20 settembre 2013

Chieti - Guido Crepax e la sua Valentina


All'epoca (metà degli anni Sessanta), il fumetto ancora non era stato «sdoganato», nonostante l'impegno di alcuni - e, in primo luogo, di Oreste Del Buono e Umberto Eco - che ne avevano compreso l'importanza e l'intelligenza. E dunque, in quegli anni, la passione per i fumetti negli adulti veniva considerata, se non una sorta di «vizio», un segnale di regressione infantile. Comunque, questo era il giudizio, si trattava di un sottogenere, futile e plebeo. Fu la rivista «Linus», appunto nel 1965, a pubblicare le prime tavole di Crepax e della sua Valentina, il personaggio più noto e amato e - insieme a Bianca - il meglio riuscito. E fu il tratto di Crepax e il personaggio di quella fotografa milanese, emancipata e tenera, coraggiosa e passionale, a rappresentare - insieme a molti altri segni - un cambiamento culturale e, in qualche modo, politico, che possiamo definire (e questa volta non è una esagerazione) «epocale». Ma il ruolo di innovatore svolto da Crepax nel campo proprio delle «bande disegnate» (l'impaginazione, il montaggio cinematografico, l'esaltazione del dettaglio, la zoommata) passa in secondo piano rispetto alla funzione di rinnovamento culturale svolta dalle sue storie. Non mi riferisco, certo, ai riferimenti più propriamente politici (Crepax era trotzkista e tracce e citazioni di questa scelta si coglievano nelle sue tavole). Penso, piuttosto, all'immagine femminile e, in generale, alla concezione dell'erotismo che quelle donne e quegli uomini (laterali e appartati, ma non certo insignificanti) trasmettevano. Qui, davvero, Crepax e i suoi personaggi sono un rivelatore «segno dei tempi»: quelle donne non sono, ancora, le stereotipate figurine della caricatura femminista (e, soprattutto, antifemminista) né del successivo consumismo mondano-sessuale. Sono donne talvolta sull'orlo di una crisi di nervi, ma per inquietudine e felicità, per voglia di libertà e ansia di conoscenza e desiderio di autonomia: sono le donne delle canzoni di Ornella Vanoni e, dieci anni dopo, di Fiorella Mannoia (quelle che hanno «troppa fantasia» e che se dicono una bugia «è una mancata verità»: e se si confondono un po' «è per la voglia di capire»)....

nonnoenio

3 commenti:

  1. ricordo ricordo chi anticipa i tempi è sempre visto con cattivo occhio sopratutto con pregiudizio

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  2. è stata tutta colpa del porno a basso prezzo ed poi aggratis a far cadere certi miti, certe raffinatezze culturali, per non parlare dei pornodidattici attuali

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  3. Valentina, un mito. Io ho letto regolarmente Topolino e l'Intrepido fino ai trent'anni. Dopo solo saltuariamente e non me ne vergogno, ma proprio per niente. Ciao Enio.

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