La sentenza del Tar di Milano, che alcuni mesi fa, ha accolto il ricorso di alcuni professori e ha bocciato l'uso dell'inglese in maniera esclusiva per le lauree specialistiche e i dottorati del Politecnico è emblematica di quali sono i valori dominanti - e di conseguenza i diritti difesi - nell'Italia di oggi. Di fronte alla decisione innovativa e decisamente competitiva di una delle migliori università scientifico-tecnologiche del Paese, di introdurre dal prossimo anno, i corsi di specializzazione totalmente in lingua inglese, alcuni docenti hanno fatto ricorso al Tar per fermare la decisione del rettore. Il Tar ha dato loro ragione, tirando in ballo il regio decreto del 1933 che impone l'italiano come lingua ufficiale per l'insegnamento in tutte le università della penisola. Inoltre, ha sostenuto il tribunale amministrativo lombardo, tale decisione «incide in maniera esorbitante sulla libertà di insegnamento», perché imporrebbe ai professori di specializzazione di una laurea internazionale di conoscere l'inglese. E poi violerebbe «il diritto allo studio», costringendo gli studenti a studiare in inglese, anche gli studenti di ceto sociale più basso che non posso permettersi di viaggiare e apprendere la lingua all'estero. Passi il plauso alla sentenza da parte dell'Accademia della Crusca per cui l'italiano ha da essere difeso e promosso nel mondo (ma gli ingegneri che lavorano in Cina o nei Paesi arabi poi parlano italiano con i loro colleghi stranieri?). Ciò che più impressiona e spiega molto del perché l'Italia ha una disoccupazione giovanile che sfiora il 40% ed arriva appena 42ª nella classifica mondiale per competitività e innovazione, è che a promuovere il ricorso sia stata una parte dei professori universitari, quelli della specialistica, secondo i quali la loro libertà d'insegnamento veniva violata dall'obbligo di sapere l'inglese.E la decisione del Politecnico - a loro dire - non tutelava a sufficienza «il primato della lingua italiana sancito dalla Costituzione».
nonnoenio
Molte critiche ai giudici che hanno applicato una norma del 1933. Nessuna considerazione sui politici di destra e di sinistra che in molti decenni quella norma non hanno abrogato.
RispondiEliminaE se le cose fossero un po' più complicate di quello che emerge dal post ?
La triste vicenda di Milano mostra anche, purtroppo, come oggi in Italia una fetta importante di classe dirigente (professori universitari, magistrati e giudici di tribunale) viva e operi fuori dalla realtà quotidiana, distaccati dall'evoluzione avvenuta nel Paese, avulsi dalla trasformazione sociale economica culturale circostante. E in tal modo non solo non aiuta l'Italia a trovare una bussola dentro la pesantissima perdita di fiducia e di futuro in cui è sprofondata, che toglie vita alle giovani generazioni; ma addirittura ne aggrava le condizioni, ponendo continui ostacoli formalistici e legalistici illudendosi di fermare in maniera cieca e antistorica il cambiamento avvenuto.
EliminaÈ questo il tappo più grosso che oggi impedisce all'Italia di rialzare il capo dal giogo, e che purtroppo trova alleanze negli apparati della burocrazia, della politica, del sindacato, anche del giornalismo. Un tappo che i giovani hanno diritto a tutti costi di far saltare.
io sono d'accordo con i professori, non credo che si risolva la disoccupazione togliendo l'italiano dall'università, ci possono essere altre 1000 strade da percorrere, ma non quella di rinunciare alla nostra identità, che semmai è fin troppo compromessa. Ci sono tanti programmi per andare a studiare all'estero qualche mese, dove magari si può provare anche a lavorare un po' per mantenersi.
RispondiEliminase proprio prosso si dovesse derogare, allora io sarei a favore della lingua tedesca, visto che staremo per sempre nell'euro e dovremo col tempo sostituire il dollaro
RispondiEliminafra un pò i professori forse avranno qualcosa di più serio per preoccuparsi... La notizia è drammatica è di oggi e fa tremare gli atenei di tutti i Paesi con problemi economici, inclusa l'Italia. L'Università Nazionale Capodistriana d'Atene e l'Università Politecnica di Atene, praticamente le più importanti del paese, hanno annunciato che a causa dei tagli indiscriminati operati per rispondere alle richieste della Troika (Fmi, Ue e Bce) non saranno in grado di riaprire i battenti, di accettare le nuove immatricolazioni e di svolgere le sessioni di esame. Insomma, hanno chiuso i battenti. La desertificazione culturale della Grecia è dunque iniziata e rischia di contagiare altre nazioni
EliminaIo l'inglese lo conosco molto male colpa di un percorso di studi classici che non l'ha mai valorizzato. Mi rendo conto però di essere un po' in svantaggio rispetto a chi lo conosce meglio.
RispondiEliminaBacio e buon giovedì!
A mio parere il ricorso di quei professori, per carità che non è del tutto sbagliato, ha però una non conoscenza del mondo che va avanti a rotta di collo e occorre sempre aggiornarsi e ammodernarsi per essere al pari degli altri paesi.
RispondiEliminaso che nell'elenco delle Università più IN d'Europa ci sono poche Università italiane e prima tra esse, (guarda caso al 201 esimo posto in Europa)l'università di Ingegneria di Trento che ha insertito i corsi in lingua Inglese (va be che lì fin dalle elementari parlano correttamente tre lingue). Io ho un nipote alle elementari (7 anni) che parla in casa con la mamma in Tedesco e col papà in Inglese.
RispondiEliminal'altro mio nipote quest'anno si è iscritto ad Informatica al I industriale e sorpresa delle sorprese gli è stato dato un IPAD in comodato d'uso con tutto quello che gli serve in fatto di libri. Come inizio è stato un bell'inizio per mio figlio un risparmio in termini di Euro spesi e per il nipote un risparmio di "peso" da portare quotidianamente sulle spalle.... c'è un rovesco della medaglia, in un'altra scuola di TN hanno rubato una 15na di questi preziosi oggetti nottetempo e li purtroppo si ricade nell'ignoranza e nella dabbenaggine solita. Un fatto mi consola che lì i ladri prima o poi li acchiappano... ci sono più telecamere disseminate in giro che pali della luce, di questo ne sono certo perchè ho parlato con un mio amico che si occupa di installare questi meravigliosi oggettini non solo davanti agli sportelli bancomat.
RispondiEliminaNella sentenza di Milano si intravvede con chiarezza lo scontro oggi in atto nel nostro Paese. Uno scontro che è ideologico, prima ancora che di interessi costituiti e di difese di privilegi di casta. È lo scontro fra chi intende l'università a servizio dei docenti invece che degli studenti, e quindi pretende che essa sia organizzata e strutturata in funzione dei diritti e dell'ignoranza dei professori invece che del dovere di insegnare ai giovani, mettendoli in condizioni di affrontare nel miglior modo possibile la competizione internazionale a cui - specie nelle materie scientifiche e tecnologiche - la loro professione sarà esposta. È lo scontro fra chi intende il diritto lo strumento di garanzia del più debole (in questo momento lo studente che non ha una preparazione all'altezza dei tempi e delle richieste, e pertanto di conseguenza rischia di non avere il lavoro), e chi invece intende il diritto come la strenua difesa del passato, di una visione di società e di Paese legata a battaglie di cavillo se non ideologiche, volte a tutelare il principio astratto (e non più corrispondente alla realtà) che in Italia si deve insegnare solo l'italiano. Tanto più che si presume che uno studente che è arrivato all'università, e si è già laureato con la laurea triennale un po' di italiano l'abbia imparato. Perché, se ha bisogno di imparare l'italiano facendo il dottorato di ingegneria, è meglio che ci rinunci e si iscriva alle scuole serali sperando di non farsi superare dagli immigrati.
RispondiEliminaNel nostro ufficio il nuovo CEO è indiano e parla solo inglese. Ovviamente nelle riunioni non puoi dire "si, ma qua siamo in Italia e si parla italiano". Bisogna evolversi.
RispondiEliminaMessa così, mi sembra una polemica senza senso.
RispondiEliminaCiao Enio. Intanto se c'è una legge, seppur del 33, non è colpa di un Tribunale amministrativo regionale se la applica ma del legislatore che non ha pensato di modificarla o abrogarla. Poi, sarebbe interessante capire se studiando in inglese gli studenti apprendono maggiormente oppure se, stante gli attuali programmi di insegnamento, sempre zucche vuote rimangono. Infine, e non è poco, se vuoi innovare devi avere anche gli strumenti per farlo, altrimenti sono solo chiacchiere. Quindi, se per insegnare in inglese servono insegnanti che sappiamo parlare l'inglese perfettamente e tu, invece, nel tuo istituto non li hai, stai facendo solo minchiate!
Peraltro, sfido chiunque a dimostrare che parlando correttamente l'inglese, si risolve il problema della disoccupazione! Ho amici che conoscono perfettamente 3 lingue e, oggi, stanno disperati!
Sembra un po' la storiella che spacciava quel nanetto malefico della destra che parlava di informatizzare la pubblica amministrazione e renderla più snella e capace! Poi, si scopre che chi deve usare quei sistemi "informatici" a malapena sa accendere un PC ed un complesso sistema te lo usa come fosse una macchina da scrivere! Peraltro con pessimi risultati.
E questo perché? Perché è una generazione di impiegati che l'informatica non sa neanche cosa sia, non ha mai ricevuto aggiornamento professionale, non è mai stata incentivata economicamente e, per ultimo, è condannata a lavorare fino a 70 anni. Invece, quelli che con gli strumenti informatici ci sono nati, i giovani, stanno fuori, a spasso e senza lavoro!
Sono convinto che se vuoi lavorare oggi, l'inglese serva parecchio e se vuoi andare all'estero poi, come sta accadendo a un numero sempre maggiore di ragazzi italiani laureati che non vogliono andare in un call center o a fare un lavoro nella pubblica amministrazione, serve anche il tedesco. A Milano i cacciatore di teste Tedeschi hanno aperto appositamente una scuola di tedesco, dove preparano per sei mesi personale italiano che accetta di trasferirsi all'estero, la maggior parte di questi sono infermieri che vengono impiegati nei loro ospedali, manodopera qualificata cher scarseggia sia nei nostri che nei loro ospedali.
EliminaI laureati italianise, scondo me,sono spesso sfigati perchè non trovano lavoro quì in Italia e sono anche svantaggiati rispetto ai loro colleghi tedeschi, olandesi, americani, ma anche indiani cinesi del sud-est asiatico, perché non posseggono l'inglese come seconda lingua madre, insieme all'italiano (lingua madre) e possibilmente ad una seconda lingua straniera. Avere in Italia un università così strutturata, capace di richiamare anche studenti da fuori Europa, divenendo un ateneo di dimensione internazionale sia per provenienza degli studenti, che dei docenti che delle imprese attente a chi vi si laurea, avrebbe costituito una marcia in più per il Paese, prima ancora che per gli studenti iscritti, oltre che per l'economia e le imprese italiane. Avrebbe colmato un pezzettino dell'enorme gap che ci separa dall'Europa e dal mondo, e che ha ridotto il nostro Paese a terra di emigrazione (80.000 sono stati i giovani italiani emigrati nel 2012, il 30% in più rispetto all'anno precedente). Avrebbe permesso di dare una chance in più ad una generazione di italiani a cui non vengono date possibilità, perché tutto il sistema Paese (di diritti del lavoro, di welfare, di previdenza, di garanzie acquisite) è tutto pensato e strutturato per chi è già garantito. Non per chi non ha garanzie, cioè i giovani.
RispondiEliminaE la cosa che fa più incazzare e che un tribunale della Repubblica italiana, nel 2013, di fronte a tale stato di cose, difende il diritto degli insegnanti a non imparare l'inglese rispetto al diritto degli studenti di impararlo. Difende un principio introdotto da Benito Mussolini 80 anni fa, e cioè che in Italia l'insegnamento all'università si deve fare in italiano e non nella lingua universalmente parlata nel mondo, invece di tutelare il diritto dei più deboli e economicamente svantaggiati che non possono permettersi di andare all'estero per imparare l'inglese garantendo loro il pieno insegnamento e apprendimento della lingua in un'università italiana.Io che ho lavorato a lungo (40 anni) in una multinazionale parlavo almeno una volta alla settimana con visitatori di altre nazioni solo ed esclusivamente in Inglese e per questo mandavo i miei collaboratori a farsi un'ora di full immersion settimanalmente con un professore di madre lingua per essere sempre all'altezza. In campo farmaceutico poi la "letteratura" e tutta in lingua inglese e spesso eravamo costretti ad attenerci alle normative americane e laforare con FDA non è che è uno scherzo....
i nostri politicanti sono riusciti a distruggere pure la scuola primaria, l'unica che si portava in alto nella classifica europea. Ora, tra tagli e continue riforme attuate da ogni ministro che si insedia alla pubblica istruzione, abbiamo una sub - scuola che insegna tutto a spizzico senza approfondire. E' una scuola arida e penosa.
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