Si parla sempre dell'abbattimento dell'ex Burgo, dell'amianto che potrebbe sprigionarsi dallae demolizioni e del pericolo corso sia per gli operai che praticano questi lavori, sia per le persone che abitano nel circondario a Chieti Scalo. C'è chi sostiene (I consiglieri comunali Liberato Aceto e Graziano Marino del gruppo “Uniti per Chieti” in un ordine del giorno che verrà portato all’attenzione dell’assemblea civica il prossimo undici giugno. Con un appello al sindaco Umberto Di Primio perché vengano assunte tutte le iniziative necessarie per eliminarlo) che i lavori di demolizione delle strutture insistenti nell’area, stanno aumentando notevolmente la quantità di polveri presente nell’aria (senza un impianto di abbattimento polveri a pioggia del costo di poche migliaia di euro) che i cittadini soprattutto dello Scalo respirano quotidianamente. Questa si aggiungerebbe ad altre situazioni pregresse. Faccio solo notare che in casi analoghi i lavoratori addetti a simili rischiosissime incombenze, per la salute, hanno promosso in un passato recente, cause collettive contro l’Inps per ottenere il riconoscimento dell’esposizione all’amianto e, di conseguenza, i benefici previdenziali, che consistono in uno «sconto» di cinque anni di contribuzione ogni dieci lavorati. In un primo momento il beneficio era previsto dalle normative fino al 1992, poi è stato esteso fino al 2003. In soldoni questo significa prepensionamento. Tutti gli operai si sono affidati ad Ezio Bonanni, avvocato di Latina con alle spalle una lunga esperienza (rappresenta alcune parti civili anche nel maxi-processo di Torino) e varie pubblicazioni a carattere giuridico sul tema dell’amianto. Non è la prima volta che dei lavoratori si rivolgono al giudice del lavoro per vedere riconosciuto quello che ritengono un diritto. A riaprire i termini del contenzioso è stata una sentenza del Tar del Lazio, in un ricorso partito dal Friuli Venezia Giulia, che ha annullato il provvedimento del 2008 con il quale il Ministero del lavoro aveva ristretto sul territorio nazionale ad appena 15 (dai 500 inizialmente previsti) i siti dov’era automatico il riconoscimento da parte dell’Inail dell’esposizione all’amianto. In teoria i lavoratori che sono stati esposti all’amianto, anche in aziende già chiuse, ora possono chiedere i benefici contributivi. Chi è già in pensione, invece, sulla carta potrebbe chiedere la rivalutazione del trattamento economico. Le cause intentate dai lavoratori che sospettino anche lontanamente di essere esposti alla polvere d'amianto potrebbe riaccendere una volta per tutte i riflettori su questo prodotto cancerogeno, responsabile in Italia - secondo gli esperti - di 3.000 decessi all’anno. Scusatemi se sono pochi.
05 giugno 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
se si intentasse una causa del genere, son sicuro che il giorno dopo metterebbero decine di operai a spruzzare acqua sulle polveri che si sollevano durante l'abbattimento del vecchio stabilimento pur di non cacciare una lira di troppo.Della salute non glie ne frega a nessuno e magari quegli operai lavorano pure in NERO
RispondiElimina