24 febbraio 2011

Chieti - Scultura di Fede

La scultura lignea ha attraversato secoli di storia dell'arte ponendosi come maggioritaria rispetto ad altri materiali finchè la pietra, simbolo di immortalità, ne ha preso il sopravvento. Oltre l'immagine scolpita il legno è per eccellenza la materia, simbolo della sostanza universale e nella liturgia cristiana il legno, di per se, viene spesso usato come sinonimo della croce e dell'albero. Sopratutto nel medioevo periodo per eccellenza del simbolismo, tale pratica artistica ha offerto immensi capolavori, scolpiti nei vari generi di legno, fino a farli diventare vere e proprie testimonianze di un sacro diffuso dalle grandi cattedrali fino alle più piccole chiese alpestri o di campagna. Immagine di santi, assai raramente del Cristo, appaiono sugli altari maggiori e quelli minori, scandendo lo spazio architettonico della chiesa, creando luoghi "altri" dove il fedele poteva essere trasportato al di fuori della vita quotidiana alla ricerca di una speranza, di una richiesta di intervento o semplicemente per mettere la sua colpa ai piedi della scultura. Una volta questa era possibile anche nella chiesa della Trinità, dove campeggiava una bellissima statua di dimensioni rispettabili, che raffigurava una grossa sfera, la Terra su cui troneggiavano le figure del Padre del Figlio, a grandezza naturale e dello Spirito Santo. Stranamente questa grossa statua, che in occasione del recente restauro della chiesa della Trinità era stata spostata e parcheggiata nella chiesa di San Domenico, vi è rimasta ed è ancora lì posizionata a sinistra dell'altare. Alla mia richiesta di spiegazioni al curato della chiesa sul perchè del perdurare di una simile dislocazione, mi è stato risposto: "Nessuno si azzarda a muoverla perchè, secondo il suo personalissimo parere, è abitata da decine tarme che ne avrebbero minata la stabilità interna e pertanto nessuno si azzarda a riportarla nella sua originaria collocazione". Spero che questa sia una spiegazione di comodo, datami in tutta fretta, perchè sarebbe una perdita gravissima e l'autodistruzione lenta ma inesorabile di un simbolo così caro per i cittadini di Chieti oltremodo tragico (mico). Ai posteri l'ardua sentenza... io mi limito a segnalare.

2 commenti:

  1. ma chi dovrebbe restaurarlo, la curia o le belle arti ?

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  2. sabato eravamo in 600, da non credersi; si sono strafogato tutto e di più!

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