07 febbraio 2019

Nuovo debito per il Reddito

Benvenuti alla grande festa del Reddito di Cittadinanza. I numeri sono da capogiro: 2,7 milioni di beneficiari, 5mila euro l’anno in media a testa. E poi, la card numero uno, sotto teca come fosse il mitico «decino» del re dei miliardari, Paperon de Paperoni. Si parte, sia pure fra i dubbi del presidente (ormai in scadenza) dell’Inps, Tito Boeri. Insieme a Quota Cento è il pilastro del nuovo welfare del governo. Una boccata d’ossigeno dopo gli anni dell’austerity, con gli italiani chiusi nella tenaglia fra la riforma Fornero e la grande crisi economica. Tutto bene, allora? Andiamo con ordine. Nel Paese è cresciuto enormemente il numero degli italiani arrivati ad un passo o, addirittura, finiti nel baratro della povertà. Era legittimo e sacrosanto fare qualcosa per aiutare i più deboli. Così come era necessario attenuare le conseguenze socialmente più rilevanti della riforma delle pensioni. Il problema, però, è un altro: nell’attuale situazione economica il Paese può davvero permettersi i numeri e le risorse messe in mostra ieri con l’avvio del reddito di cittadinanza? Qualche dubbio è legittimo. Prima di tutto, si tratta di operazioni coperte in deficit, ricorrendo a nuovi debiti. A fine anno dovremo piazzare sul mercato altri 50 miliardi di titoli pubblici solo per fare fronte al disavanzo. Una cifra che si aggiunge ai 340 miliardi di Boe e Btp in scadenza. Ma non basta. Negli ultimi tre mesi siamo entrati in recessione. E, quest’anno, se tutto filerà per il verso giusto, il Pil aumenterà solo dello 0,6%, la metà di quanto programmato dal governo. 

@enio

4 commenti:

  1. Un trend che potrebbe costringere l'esecutivo ad una nuova manovra correttiva già nel 2019. Al netto delle clausole di salvaguardia per oltre 50 miliardi nei prossimi due anni, che il governo ha sottoscritto con l’Europa per evitare una procedura di infrazione. Se non troveremo coperture alternative, saremo costretti ad aumentare l’Iva, la più iniqua delle imposte perché colpisce tutti. Insomma, senza crescita, è davvero difficile immaginare che la festa del Reddito di Cittadinanza non possa tradursi in un boomerang, con il rischio sempre più concreto di dover pagare con gli interessi la nuova stagione delle politiche in deficit. Interventi che sicuramente distribuiscono benefici alle platee elettorali degli azionisti di maggioranza dell’esecutivo. Ma che forse non rientrano nelle priorità di un Paese che deve soprattutto rimettersi in moto. Solo così si può produrre nuova ricchezza da redistribuire.

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  2. Ciao Enio, è venendo qui da te che resto al corrente di quello che arriva in Italia. TV e giornali francesi non ne parlano e non hanno neanche riferito sul fatto che la Francia ha richiamato il suo ambasciatore per l'Italia. Mi sto chiedendo come andranno a finire le pensioni dei residenti all'estero. Già che nel CUD mi vengono ritenute le imposte locali su Roma, quando io non ci abito, essendo in Francia, non vorrei trovare altre sorprese nel futuro. Cosa vuoi, speriamo bene perché anche qui le cose non vanno molto per la quale. Buon WE.

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  3. Il reddito di cittadinanza era la bandiera del cambiamento. Per ottenerlo e mantenere la parola data in campagna elettorale, i Cinquestelle avevano anche superato dubbi e riserve degli alleati leghisti. Tuttavia, i primi dati diffusi dall’Inps sull’esito concreto dell’iniziativa, appariranno scoraggianti per molti. Dal 6 marzo scorso a oggi, poco più della metà degli 800mila richiedenti sono stati considerati beneficiari: una platea di 472mila cittadini. Ma di questi soltanto uno su cinque otterrà l’importo tante volte indicato da Luigi Di Maio, ossia un assegno vicino ai 780 euro. Più fortunato sarà appena un cinque per cento di italiani, a cui spetterà l’accredito sopra i 1.000 euro nelle famose carte gialle. Accredito, però, che farà il paio, per converso, col sette per cento delle domande a cui sarà corrisposta una cifra irrisoria fra 40 e 50 euro. A conti fatti, dunque, la «rivoluzione» appare modesta: al cinquantotto per cento dei richiedenti - quasi sei persone su dieci -, spetterà un sussidio mensile sotto i 500 euro. E comunque la maggioranza dei contributi accordati (uno su tre), oscillerà fra 300 e 500 euro. In sostanza, le somme erogate sono in buona parte lontane dal sogno di poter risolvere d’incanto con l’aiuto di Stato, cioè pagato dai cittadini, le difficoltà di tutte le famiglie in povertà.

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  4. E in Rete dilaga la polemica di chi si aspettava di più di quanto, invece, riceverà. Se la grande promessa dei pentastellati appare di gran lunga ridimensionata, anche la lunga marcia dell’alleato leghista sospinta da sondaggi favorevoli, ora rischia la prima battuta d’arresto. Tutto ruota intorno al «casi Siri», la vicenda che vede il sottosegretario ai Trasporti, il leghista Armando Siri, indagato per corruzione nell’ambito di un’inchiesta aperta fra Palermo e Roma. Lui si dichiara estraneo e chiede di essere interrogato. Ma il ministro pentastellato Danilo Toninelli gli ha tolto ogni delega e Di Maio lo invita a lasciare la poltrona governativa. «Deciderò presto sulle dimissioni di Siri», dice il presidente del Consiglio, Conte, a testimonianza dell’imbarazzo vissuto nella maggioranza. La questione non è il giudizio sull’indagato (ogni accertamento spetta solo alla magistratura), ma l’opportunità politica e morale che, nell’attesa dell’esito giudiziario, lui resti sottosegretario. E il Partito democratico presenta una mozione di sfiducia al governo. Caso Siri per gli uni, delusione da cittadinanza per gli altri: gli alleati azzoppati.

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