In generale il sindacato dovrebbe fare il sindacato, cioè rappresentare i propri iscritti nella contrattazione e nella difesa dei diritti del lavoro, e non fare politica. Purtroppo per anni il sindacato, a cominciare dalla Cgil, ha abusato del suo ruolo per assumersi arbitrariamente una dimensione politica che non gli spetta, cioè quella di controparte dei governi e di lobby di pressione sul parlamento. Così in più di una occasione non sono state le Camere elette dal popolo a sfiduciare i governi, ma i sindacati con uno sciopero generale, riducendo il parlamento a cinghia di trasmissione dei sindacati.Per fortuna quei tempi sono in buona parte finiti, e i governi rispondono del loro operato al parlamento e agli elettori, non agli iscritti di questo o quel sindacato, e alle loro rappresentanze confederali. Ogni tanto, però, la tentazione di tornare a rivestire i panni di lobby politica torna presente nel sindacato. Come in questi giorni in cui è stato fatto l'ennesimo sciopero politico nazionale, per bocciare il governo Letta e la manovra finanziaria. Azione che deve compiere il parlamento, eventualmente, non il sindacato. Proclamare e fare uno sciopero nazionale per invocare la crescita del Paese, poi, è una contraddizione di termini. La crescita ci può essere non astenendosi dal lavoro ma, eventualmente, lavorando di più. E non si capisce perché le imprese, già in difficoltà, dovrebbero venire aiutate a creare lavoro proclamando uno sciopero. In realtà si tratta di una risposta politica ad un governo che non ha raccolto tutte le rivendicazioni di una parte, quella sindacale. Un governo che certamente poteva fare meglio, di più e con più risorse a favore del taglio del costo del lavoro e della ripresa, ma con gli attuali vincoli di deficit e di bilancio ha potuto mettere in campo solo 10,6 miliardi di euro in tre anni per abbassare il maledetto cuneo fiscale, e ha operato una riduzione delle tasse pari a 5 miliardi di euro per i ceti meno abbienti. Uno sciopero, quindi, sostanzialmente è inutile, anzi dannoso, per i lavoratori, per le imprese e per la crescita dell'Italia.
nonnoenio
Anche Grillo, insediatosi a Genova per far casino, si è messo dalla parte di lavoratori che temono, con la privatizzazione dell'azienda, di dovere incominciare a lavorare seriamente.
RispondiEliminaLui, che mai ha lavorato in vita sua, condivide pienamente le preoccupazioni.
come fa un metalmeccanico che suda e produce il benessere nazionale ad essere iscritto allo stesso sindacato che protegge e fa aumentare gli stipendi pubblici pagati dalle trattenute sulle buste paga del metalmeccanico?
RispondiEliminaDove stavano i sindacati quando i caporioni decidevano che i dipendenti pubblici potevano andare in pensione dopo 15 anni di contribuzione (10 di lavoro + 5 riscatto laurea con due soldi) pagati sulle buste paga dei metalmeccanici?
Dove stavano i sindacati quando si concedeva la pensione di reversibilità (65% del valore) alle badanti 20enni che sposavano sul letto di morte i vari caporioni 90enni con pensioni da 10.000 euri pagate dalle buste paga dei metalmeccanici?
Dovreste capire che se tutte le cose andassero nella normalità come dovrebbero, allora non ci sarebbe bisogno dei sindacati ed allora è chiaro che più c'è sfascio, più le cose vanno alla cazzo di cane, più i metalmeccanici sono convinti che è giusto pagare i sindacati, che in questa situazione abbuscano e galleggiano silenti sul gobbo
dei produttori del benessere
del valoroso
ma capriccioso
bobbolo
thajano
Il Sindacato deve essere apolitico? Deve difendere i diritti dei lavoratori quindi solo per questo ha azione POLITICA. Sicuramente andrà d'accordo con partiti o operaisti (PCI) o popolari che hanno nel bacino di voti gente che lavora, salariati, pensionati. Del resto ci sono partiti che sono riferimento di associazioni di categorie imprenditoriale, commerciale, industriale, lobby finanziarie e possidenti vari.Non ci vedo niente di strano. Alla fine del PCI chiaramente il sindacato di sinistra si è rivolto al partito più di sinistra che aveva peso elettorale quindi il PD. E' finita l'ideologia della lotta di classe, ma è stata sostituita dall'interesse corporativo ed economico. E vedo da quello che succede che il lavoro salariato è sempre più colpito e bastonato. Quindi ben venga un sindacato forte che abbia rappresentanza nella politica, come del resto le altre associazioni varie.
RispondiEliminaIo sono una persona pratica dal sindacato dell'800 e del 900 è stato molto importante per la l'emancipazione e i diritti del lavoratore, oggi effettivamente le scelte di alcuni sindacati sono decisamente discutibili o per lo meno si fa molto fatica a condividerle e capirle.
RispondiEliminaIn realta è cambiato il mondo del lavoro e la gestione delle persone che lavorano, il sindacato non si è adeguato, fa sempre riferimento a un mondo che non c'è più, i lavoratori dipendendenti a tempo indeterminato è diventata merce rara
Passo al problema dei "tagli". Hanno mai operato i governi a fare tagli dove è più opportuno farli specialmente sui costi e privilegi dei politicastri, sulle spese militari, sui stipendi di certi dirigenti pubblici e non, sulle pensioni d'oro?
RispondiEliminaSe è tutto vero quello scritto nei commenti che precedono, allora bisogna chiedersi chi difende quei padri di famiglia che con le lacrime agli occhi e la paura in cuore pestano gli elmetti in terra e battono sui tamburi. A chi tocca rappresentarli e difenderli in un mondo sempre più in mano a politici inconcludenti o buffoneschi, a evasori furbi e apadroni pronti a filarsela in Romania? Servono nuovi sindacati e nuovi sindacalisti, che non si ingrassino coi contributi annuali di lavoratori e pensionati e le operazioni CAF e la smettano di ripetere, ben pagati, richieste della luna di formaggio e vecchie formule stantie. Quando arriveranno sindacalisti di trent'anni, allora qualcosa, anche nel Sindacato, cambierà.
RispondiEliminaNon ho molta stima del sindacato, vedo quello che fa dalle mie parti. Concordo con questa analisi.
RispondiEliminaBaci