18 maggio 2010

La rabbia dei greci

A ottobre Giorgos Papandreou aveva detto: "I soldi ci so­no". Ma in realtà il suo pre­decessore aveva truccato i conti e ora la Grecia ha le casse vuote, un deficit del 13,6 per cento e un debito di 300 miliardi di euro. Il premier socialista deve gestire una crisi senza pre­cedenti. Il paese è stretto tra il mercato, che scommette sul suo fallimento, e i partner europei, che esigono il risanamento dei conti. A gennaio i greci si sono visti prescri­vere una terapia d'urto: tagli agli stipendi, congelamento delle assunzioni e delle pensioni, aumento dell' iva e delle tasse sull'alcol, benzina e tabacco. La contropartita sono stati gli aiuti dell'Unione europea e del Fondo monetario internazionale (Fmi) con la promessa di ridurre il deficit dal 13,6% al 3% del Pil, entro il 2014 e stabilizzazione del debito pubblico intorno al 140%. Al grido di "noi la crisi non la paghiamo", in questi giorni sono scesi in strada migliaia di greci. Altri, forse gli stessi che manifestano, ammettono che il paese ha vissuto al di so­pra delle sue possibilità e sperano in un nuovo inizio. Secondo molti, il peggio deve purtroppo ancora venire. Di fatti Il 4 e 5 maggio la Grecia è stata paraliz­zata da uno sciopero generale indetto dal sindacato dei dipendenti pubblici, a cui hanno aderito molte categorie pro­fessionali, oltre ai movimenti di sinistra e anarchici. Il 5 maggio ad Atene sono scoppiati violenti scontri tra la polizia e i manifestanti durante un corteo contro il piano d'austerità varato dal governo per risanare i conti pubblici. Tre edifici, col­piti da bombe molotov, sono andati a fuoco. Nell'incendio di una banca sono rimaste uccise tre persone. Il salvataggio purtroppo, non convince neanche i mercati, che ritengono insufficienti i soldi stanziati e temono l'estensione della crisi ad altri paesi a rischio, come Portogallo e Spagna. Le borse europee hanno registrato dapprima con delle forti perdite per stabilizzarsi poi con un lieve segno positivo. In calo anche le quotazioni dell'euro. I mercati volevano il sangue e l'hanno ottenuto. La grecia ritornerà nel mercato dei capitali già nel 2013 con un Pil del 150%, inferiore solo allo Zimbawe e al Giappone.

3 commenti:

  1. Da un lato hanno ragione moltissimi greci, dall'altro è un paese con un'altissima corruzione e quindi non è possibile pensare a sistemare la questione senza sacrifici.
    Io sono preoccupata per i soldi che verranno inviati!

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  2. I governanti greci sono corrotti, ma i cittadini non c'entrano! eppure sono sempre loro a pagarne le conseguenze.

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  3. gli europei non sembrano rendersi conto che gli americani e i cinesi si preparano ad uscire dalla crisi grazie ad una combinazione di investimenti, svalutazione inflazione ed economia di guerra, e che gli europei ne saranno le prime vittime. I cinesi hanno affidato tutto il loro potere ad un partito e gli americani ad una loro banca centrale.....da noi non si può fare altrettanto perchè nessuno, per fortuna, accetterebbe una dittatura del proletariato, ma se si vuole evitare il disastro i nostri leader dovranno riunirsi a tempo indeterminato e sottoscrivere prestiti in buoni del tesoro europei e sopratutto trovare qualcuno che li comperi e forse si metterà fine a questa cazzo di crisi.

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