01 giugno 2010

Ricicliamo


E di ieri l'altro la conclusione, dettata dall'ex assessore Bassam El Zohbi, della "felicissima" iniziative imperniata sulla raccolta della carta, su tutto il territorio cittadino, ottenendo un successo, che va ben oltre le più rosee previsioni, per l'anno 2009-2010, con l'assegnazione di premi per i più virtuosi, in modo da instillare in molti e poi in tutti, la filosofia del riciclo di tutte quelle sostanze o cose che possono essere riutilizzate alla grande. "Chiudere il cerchio " è il felice titolo di un caposaldo ella letteratura ambientalista, scritto nei primi anni '70 da Barry Commoner, un libro da leggere se ancora non lo si è fatto. Ricco di esempi, convincente, "Chiudere il cerchio" esorta a ripristinare circoli nei flussi della materia e dell'energia che abbiamo spezzati: il che non vuole dire ne ritornare all'età della pietra ne, senza retrocedere così lontani nel tempo, vagheggiare antiche irrecuperabili civiltà contadine. Riscoprire, piuttosto, in forme nuove e raffinate una logica antica, che è incorporata da miliardi di anni nella logica dei viventi e che non possiamo negare, se non a gravissimi prezzi e alla lunga letali: procedere oltre la natura, recuperandone la logica circolare a vantaggio della nostra storia, che circolare non è. Come nello ju-jitsu, dove la forza dell'avversario si trasforma nella tua forza non viene negata, ma resa alleata occorre fare leva sulla vocazione ciclica della natura, per non esserne preda. Riutilizzare il riutilizzabile e riciclare il riciclabile: si tratta davvero, ormai, di darsi da fare per cambiare modelli di produzione e consumo lineari (la natura miniera da cui estrarre quanto serve per produrre le merci da trasformare in rifiuti da gettare nella natura discarica), ed instaurare circuiti di consumo compatibili con la comprovata e sempre più stretta limitatezza dell'ambiente. Non conosco l'origine di questo antico prefisso, nel le sue due forme alternative. Sta di fatto che mai come oggi furoreggia in capo ai diversi frequentissimi termini: "riciclaggio", "recupero", "riutilizzo", spesso usati in modo confuso e sovrapposto. Il fatto rilevante è che oggi questi termini non appartengono più al mondo delle utopie e delle critiche radicali al sistema economico, ma sempre più capillarmente si calano nel mondo delle cose per designare processi produttivi, forme intelligenti di riuso delle risorse, modificazioni profonde dei cicli dell'economia. Un capitolo a parte è costituito dal riutilizzo, a cui ancora viene prestata troppo poca attenzione. Nel mondo del riutilizzo le cose durano. Purtroppo, in società opulente che ancora non riescono a liberarsi dalla sindrome della miseria, come osservava esattamente quarant'anni fa Gaibraith, riutilizzo è sinonimo di penuria; un domani, riutilizzo significherà sapienza tecnologica (e, speriamo, etica). Per questa volta, fermiamoci un poco sul riciclaggio, gettando un rapido sguardo su alcuni esempi emblematici, diversi da quelli più comuni e noti (rifusione del vetro, reimpasto della carta, riciclaggio dell'alluminio, trasformazione delle bottiglie di PET in giubbotti). Si tratta in realtà di un campo di attività che comincia a diventare sterminato, come sterminata è la varietà delle sostanze e dei materiali oggi in circolazione: a conferma che davvero i rifiuti sempre di più vanno mostrando il Il loro vero volto e rivelano di essere l'altra faccia delle merci. Ne è prova il fatto che le filiere dell'economia sempre di più si volgono ad attività di riciclaggio dei rifiuti, degnandoli di attenzione pari a quella di cui circondano le tradizionali materie prime. Ma alcuni esempi saranno più eloquenti di molti discorsi astratti. Mobilio. Dove mettere i mobili che non servono più? Da noi, degradati bruscamente da principi del salotto o della cucina a "rifiuti ingombranti", terminano ingloriosamente e promiscuamente sepolti nelle patrie discariche. Altrove, i materiali che li compongono rientrano nei cicli produttivi. La ditta del Canton Ticino "Mobili Pfister", per esempio, opera in tutta la Svizzera fornendo un servizio completo che comprende, assieme alla consegna di mobili nuovi, lo smontaggio di quelli vecchi nell'appartamento del cliente, il trasporto, la separazione dei materiali. Al termine del processo, legno, metalli, vetro, gommapiuma, sono stoccati provvisoriamente in attesa di rientrare nei cicli produttivi. Ovviamente, il servizio ha un costo. D'altronde, piuttosto che lasciare i mobili vecchi in discarica e dato che gli inceneritori sono al limite di saturazione, e le cantine di casa sono piccole... questo è il male minore, Da altre parti hanno risolto anche la raccolta dei cosiddetti "beni durevoli", i frigoriferi e la loro raccolta, una tecnica idonea al riciclaggio è stata brevettata in Germania, e realizzata in un impianto che può lavorarne 200 al giorno, per complessivi 44.000 pezzi all'anno. Il processo meccanizzato prevede dapprima l'asportazione delle parti mobili (ripiani, cassetti, contenitori, ecc.) deposti in contenitori diversificati. Quindi vengono estratti, separati e recuperati, l'olio e il liquido refrigerante. L'olio viene conferito ai centri del consorzio obbligatorio oli usati, il liquido riciclato, se abbastanza puro. La carcassa viene triturata, recuperando il gas che si libera dalla schiuma di poliuretano. Si separano per via elettromagnetica i metalli ferrosi, con metodo gravimetrico la schiuma poliuretanica, ecc, ecc. Nelle fasi in cui ciò è necessario si provvede sempre ad isolare il gas CFC. Il tutto regge anche dal punto di vista economico e così si riesce a coniugare, smaltimento, recupero e riciclo senza gravare la comunità di grossi esborsi in quanto le procedure si ripagano quasi da sole e in alcuni casi si ottiene anche un guadagno.


4 commenti:

  1. Estraggo da quanto scrive l'ex assessore Bassam "...Quest’anno , sono stati raccolti ben 180 tonnellate di carta, ovvero ben 10 tonnellate in più rispetto al 2009. ed 80 tonnellate in più rispetto al 2008. Se tutta questa carta non fosse stata riciclata sarebbe confluita in discarica incidendo sulla tasca dei contribuenti per la cifra di 110 euro X 180 ton = 19.800,00 euro..."

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  2. Un esempio di trattamento di rifiuti pericolosi di provenienza domestica ci proviene ancora dall'estero. Ne sono un esempio i tubi fluorescenti, dispositivi energeticamente efficienti, ma contenenti mercurio e fosforo, sostanze molto pericolose se rientrano nei cicli degli organismi. Le quantità di mercurio che possono entrare nei nostri corpi attraverso l'ambiente o il cibo di solito non hanno effetto letale, però possono danneggiare i tessuti cerebrali e provocare demenza, mal di testa, problemi di circolazione, nausea e altre malattie. Fin dalla metà degli anni '80 la vicina Austria ha avviato dei progetti di raccolta differenziata e riciclaggio dei tubi al neon, ed oggi è in funzione vicino a Enns, in Austria settentrionale, un impianto in grado di trattare mille tubi all'ora, capace di fare fronte allo scarto dei circa tre milioni di pezzi che ogni anno vengono scartati nella intera Austria.

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  3. In molti casi si riesce ad ottenere un buon risultato, ma tutti dovrebbero collaborare.

    Buona serata!

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  4. @Kylie

    bisognerebbe far capire alla gente, che in alternativa alla differenziata c'è solo l'inceneritore che emette diossina e altre sostanze tossiche e costruirne uno e darlo in gestione a privati per circa 20 o 30 anni, oltre al costo, metterà una seria ipoteca sul futuro dei nostri figli oltre a chiudere definitivamente la possibilità di ricorrere alle soluzione alternative che hanno minore impatto ambientale....

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