Anche se la storia non è maestra di vita, è innegabile che in questi ultimi anni lo spirito unitario e patriottico della Resistenza sia stato messo a dura prova da più parti. Da chi intendeva mettere sullo stesso piano i partigiani e i giovani di Salò. Da chi pretendeva che tutti i resistenti avessero un solo colore, una sola ideologia, un'identica motivazione. Da chi negava che nella lotta di Liberazione fossero stati commessi degli errori e anche dei crimini, e li giustificava in nome di una cinica e abominevole ragion di partito. Da chi equiparava i partigiani, tutti i partigiani, a ribelli, a sbandati senza morale. Eppure, oggi è risaputo che la Resistenza non appartiene a questa o quella parte, non è patrimonio di una fazione: la Resistenza è di tutti. La Resistenza fu opera di comunisti e monarchici. Degli uomini di Giustizia e Libertà e degli internati militari. Dei contadini e degli operai. La Resistenza fu un'impresa corale, imperfetta come tutte le imprese umane, ma fondamentale nel senso letterale del termine: è nella Resistenza che la Repubblica trova le sue fondamenta, le sue motivazioni, il suo riscatto, dopo un Ventennio di politica scellerata, violenta e autoritaria. Senza la memoria comune della Resistenza, l'Italia perderebbe la sua ragion d'essere. Spero che i giovani teatini, quelli che fra qualche anno saranno comandati a governare questa città vogliano raccogliere l'eredità dei nostri nonni e bisnonni, che salirono sulle montagne, che nascosero gli ebrei e gli antifascisti in soffitta, che rifiutarono di giurare fedeltà al Duce. Loro avranno l'onere e l'onore di ricordare e di far diventare i partigiani degli eroi. Non perché siano stati uomini perfetti, ma perché decenni fa, negli anni forse più bui della nostra storia, capirono qual'era la parte del Bene e la scelsero, senza badare né alla propria convenienza né alla propria incolumità....
@nonnoenio
Sarà ricordato anche per una "gaffe" il 25 aprile del 70° a Chieti, caratterizzato, come negli ultimi anni, dalla doppia manifestazione: quella istituzionale, con il corteo delle autorità e il parallelo presidio dell'Associazione Partigiani d'Italia. Sempre foriero di spunti di cronaca, negli ultimi anni il momento, proprio sotto la Provincia, in cui le due manifestazioni vengono a contatto. I soliti rinacciamenti e la celebrazione come pretesto per parlar male di questi e di quelli...una vergogna senza fine.
RispondiEliminaIo mi auguro sempre che queste celebrazioni servano per guardare avanti, non per riaccendere una volta all'anno, un mero ricordo.
RispondiEliminaquest'anno ho potuto gioire di un cesto di fave nell'aia riscaldata da un pallido sole, ché più forte ci avrebbe infastidito.
RispondiEliminaSul serio le stagioni si son riscaldate, le mie fave non c'erano mai prima di maggio e non so se ciò sia bene o male per le generazioni future
Sperare nei "giovani teatini" non costa nulla. Però, più in generale, a guardare questo Paese ed a ciò che sta accadendo, c'è poco da sperare! La maggior parte di coloro che potevano raccontare di quel momento, non c'è più. In quanto a capacità di "memoria"... non siamo campioni. Geneticamente abbiamo sempre bisogno di un "leader" forte e, preferibilmente, solo al comando!
RispondiEliminaStiamo lavorando bene mi pare. Ancora qualche decennio (ad essere ottimisti) e di quel momento storico avremo vanificato ogni significato e scopo.
Anche perché, ricordiamo bene, i partigiani, quelli veri, quelli che hanno sputato sangue, erano pochi. Il resto del Paese era composto di codardi, pecoroni, opportunisti e fascisti convinti. Come oggi!
Ciao Enio, buon inizio di settimana.
Le date, si sa, hanno una loro aura, un loro potere suggestivo. Quest'anno più che mai: perché i settant'anni che intercorrono tra la Liberazione e questo nostro presente, tra il 1945 e il 2015, equivalgono alla larga parte della vita di un uomo. Ciò significa che ormai ben pochi protagonisti della Resistenza sono tra noi, significa che gli ultimi testimoni diretti sono quasi tutti ultranovantenni. Questo dato di fatto puramente anagrafico carica tutti noi di una grande responsabilità: la responsabilità della memoria, della testimonianza. Di più: la responsabilità della memoria e della testimonianza condivise.
RispondiEliminaCredo che sarebbe oppoirtuno che almeno un'ora di lezione nelle scuole sia dedicata alla storia degli anni della II^Guerra Mondiale per far sì che i giovani sappiano come sia nata la Repubblica Italiana e la Costituzione.
RispondiEliminaE' giusto , i ragazzi ora a malapena sanno, o forse non sanno proprio, cos'è il 25 aprile, e nemmeno il 2 giugno
RispondiEliminaDa raccontare e insegnare nelle scuole,per costruire un futuro migliore.
RispondiEliminaogni anno che passa ho la sensazione che la memoria venga meno, se non fosse per la mia famiglia saprei molto poco
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