzo blindato saltato in aria. Ha anche riferito di aver ricevuto la telefonata del familiare di uno dei soldati che seguiva il mezzo coinvolto nell’ attentato, non ricordando, però, di chi si trattasse. “Mi ha detto che Luca, dopo l’esplosione, è rimasto intrappolato nella torretta e che, a fatica, è stato salvato in quanto i talebani avrebbero continuato a sparare colpi d’arma da fuoco”. Domenico Cornacchia ha inutilmente cercato di mettersi in contatto con il figlio per sapere, direttamente, le sue condizioni. “Nonostante alcuni tentativi dei graduati dell’ esercito, non è stato possibile stabilire un contatto. Forse è giusto così perchè è ancora sconvolto e chiede continuamente della sorte dei suoi compagni. Perchè, si chiede, sono ricoverato solo io?”.


4 commenti:

  1. A me sembra che i nostri soldati muoiono per gli attentati fatti con bombe nascoste ai margini delle strade non per sparatorie ingaggiate con i talebani...quindi a che servono le bombe a bordo degli aerei?

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  2. @Mario

    io sono uno di quelli che voterebbe subito per riportare a casa questi nostri ragazzi.Sono in guerra, una guerra che non è la nostra... altro che missione di pace!

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  3. la nostra costituzione continua ad essere calpestata!
    un saluto

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  4. Le guerre , e la Storia lo ha ampiamente dimostarto, sono inutili, portano solo morte e distruzione, ma chi glielo dice a La Russa? Quello pensa ancora alla campagnia d'africa!!!ma gari vuol conquistare l'Abissinia...
    In questi momenti è meglio tralasciare certi commenti politici e stringersi ai familiari di questi ragazzi esprimendo profondo cordoglio e commozione.

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